All’inizio si sentivano i corridori chiacchierare, il rumore meccanico dei cambi elettronici, il fischiare di freni a disco. Poi gli incitamenti a bordo strada. L’orecchio più attento ha colto le voci dalle ammiraglie. Era tutto quel che entrava nel microfono della telecamera che viaggiava con nel gruppo.
A chiudere gli occhi sembrava di stare in corsa, ad aprirli anche grazie a riprese sempre più moderne. Oppure come andare allo stadio in una partita a porte chiuse. I fischi dell’arbitrio, il rumore del pallone, le voci di chi gioca. Nessun commento a coprire i rumori, come nella più classica partita da dopolavoro.
Chi ha guardato il Giro d’Italia sulle frequenze Rai ieri, 6 maggio 2024, ha assistito a una corsa parlante con una cronaca muta. A risvegliare da quel silenzio solo le pubblicità, unica voce parlante per un giorno.
Pausa
Quella della Rai è stata per uno sciopero dei giornalisti (una protesta per ribadire l’autonomia del servizio pubblico, ndr) con un rovescio della medaglia che non è proprio da buttare via.
Chiariamo, ci piace tantissimo la verve di Francesco Pancani, una voce che sa di ciclismo da pensare alle gare anche se lo incontri per strada. Quest’anno, poi, che ha ritrovato Davide Cassani come spalla storica dopo aver bighellonato in ammiraglia azzurra, il pubblico ha apprezzato molto.
Ma, intanto, silenzio.
Il silenzio totale ha fatto scendere di qualche livello la pomposità del racconto portandoci tutti in gruppo a pedalare con loro. Veniva quasi da parare con gli altri corridori per scambiare due chiacchiere in quella parte di tappa in cui un cicloamatore un po’ allenato non avrebbe avuto problemi a stare a ruota.
Cronaca muta
La cronaca silenziosa era più rumorosa che mai, mica come quando premi il “mute” sul telecomando. Abbiamo scoperto che i suoni sono, essi stessi, cronaca. Per un pubblico abituato, culturalmente, ad avere un commento che sembra temere gli spazi bianchi è stata una curiosa novità. Già, all’estero i commentatori forse se la prendono più comoda, ma lasciano parlare la strada molto di più e il silenzio del commento non è un vuoto, al punto che anche Eurosport prevede, potendo selezionare la lingua del commento, anche la voce “ambient sound”, mutismo per scelta.
Insomma, per un giorno tutti a ruota del Giro d’Italia ad ascoltare, impiccioni come mosche, le voci del gruppo.
Non è andata poi così male dai.
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Forse S.Agostino ha coniato “Dio sa ricavare il Bene perfino dal Male”, ora senza scomodare Dio ma la NON telecronaca di ieri è stata la cosa migliore dello sciopero RAI.
Senza nulla togliere a Pancani, Cassani e soprattutto a Fabio Genovesi (i suoi interventi sono magnifici) se i primi due parlessero meno, evitando le ripetizioni inutili, lasciando sentire la corsa tutto ne guadagnerebbe.
Chissà se potranno leggere o sentire i commenti di noi popolo ciclista?
Ah dimenticavo che c’è anche il proverbio ““Un bel tacer non fu mai scritto”.
Ciao.