16 mar 2018 – Il giorno prima della Sanremo gli alberghi intorno a Milano sono un brulicare di vita e di ciclismo. Corridori che fanno l’ultima sgambata, corridori che la guarderanno in tv ma sono con tutta la squadra, sponsor e temi del ciclismo. Un’immersione di ciclismo che oggi ha portato a parlare di un tema molto sentito da chi in bicicletta ci passa molte ore. Tanto più da chi in bicicletta percorre molti più chilometri di quanti in un anno ne percorre un’auto. Sì, loro ci sanno andare in bicicletta e sanno anche dei pericoli della strada. Conoscono gli automobilisti e sanno cavarsi d’impaccio nelle situazioni di pericolo. Ciclisti professionisti che sentono il pericolo delle strade.
Figuriamoci chi in bicicletta ci va per passione e non ha l’esperienza di un corridore professionista.
Hotel Poli, due passi da Legnano, tre da Milano. Qui ci dormiranno stanotte Team Cofidis e Bahrain Merida. Proprio con quest’ultima, sponsorizzata da Garmin, si è parlato di sicurezza.
Che c’entra Garmin? Lo ha spiegato Stefano Viganò, amministratore delegato di Garmin Italia:
«Quando sono arrivato in Garmin, dodici anni fa, il GPS era lo strumento misterioso per i ciclisti. Si chiedevano cosa farsene di un navigatore se la strada la conoscevano già. Il navigatore è diventato ben presto qualcos’altro. Abbiamo investito in ricerca e siamo stati i primi al mondo a pensare alla tecnologia per la sicurezza in bicicletta».
Quella di Garmin è una tecnologia evoluta e proprietaria che permette di assistere il ciclista evidenziando l’arrivo di veicoli grazie a un radar da posizionare nella parte posteriore della bicicletta.
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Ma Garmin vuole andare oltre nella sicurezza del ciclista e lo stesso Viganò sottolinea l’importanza di campagne di sensibilizzazione per gli automobilisti perché «Se è vero che un ciclista è quasi sempre anche un automobilista e sa comportarsi quando incrocia un ciclista, non è così il contrario quasi mai, purtroppo. Ma vogliamo lavorare anche in questa direzione. Per quello abbiamo lanciato la campagna #insiemesipuò per educare tutti alla convivenza civile sulla strada».
All’incontro di San Vittore Olona era presente anche Alessandro Ballan, quello che “per primo ha vinto un mondiale con un Garmin sul manubrio, seppure storto” sottolineava Viganò. Ballan è stato protagonista anche di incidenti in bicicletta e di un episodio, occorso qualche mese fa, in cui si è trovato a rischiare la vita a causa di un automobilista indispettito dai ciclisti (lo avevamo raccontato qui). «Se al mio posto non ci fossi stato io con i miei trent’anni di esperienza su strada – raccontava Ballan – sarebbe potuta succedere una tragedia».
La sicurezza è il tema con cui anche Davide Cassani parte quando si parla di invogliare i giovani al ciclismo. «Dobbiamo fare in modo che i genitori possano mandare i figli in bicicletta sicuri di vederli tornare a casa sani e salvi – ha detto il tecnico della nazionale italiana dei professionisti e supervisore di tutte le nazionali azzurre – in bicicletta muore una persona ogni 36 ore e in queste condizioni il nostro sport è visto come pericoloso. Noi lo chiamiamo “effetto Whatsapp”: in quei tre secondi che si legge un messaggio sul cellulare l’automobile percorre cinquanta metri con guida cieca. Non si può andare avanti così».
«Un professionista percorre più di trentamila chilometri l’anno – raccontava Pozzovivo, corridore della Bahrain Merida presenta all’incontro (ma che la Sanremo la vedrà in tv, domani) – e poter utilizzare sistemi di sicurezza anche in bicicletta ci permette di pedalare con maggiore tranquillità».
All’incontro era presente anche Giacomo Lovati di Unipol che ha sottolineato come siano sensibilmente diminuiti gli incidenti d’auto, ma non quelli che coinvolgono i ciclisti. «La maggiore tecnologia che ha riguardato il mondo delle automobili è servita a scongiurare tanti incidenti, è importante che questo avvenga anche in bicicletta. Noi come compagnia di assicurazioni stiamo portando avanti una campagna per coinvolgere tutti gli utenti della strada cercando di coinvolgere direttamente i nostri clienti».
Di sicurezza ha parlato anche Alex Zanardi, paralimpico automobilista per eccellenza e ora ciclista “seppure a modo io con la bicicletta speciale”.
«Mia mamma quando andavo a correre mi diceva “vai piano” per sollecitarmi alla sicurezza. In realtà oggi sappiamo che chi va piano su strada è l’utente che è più a rischio nel traffico veloce. Per quello è importante far sapere a tutti come comportarsi».
Bella poi l’iniziativa che Zanardi sta portando avanti per gli atleti paralimpici. Si chiama Obiettivo 3 e vuole dare possibilità agli atleti con disabilità di emergere perché «non tutti hanno avuto al mia fortuna di chiamarsi Zanardi e trovare i soldi per una bicicletta speciale per noi non è cosa semplice con la pensione di invalidità». L’idea è proprio di trovare almeno tre atleti di buon livello da portare alle Olimpiadi di Tokyo nel 2020. Proprio per questo Garmin affiancherà Zanardi devolvendo alla sua iniziativa parte del ricavato dalla vendita dei suoi prodotti, ma ha iniziato già da subito donandogli un assegno da cinquemila euro.
Guido P. Rubino