26 set 2019 – La capacità di valutare gli avversari e di conoscersi è tutto nello sport. Nel ciclismo non vai da nessuna parte senza questo. Ed è probabilmente ciò che è mancato oggi alla nostra nazionale Juniores.
Sento dire nelle interviste pre-gara che si pensa sia la nazionale più forte in campo. Solo che anche un cieco avrebbe visto già da metà gara che la squadra da battere erano gli USA. Gli americani sono stati impressionanti. La loro tattica spavalda e sconcertante. Hanno giocato con gli avversari senza nemmeno mai voltarsi a guardarli, come se gli altri non esistessero. E in effetti è stato così.
Già da lontanissimo gli americani si sono messi in testa a dare trenate paurose, hanno scremato il gruppo, poi di tanto in tanto si fermavano, incuranti degli altri. E gli altri non osavano nemmeno mettere fuori la testa, perché tutti avevano ormai capito che c’era da avere veramente paura degli USA. Tutti salvo gli italiani.
Chi era alla regia a quel punto avrebbe dovuto capire cosa stava succedendo e cambiare radicalmente tattica. Ci voleva almeno un corridore incollato alla ruota del capitano degli USA, Simmons, perché lui già a 60 km dall’arrivo era in mezzo al gruppo con il sorriso sulle labbra, perché aveva già capito di essere due scalini sopra gli altri. Invece i nostri hanno dormito sonni profondi. Gli americani hanno preso il gruppo intero e l’hanno rigirato come la centrifuga di una lavatrice. Quando hanno visto che gli avversari erano ubriachi di stanchezza hanno mandato via la fuga, con il loro capitano ed il vice. Fuga di 5, con 2 americani. Chi c’è si gioca la vittoria, gli altri fanno da spettatori, e nessuno dei nostri.
Mentre Simmons continua a sorridere in solitaria, mentre pennella curve egregie che il commento un po’ superficiale descrive come fatte con calma, ma che in realtà sono belle pieghe, veloci e con un bellissimo assetto in bici, i nostri mettono davanti i due cronoman che dovrebbero chiudere il buco ed invece falliscono miseramente, dimostrandosi nemmeno l’ombra di quello che valgono nelle gare a cronometro.
Martinelli fa l’ultima cosa rimasta da fare: lancia la sfida all’americano che sta dominando in un testa a testa suicida. Sulle prime Martinelli guadagna, poi Simmons accelera un pochino e gli fa capire che stava solo giocando, se vuole può aprire ulteriormente il gas, e Martinelli salva la faccia dell’Italia con una medaglia d’argento conquistata dietro ad un extraterrestre. Nel finale, quando ormai ci sarebbe più solo da pensare ad una bella doccia calda, si vede Garofali, che perde la volata contro due che sono stati in fuga ed in testa a tirare in tutte le fasi calde della gara.
Più di così non si sarebbe ottenuto comunque. Simmons avrebbe vinto anche con una gomma forata. Ma dire che la corsa dell’Italia sia stata brutta da vedere è un eufemismo.
Abbiamo raccolto dei dati comunque dalla gara Juniores, importanti per leggere la gara dei professionisti. Questo percorso è una gara da classica del Nord, da Belgio di marzo. Strade strette e scivolose, tantissime curve, sali e scendi. Bisogna stare davanti e con gli occhi bene aperti fin dal primo chilometro. Si rischia di cadere in ogni momento, ed in ogni momento si rischia che una fuga buona prenda il largo. La gara juniores è stata tiratissima per il ritmo imposto dagli USA, e la selezione è stata enorme. La gara si è rivelata durissima, con pochi arrivati e ampi distacchi. Domenica se ne vedranno delle belle.
Stefano Boggia (https://www.daccordicycles.com/it/)
lei è una persona che se ne intende, e tanto !, di ciclismo ma sembra davvero che io abbia visto un’altra corsa.
i due americani, che non avevo mai visto, erano due armadi a sei ante contro Martinelli che era un comodino senza cassetti col piano in vetro.
a mio avviso una gara encomiabilissima corsa con l’intelligenza dei più piccoli in una situazione climatica che avrebbe favorito i più grossi.
complimenti per il sito ed i commenti
mad max