Siamo abituati a vedere le foto dei corridori professionisti con le biciclette sempre perfettamente pulite. Dietro c’è il lavoro dei meccanici dei team. Quando le lavano? Appena finita la corsa.
Tolgono i numeri di gara e fanno una pulizia accurata per tutte le biciclette utilizzate. Spesso, soprattutto se c’è stata pioggia, si lavano anche le bici sull’ammiraglia. A conti fatti possono esserci più di venti biciclette da lavare e preparare per il “prossimo giro”. E bisogna fare in fretta.
È per questo motivo che si tende a utilizzare metodi non sempre ortodossi e magari un po’ fuori specifica rispetto a quanto vorrebbero i produttori di componentistica. Usare l’acqua ad alta pressione, ad esempio, non è consigliabile. Perché l’acqua in questo modo rischia di penetrare anche dove non dovrebbe e dove i componenti non sono progettati per resistere. Ne va dell’usura precoce che fa storcere il naso a chi fa assistenza delle aziende.
D’altra parte la fretta vince su tutto e alla fine di una giornata un meccanico che è in piedi dalle 5 di mattina per preparare tutto e poi al seguito della corsa e si trova 20 biciclette da pulire è logico che non vada tanto per il sottile.
Però è anche un banco di prova estremo.
«A volte le biciclette dei professionisti hanno problemi che non vengono affatto riscontrati sul mercato. Anche su componenti vecchi di anni» Ci spiegavano dei produttori di componentistica.
Il problema è proprio nel modo in cui le biciclette vengono trattate dai pro’. Ma questo diventa uno stimolo per andare oltre e fare ancora meglio. Se i componenti elettronici resistono all’acqua a pressione del lavaggio post gara si può andare decisamente tranquilli nell’utilizzo ordinario (ma no, lasciate perdere la pressione: meglio usare l’acqua in caduta.
Vediamo allora cosa succede a una bicicletta che “passa” per i meccanici al termine di una gara:
Come prima cosa vengono smontate le ruote e la bicicletta viene fissata sul cavalletto di lavoro. Il meccanico utilizza una borraccia, cui è stato tolta la parte superiore, che riempie di detergente e la inserisce nel portaborraccia per averla a portata di mano. In qualche caso ci è capitato di trovare chi utilizzava della nafta, come una volta. In realtà non è la soluzione ideale perché si possono rovinare i trattamenti superficiali delle parti meccaniche (su tutte: la catena) e ridurne la durata. Ci sono prodotti specifici per il lavaggio delle biciclette e la rimozione di grasso e morchia.
Tolte le ruote la catena viene fissata tramite un bloccaggio che la tiene in posizione. Così risulta più facile da trattare. E poi via di pennello, compreso il pacco pignoni.
Alle ruote viene riservato un trattamento molto accurato. Con una spazzola si passano tutte le parti anche per rimuovere residui di polvere dalle piste frenanti (sarebbero deleteri). Una spugna col detergente è usata per pulire con cura il battistrada. La velocità con cui vengono eseguite queste operazioni consiglia di non stare troppo vicini… se non si vuole fare il bagno.
Il detergente (un prodotto apposito, oppure uno shampoo neutro per non rovinare la vernice) viene utilizzato anche per la pulizia totale di telaio, manubrio, sella, ecc.
Poi ecco il momento che ci ha fatto più soffrire: l’acqua a pressione. Serve a togliere tutte le tracce di detergente con forza. Pulisce anche gli ultimi residui di fango che dovessero rimanere incastrati in qualche interstizio:
Infine l’operazione finale: l’asciugatura. Anche questa viene fatta con aria compressa. Un meccanico sposta la bici su un altro cavalletto e provvede a passarne tutte le parti col getto di aria ad altissima pressione che toglie tutti i residui di umidità. A operazione terminata si rimontano le ruote e la bicicletta è pronta.
Avanti un’altra:
Redazione Cyclinside, 27 apr 2016
Io impiego circa 40/45 minuti per lavare la bici… Per un meccanico al seguito di un team Pro è un tempo improponibile….