Nel pasticciaccio dei freni a disco la dichiarazione di Ventoso ha scatenato, come prevedibile, delle polemiche che hanno dato il via alle critiche da parte dei corridori verso il nuovo sistema.
Già poco convinti, evidentemente, gli atleti si sono scatenati contro il nuovo sistema visto che la critica maggiore a questo punto arriva proprio dall’Associazione dei Corridori Professionisti che ricorda come già alla Parigi Nizza i dubbi erano tanti (temperature, dischi freni taglienti, problemi col cambio ruote).
In realtà molti atleti sono convinti della bontà di questi freni, meno della convenienza dell’uso in corsa. Temono problemi al cambio ruote e pericoli per la loro incolumità. Si parlava di rischio di alte temperature, ma c’è anche quello di tagliarsi in caso di impatto violento. I dischi dei freni nascono da lastre di metallo tagliate al laser e lasciate con angoli vivi.
Per quello è stata accolta con soddisfazione, da parte del gruppo, la decisione dell’UCI di fermarne la sperimentazione in gara.
Anche le aziende non sono tutte sulla stessa linea, va detto. La più combattiva al momento sembra Sram, convinta della bontà dei propri sistemi.
«Stiamo lavorando, ovviamente, per favorire l’uso e la diffusione dei freni a disco tra i corridori professionisti – ci hanno dichiarato – perché questi sono, semplicemente, il miglior modo di frenare perché assicurano maggiore potenza, maggiore modulabilità e minori dispersioni. In definitiva: hanno prestazioni superiori. Rimaniamo in contatto e collaborazione con UCI e WFSG per continuare a partecipare alle loro valutazioni».
Poi l’azienda americana affonda il colpo:
«Ci auguriamo per Francisco Ventoso un recupero veloce, ma a questo momento non abbiamo alcuna prova che il Ventoso sia stato ferito da un disco freno. Ci aspettiamo di fare altre analisi dei fatti per poterne stabilire l’esatto svolgimento».
Posizione chiara, inso millimetria.
Meno drastici da Campagnolo. L’azienda vicentina ha iniziato a parlare solo di recente dei freni a disco in maniera ufficiale, mostrandoli alla stampa.
Al momento, ci ha detto, si mantiene sulla linea della cautela continuando a sviluppare il proprio prodotto per renderlo efficace e sicuro.
Posizione costruttiva quella di FSA che sostiene l’UCI e punta a trovare in tempi brevi una soluzione al problema.
Per i tecnici di FSA ci sono due vie che si possono percorrere, ce le spiega direttamente Claudio Marra, general manager dell’azienda:
«Come FSA abbiamo avanzato la proposta di utilizzare rotori con spessore minimo (all’estremità della circonferenza esterna) di 1,8 o 2 millimetri e di arrotondare completamente i bordi, ad esempio, se il rotore è di 1,8 millimetri di spessore, usare un raggio di 0,9 millimetri per disegnare il bordo, in questo modo il rotore diventa totalmente privo di bordi taglienti. Se questo espediente, una volta testato in laboratorio, dovesse risultare valido, può essere la soluzione veloce per poter continuare ad utilizzare tutto ciò che già esiste senza grandi sconvolgimenti.
Un ulteriore accorgimento potrebbe essere quello di privare il rotore di razze, per evitare il caso sfortunatissimo in cui qualcuno in un “mucchio” a seguito di caduta ci possa infilare un dito mentre la ruota ancora gira.
In sede di discussione si sono addirittura ipotizzate delle protezioni che coprano i rotori, soluzione che però vede diverse complicazioni, dal design di telai e forcelle all’ingombro in caso di cambio ruote… sicuramente tempi più lunghi».
L’UCI, ovviamente, sta collaborando anche con Shimano (tra gli sponsor dell’organismo internazionale) per concertare il da farsi e certamente l’azienda orientale è la più esposta essendo già avanti sul mercato con i freni a disco. Una soluzione drastica sarebbe un bel problema
Fanno più sperare, a questo punto, le parole di Stefano Giuliani che ci ha detto:
«Sapete che c’è? Che con i freni normali tutti sanno che devono prepararsi prima a frenare (pensate sotto la pioggia) e, in generale, c’è più prudenza. Con i nuovi si va a frenare all’ultimo rischiando un po’ di più. Però si tratterà solo di regolarsi diversamente. E poi guardate che l’evoluzione c’è sempre stata. E con essa le polemiche. Vedrete che si troverà una soluzione e saranno tutti contenti. D’altra parte vi pare che la bicicletta sia andata peggiorando negli anni? Io dico di no».
Guido P. Rubino, 19 apr 2016