21 ott 2020 – Sì, li possiamo capire. Possiamo capire i corridori che sono in bicicletta da più di due settimane, al caldo – i primi giorni – e poi al freddo, al vento. Li capiamo in lotta senza tregua e con l’incognita della salita e del freddo. E d’altra parte come ti vuoi sentire in una tappa da duecento e più chilometri, dopo una di altrettanti e domani ancora e peggio con le salite.
Tanto più se il tuo capitano si è ritirato, se quello designato dalla strada mica avrebbe mai pensato di vincere un Giro d’Italia. E allora sì che li possiamo capire. Tanto più, possiamo capire, quello lì con la maglia rosa che ha paura di perderla e allora non mette certo i suoi a menare a tutta.
Sì, li capiamo, ma è difficile poi spiegare come sia risultata noiosa una tappa di duecento e passa chilometri con quattro GPM su salite storiche del grande ciclismo. Come fa a esserci noia in una tappa del genere? Eppure è quel che è successo oggi, con tanto di giornata illuminata da un sole che davvero farà la differenza in questo giorni. Oggi decisamente in positivo per i corridori.
È stata una tappa in cui i momenti di massima confusione si sono avuti nel togliere e mettere le mantelline e portarle o prenderle in ammiraglia. Il copione, in effetti, non si discosta molto dalla tappa di ieri, con una fuga di quasi venti corridori che si è selezionata via via mentre dietro erano i corridori della Deceunink Quick Step a controllare la situazione.
Che poi è una tappa storica, che si corre pure nella storia. È partita davanti al Tempio Ossario di Bassano del Grappa, proprio da dove prende il via il Monte Grappa Bike Day, evento non competitivo che sale fino all’Ossario a Cima Grappa e nel 2021 è in programma per il terzo week-end di maggio. L’arrivo a Madonna di Campiglio, luogo di storia per il ciclismo e (ovvviamente) per lo sci. Anche qui sede di un evento come la Gran Fondo Top Dolomites prevista per giugno.
All’inizio della penultima salita, il Passo Durone, in fuga c’erano Pernsteiner, Zakarin, De Gent, Vanhoucke, Carretero, Cataldo, Gebreigzabhier, O’ Connor e Dennis e poi anche Villella (dopo un inseguimento estenuante). Il loro vantaggio, rispetto al gruppo maglia rosa, era di circa otto minuti diventati cinque prima dell’ultima salita senza troppi scossoni.
Nel gruppo dietro, intanto, anche i velocisti a tirare per i capitani in classifica. Dopo tre salite alpine è certamente indicativo sul passo generale.
Davanti, intanto, il primo scatto è di O’ Connor, evidentemente gli brucia ancora il secondo posto di ieri. Il suo scatto fa esplodere la fuga e intanto anche dietro il gruppo si assottiglia immediatamente dopo l’impulso della Sunweb.
Mentre davanti si selezionano ancora di più, parte Pernsteiner, dietro rimane solo De Gent, poi Zakarin e gli altri, tutti da soli, tutti sparsi sulla salita verso Madonna di Campiglio.
Mentre O’ Connor viaggia verso il traguardo, dietro parte Hindley che poi viene seguito da Kelderman che, tutto sommato, fa da riferimento ad Almeida che chiude il buco. Errore tattico? Decisamente: poteva essere il momento per mettere in crisi Almeida, invece gli hanno fatto da gregari. Ci mancava pure questa.
O’ Connor taglia il traguardo finalmente a braccia alzate. Dietro di lui Pernsteiner e poi De Gent che precede Zakarin. Dietro i migliori arrivano tutti insieme e Almeida rimane in maglia rosa.
Redazione Cyclinside