di Guido P. Rubino
18 feb 2021 – Da questo fine settimana la Federazione Ciclistica Italiana uscirà con un nuovo presidente. Impossibile prevedere chi vincerà, ovviamente, ma certo è che non sarà più Renato di Rocco visto che il presidente uscente non si è ricandidato.
Chiunque vincerà si troverà davanti un compito molto delicato: quello di gestire una Federazione che è giunta, per forza di cose, a un punto di svolta visto che nell’ultimo anno sono venuti al pettine diversi nodi.
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Uno fra tutti è la sicurezza delle corse. Un problema che si propone a tutti i livelli di ciclismo, dalle categorie agonistiche agli amatori.
Se andare in bicicletta e, tanto più, gareggiare, può comprendere una parte di rischio, è giusto che questo sia ridotto al minimo e senza lasciare nella rabbia di quel che si sarebbe potuto fare.
Molte gare vengono organizzate tralasciando dettagli fondamentali. L’esempio Iannelli è emblematico di una corsa, conclusasi in tragedia, che si è cercato di archiviare come “normalità di rischio in competizione”, ma l’insistenza di un padre risoluto ha messo in evidenza un problema da non sottovalutare più.
La nuova FCI dovrà anche interfacciarsi con le istituzioni per pretendere che i ciclisti tutti e non solo i suoi tesserati, possano praticare il loro sport con serenità.
Qui sarà davvero difficile andare al di là delle parole, non tanto per volontà, quanto per inerzia di una società che è culturalmente legata a una mobilità prepotente e prevaricante, in cui il ciclista è ancora, troppo spesso, percepito come una diversità abusiva, che non ha diritto a essere in strada.
Si dovrà parlare anche, inesorabilmente, di tesserati e di programmi. Proseguire dove si è lavorato bene, ma migliorare molto in altri settori dove troppo spesso la pratica del ciclismo è legata ai risultati agonistici che finiscono con il costituire squadre incentrate esclusivamente sui risultati da portare a casa e tralasciando, inevitabilmente, i giovani che maturerebbero un po’ più avanti alla buona volontà e non a un programma serio. Discorso complesso, ovviamente e che porta anche al tema del mondo amatoriale. Un bacino di utenza ricchissimo (in tutti i sensi) di utenti, ma che la Federazione ha sempre considerato troppo poco (la prova ne è il proliferare, in questo settore, degli enti di promozione sportiva che altrimenti avrebbero poca ragion d’essere).
Insomma, i candidati che vanno alla tornata elettorale di questo week end hanno la giusta concentrazione verso la conquista della carica più importante del nostro ciclismo. Ma chi ne uscirà a braccia alzate inizierà un percorso ancora più difficile ma che potrebbe portare a risultati ancora più importanti di quelli ottenuti in questi anni. Le potenzialità ci sono e ogni candidato (ne abbiamo parlato qui) ha la possibilità di fare più o meno bene.
In bocca al lupo a tutti.