21 ott 2020 – A volte la fortuna non si manifesta in modo classico, con un evento particolare. La fortuna può prendere forma nel trovare un compagno di fuga che sbaglia tutto, come l’ultimo dei principianti, e cogli una vittoria ormai insperata dopo una lunga fuga.
O’Connor ha gambe, rientra su Tratnik, che sembra ormai spacciato. A questo punto, come consiglia anche Bugno in telecronaca, Tratnik non deve più tirare. È O’Connor quello più fresco e che punta a vincere. È lui che si deve fare carico della maggior parte del lavoro. Così avviene: negli ultimi 10 chilometri O’Connor tira, Tratnik dà qualche cambio svogliato, per dare un minimo di aiuto alla fuga.
Il percorso era a circuito e quindi lo conoscevano bene. Ultimo chilometro a salire con la prima parte molto ripida. Il livello si è appianato: Tratnik in fuga da lungo tempo ha avuto una decina di chilometri per respirare a ruota di O’ Connor. Su di un arrivo così possono avvenire due cose.
La prima è che i corridori impostano piano la salita, studiandosi. Di solito il punto critico è dove la pendenza diminuisce. Lì chi pensa di avere le gambe per vincere prova deciso, appena prima del cambio di pendenza o appena dopo. Se i contendenti sono insicuri dei propri mezzi, si finisce in volata.
La seconda è quando uno dei due imposta un passo cattivo, sub massimale, per saggiare le gambe dell’avversario lasciandosi un margine per un eventuale contrattacco. In questo caso è sfida anche psicologica: ci si guarda in faccia per capire chi sta soffrendo di più. Non si mantiene una posizione in scia. Si cerca di stare affiancati. Il mettersi a ruota denuncia debolezza e scatenerebbe lo scatto di chi è in testa. Il punto critico è a metà del tratto duro, dove chi sta facendo il passo – mezza bici avanti all’altro – butta giù un dente e cerca di fare la differenza. Viceversa, se è il contendente che sta subendo il passo ad attaccare, aspetterà lo scollinamento e lì scatterà in modo deciso.
Scattare all’inizio della salita come ha fatto O’connor è una terza soluzione senza alcun senso. Per fare questo devi essere straconvinto di avere il doppio delle energie dell’avversario e pensi di staccarlo senza fatica. Ma anche in questo caso, perché rischiare un attacco suicida? Forse Tratnik ha detto più volte a O’ Connor di non avere più gambe, e l’australiano l’ha bevuta come una favola. Fatto sta che tatticamente ha dato un vantaggio enorme allo sloveno. Tratnik da dietro ha dovuto tener duro e reggere la botta di O’ Connor. È stato forte psicologicamente, non ha mollato un centimetro. A quel punto influisce ancora una volta in modo pesante l’aspetto psicologico: hai attaccato, sei in testa, ma abbassando la testa vedi la ruota anteriore del rivale lì che ti sta sfiorando la ruota posteriore. Ti rimane una carta da giocare: una finta crisi, rallenti 2-3 km/h, e fai scattare l’altro, mettendoti a ruota. Ma Tratnik non gli dà il tempo nemmeno di pensarlo, quando vede O’ Connor cambiare rapporto scatta deciso per prendere subito qualche metro. E vince di cuore e di testa.
Stefano Boggia (https://www.daccordicycles.com/it/)