29 set 2019 – Ne avevamo scritto fino a stamattina: è un Mondiale rocambolesco per come era andata fino alla partenza dei professionisti. La gara principale non ha fatto che confermare questo andamento davvero incredibile.
E non era un mondiale da velocisti nemmeno dopo aver tolto le salite del tratto in linea. Tanto più con la pioggia che diventa l’avversario in più a tagliare le gambe.
Ed è così, a sorpresa, che le carte si rimettono in gioco anche quando il finale sembra scontato. Van der Poel che perde le ruote e si stacca senza neanche salita. Energie finite. Chi poteva dirlo?
E invece è successo.
Nel finale si sono presentati in tre a giocarsi i posti del podio mentre dietro si muove pure Sagan ormai in ritardo con oltre un minuto da recuperare.
Volata scontata, ormai ci credevamo tutti. Anche Trentin che parte deciso, sicuro. Forse un po’ lungo, ma sa di essere più forte. Fino ai 25 metri. Pedersen riparte, affianca Trentin, lo passa. Matteo crolla, lui e il ciclismo azzurro in quel momento. Incredulo.
Pedersen è iridato a sorpresa.
La storia della corsa
La storia della corsa è fatta di eliminazioni da dietro. Corridori stanchi e stravolti per l’acqua. Quando a 45 chilometri dall’arrivo scattano in tre è il nostro Gianni Moscon che risponde deciso e si mette nella fuga con una facilità disarmante. L’Italia si gioca bene le sue carte lasciando alle altre nazionali il ruolo di gestione della corsa.
Trentin a controllare Alaphilippe e Van Der Poel e salta subito sulla ruota dell’Olandese appena questo scatta a poco più di 30 chilometri dal traguardo a riprendere i primi e trovarsi, così, con due italiani davanti su cinque corridori.
In corsa, intanto, rimangono una quarantina di corridori con Francia e Belgio senza nessuno davanti dopo essersi dati da fare per controllare la corsa.
Nell’ultimo giro il colpo di scena: si stacca Mathieu Van Der Poel. Luce spenta, non ne ha più. Lui che ormai lo immaginavamo già in maglia iridata finisce così, miseramente e senza energie. Scherzi di una giornata di pioggia e freddo.
Pensate che sorpresa, quelli del gruppo, quando lo hanno visto scorrere come un qualsiasi gregario schiantato dal suo onesto lavoro. Lo sguardo di Bettiol che lo passa si trasforma in un ghigno un po’ cattivo. Ricordiamo che in questa occasione i corridori sono senza radioline e nessuno li aveva avvisati della sorpresa.
Acqua e ritiri
È pioggia dall’inizio alla fine. Freddo pure, con corridori che non toglieranno più i gambali per tutta la corsa e in tanti soffrono la corsa che diventa fatica e dolore. Si ferma anche Valverde a un’ottantina di chilometri dall’arrivo.
La storia della corsa vede una fuga, nel tratto in linea di alcuni corridori, tra cui Roglic e Quintana. Arrivano a prendere anche 4 minuti prima di farsi riassorbire arrivando ad Harrogate. Intanto l’acqua prosegue il suo lavoro meglio degli organizzatori. Si allagano i box e anche l’arrivo delle idrovore non è sufficiente a rimettere in sesto la situazione
Evenepoel e Gilbert
Il giovane e il vecchio. Una delle immagini che ha colpito di più del Mondiale (altre chissà, forse non le sapremo mai viste le difficoltà video). Gilbert è caduto all’ingresso del circuito. Un mucchio causato da una mantellina finita nelle ruote. Evenepoel lo vede e si ferma subito. Non può fare niente se non aspettare che cambi bici per poi tirare per aiutarlo. E allora lo abbraccia, lo rincuora. Immagine splendida e che dà spessore a questo ragazzino che si comporta già da corridore maturo. Peccato che il suo bel gesto finisca come un suicidio tattico. Nessuno dei due rientrerà più e il Mondiale di Gilbert ed Evenepoel finisce lì. Peccato anche perché davanti, per metterli in difficoltà, si sia messo a tirare proprio Van Avermaet. Con compagni di squadra così gli avversari non servono. Il CT belga avrà le sue gatte da pelare in serata.
Problemi tv
Sin dalla partenza la regia ha dichiarato le difficoltà della situazione. In Inghilterra piove. A fine settembre è anche normale. Curiosamente le strade erano allagate più che mai, forse c’è da rivedere i criteri di assegnazione dei Mondiali.
Poi i problemi della tv. Con un aereo ponte solo partito troppo in anticipo (sulla partenza che poi è stata ritardata per vari motivi) e dovuto atterrare al momento dell’ingresso dei corridori sul circuito per fare rifornimento. Risultato: tv al buio per troppo tempo, con solo qualche sprazzo dalle telecamere mobili.
Insomma, un disastro. Neanche nelle corse minori ci sono problemi di questo tipo. E certamente possiamo rivalutare i nostri operatori del Giro d’Italia che pure tante volte ci siamo trovati a criticare. Negli errori che pur possono capitare si denota sempre un professionismo che in Inghilterra è mancato. Chissà se l’UCI, occupata nelle sue beghe politiche, se ne accorge.
Guido P. Rubino