30 set 2019 – Vale la pena tornare, ancora, sul Mondiale allargando il panorama. Alla fine di rassegne internazionali di questo tipo, l’Italia, porta a casa sempre bei risultati. Eppure spesso leggiamo, ascoltiamo, tocchiamo con mano problemi di ogni tipo del nostro movimento. A partire dai più giovani.
Ma i risultati ci sono. Quindi? Va tutto bene così perché in qualche modo riusciamo sempre a salvarci con il campione del momento o, come ieri, con il merito di ottimi uomini in bicicletta e in ammiraglia?
A questo punto, viene da pensare, chissà cosa si potrebbe fare aggiustando meglio il tiro e strutturandoci meglio.
A cominciare dai giovani.
Questo è il punto fondamentale. Trovare il modo di invogliare i giovani (anche rassicurando i genitori) al ciclismo.
Tantissimi gli argomenti che mette sul piatto Silvio Martinello, ormai ospite regolare sulle nostre pagine per la concretezza delle idee di uno che il ciclismo lo vive da dentro e non solo come “ex” – al momento – commentatore.
Vale la pena, allora, riportare ancora una volta, le sue parole. Troverete tante risposte ai dubbi che vengono seguendo il ciclismo azzurro, che soffre spesso, ma ci regala tantissimo:
La rassegna Iridata conclusasi ieri nello Yorkshire, si è rivelata molto interessante, anche per il nostro tanto bistrattato movimento, alle prese da anni con problemi strutturali che sembrano sempre sul punto di affossarlo definitivamente, ma che grazie soprattutto alla sua componente tecnico/agonistica riesce a rendere tutti noi orgogliosi ed ottimisti. Carenza di tesserati, mancanza di impianti, assenza di squadre World Tour, squadre Professional che rappresentano l’ossatura del nostro professionismo che rischiano di scomparire a causa delle nuove regole imposte dalla riforma che scatterà la prossima stagione, per non parlare della ormai cronica mancanza di investimenti di peso, sono solo alcune delle criticità. Viviamo un paradosso, evidentissimo, un movimento che riesce ad essere tra i migliori con una certa costanza di risultati, al quale mancano le fondamenta. Allora come la spieghiamo questa strana equazione? Personalmente una risposta non ce l’ho, ma sono certo che se fossimo strutturati saremmo i migliori in assoluto.
Pensate se ritornassimo ad investire nell’impiantistica di qualità, aumenterebbero i tesserati tra i giovani, potremmo garantire loro sicurezza e convincere le famiglie a coinvolgerci nella delicata responsabilità della crescita dei loro figli.
Pensate se aiutassimo con sostanziali sgravi economici le società giovanili, ridando loro linfa e fiducia per ritornare a fare reclutamento nel territorio di competenza.
Pensate se definissimo delle regole precise ed inderogabili per fare in modo che il ciclismo rimanga solo un “gioco” fino a 19 anni, permettendo ai ragazzi ed alle ragazze di terminare il percorso scolastico superiore senza creare illusi tra di loro e tra le loro famiglie, intervenendo a livello internazionale per far valere il buon senso che farebbe bene ad ogni latitudine.
Pensate se dividessimo in 5 macro aree il nostro Paese (nord est, nord ovest, centro nord, centro sud e sud), ed in queste aree realizzassimo impianti che abbiano a disposizione Velodromo, percorso Mtb, pista BMX, percorso Cross e vari spazi per tutte le discipline che il ciclismo moderno propone, gestiti da staff di qualità, su cui far veicolare i talenti delle varie zone del Paese, facendoli studiare, allenare e progredire atleticamente.
Queste sarebbero le solide fondamenta su cui costruire il movimento del futuro, che garantirebbe continuità e progresso.
Riposizioniamo per ora il libro dei sogni al proprio posto, e per il momento godiamoci quanto di spettacolare ed emozionante i nostri ragazzi e le nostre ragazze ci regalano. Nello Yorkshire gli Azzurri sono stati grandi protagonisti, le medaglie conquistate rappresentano la misura dei loro meriti, ma alle medaglie ed al “metallo” a cui abbiniamo il piazzamento dei Nostri, è giusto abbinare le doverose considerazioni. Per ragioni diverse, mi soffermo su due delle nostre medaglie, approfondendo la prova U23 che ci ha regalato l’Oro di Battistella e la prova Elite di ieri conclusasi con l’Argento al collo di Trentin.
L’Oro di Battistella è maturato dopo la squalifica dell’Olandese Eekhoff per l’intervento del VAR, primo caso nel ciclismo. Da questo intervento ne usciamo con un titolo in più, tra l’altro meritato per come ha interpretato la gara l’ottimo Samuele, ma personalmente ritengo sia stato l’ennesimo autogol per il movimento ciclistico per come la decisione è maturata. Il sistema VAR, che viene realizzato per garantire correttezza e trasparenza, deve rivedere la propria applicazione. Da sempre nel ciclismo vince chi passa per primo la linea del traguardo, retrocessioni avvengono semmai al termine di uno sprint, punendo eventuali scorrettezze, non si possono utilizzare per sanzionare un fatto avvenuto ad oltre 120 km dal traguardo. Il clamore è stato tanto a causa della punizione che ha colpito il “vincitore”, che andava fermato immediatamente dopo aver avuto certezza dell’infrazione commessa, senza consentirgli di terminare la prova, condizionandola ed addirittura vincerla. E’ stata applicata una regola, ma senza considerare variabili che il ciclismo ha e che non possono essere dimenticate in sede di valutazione che una giuria ha l’obbligo di fare. Lo dico fin da quando avevo il privilegio di utilizzare un microfono, necessario che nelle commissioni di giuria delle varie prove, ci siano degli ex corridori, istruiti e formati, che possano orientare il collegio a prendere decisioni eque e di buon senso.
L’Argento conquistato da Trentin, che in molti a torto, considerano un Oro perso. L’orgoglio di Davide Cassani deve essere l’orgoglio di tutti noi, la Nazionale ha corso un Mondiale perfetto, a cui è mancato il risultato pieno, ma semplicemente perché non esiste una disciplina più democratica del ciclismo, soprattutto quando si corre con tali condizioni, vince sempre il più forte, e Mads Pedersen ieri lo è stato. Il rammarico di tutti noi è comprensibile, ma solo chi non ha mai testato personalmente cosa significhi correre per oltre 6 ore con pioggia e freddo, è giustificato se pensava sarebbe stato un gioco da ragazzi vincere quello sprint. Se lo riguardate, capirete benissimo che non c’entra l’aver lanciato lo sprint per primo ai meno 200, l’immagine implacabilmente dimostra come nelle gambe di Matteo non ci fosse più forza sufficiente, forza che invece aveva ancora Pedersen. Punto! Non esistono tattiche, era diventato uno scontro tra uomini sfiniti dalla pioggia, dal freddo, dai km, dallo stress, tutti con il sogno di cogliere il risultato che vale una carriera. Ho letto alcuni commenti che indicano in Pedersen uno dei tanti che vince il Mondiale e poi sparirà. Non so se sarà così, ha una carriera davanti a sé per dimostrare il contrario, a soli 23 anni ne ha di tempo, io so solo che ieri è stato il più forte nel freddo dello Yorkshire, ed indosserà meritatamente la maglia iridata per una stagione intera. Il Mondiale di ieri è stata una corsa al limite della follia, ma che rappresenterà un orgoglio per ognuno dei 46 corridori che lo hanno terminato, e tra questi in 43° posizione ad oltre 10 minuti da Pedersen, c‘è anche Mathieu Van Der Poel che fino ai meno 9 al traguardo sembrava avere in mano il pallino, per poi “spegnersi” clamorosamente, ma terminando la prova ha voluto onorare il Mondiale ed i suoi avversari. Chapeau!
Parole sensate e intelligenti. Da dirigente, ci troviamo ad augurare.
https://www.facebook.com/Sil.Martinello/posts/2386290704951788?__xts__[0]=68.ARDI8IxEyxang0JJXYjdpdhKaqL6K8oo62Mv1aBEmoRX3HhGDnOcPJWasdr8n502getZpcOlV3J2VFbMvzWcBsJsnMisz9QAWH9Gla9L3Vb5k9Tg9whTJ7hvUBxxcpKlp-yTO6STmxWKzqQBN5yywYS-hZCtHxOx7XTN9Ijea0d-lcMiojjN_pbI0em8O8Gfav7DCRxvIWMO7fNpIeqO4uz43d7r8OEAOFF_ag7gPs5ISLGAA7Dmg1IDxknCXTMkGpQYNeO89rJhppwRUDP9f_4x6eOPbZmPHMO_TRcKV1fbsvYux8RBpfGPGIauGsYbu6zx4-HQhW3LWKqWPMGYpD-snDo&__tn__=H-R
Redazione Cyclinside
Caro Martinello sei un grande e non ti puoi immaginare quanto manchi agli sportivi che seguono la Rai,debbo confessare che tra i commentatori tecnici c’è del buono mi riferisco
a Ballan ed a Petacchi,spero che possa rientrare presto,il Tuo posto non è in Rai ma la PRESIDENZA DELLA FCI.C’é bisogno di gente in gamba purtroppo dopo il mitico Rodoni,che ho avuto il piacere di conoscere,solo “OMINI” il mondo ciclistico negli ultimi vent’anni è profondamente cambiato ora si cerca solo il risultato senza pensare al bene dei ragazzi molto spesso provenienti da famiglie bisognose,ricordo con affetto i dirigenti della squadra dove ero tesserato,60 anni fa,ci caricavano su un furgone e via per la Toscana o Liguria tutti molto affiatati ed onesti pedalatori.Ho fatto il ds sportivo x tanti anni
nel 1994 ho smesso disgustato dalla F.C.I. e dai genitori,sapevano tutto loro.I miei ragazzi hanno vinto molto.li ho seguiti anche dopo,andavo a sentire i professori a scuola,2 sono carabinieri grazie all’interessamento di un nostro dirigente ma il bello è che qualcuno viene ancora a trovarmi.Organizzavo gare nello stadio sulla pista rossa
con grande gioia dei ragazzi e degli sportivi.prima di entrare in pista passavo dalla biglietteria per incrementare l’incasso.Potrei scrivere un romanzo, voglio solo dire che dai ragazzi non ho mai voluto prendere ma dare,non intendo cose materiali ma soddisfazioni. Se parliamo della Nazionale mi piace molto da quando corre senza radio,
“maltodestrine” non è un’aquila e vuol fare troppe cose.Un’ultima cosa nessuno parla mai dei ds dei ragazzi che hanno vinto, eppure sono molto più importanti dei federali che se hanno scelto i loro allievi vuol dire che andavano già forte.Forza MARTINELLO
c’è bisogno di Te.Buona pedalata a tutti.