Un preambolo è necessario: stiamo entrando in un campo “minato” e ne siamo ben consapevoli; alcune cose che leggerete potrebbero andare addirittura contro le tradizionali “certezze” proposte dal mercato attuale.
In un momento storico in cui lo sviluppo del concetto bicicletta da corsa sembra andare solo nella modernissima direzione di gruppi più o meno elettroattuati, freni a disco, componentistica integrata ed aerodinamica, riduzione dei pesi, c’è ancora chi presta la massima attenzione ai classici componenti vitali della bicicletta: cuscinetti, pignoni e catena.
Zerofactory ha puntato il proprio focus su questi componenti “classici” convinta che sia ancora li il segreto per rendere davvero veloce la bici da corsa. Zerofactory è una chicca, un’azienda completamente e veramente MADE IN ITALY nata e sviluppata da Christian Colombo a partire dal 2012 in quel di Varese: studia gli attriti e sviluppa metodologie pratiche per abbatterli.
L’ACCIAIO PUO’ ANCORA BATTERE LA CERAMICA
Tutto ruota intorno al loro processo di lavorazione denominato Zerocoating nato in campo industriale nel 2012, processo protetto da segreto industriale. La cosa non è semplice ma in buona sostanza si tratta di un procedimento termico sui metalli, attraverso il quale si ottiene un legame nel substrato dei metalli che migliora la superfice, rendendola più scorrevole. Questo legame è stabile e duraturo, non va quindi ripetuto. Ulteriore conseguenza non secondaria è che la riduzione della rugosità superficiale porta altri vantaggi come aumento della resa chilometrica e riduzione dell’accumulo di sporco. Zerofactory quindi fa una cosa apparentemente semplice: prende dei componenti standard e li sottopone al proprio trattamento, trattamento che ne stravolge le performance.
Troppo bello per essere vero?
Generalmente le obiezioni che si muovono a questo tipo di innovazioni sono sostanzialmente due: l’impossibilità di una quantificazione scientifica del guadagno offerto dal prodotto e, cosa non secondaria, l’elevatissimo costo che questi trattamenti solitamente comportano. Questi due scogli hanno finora confinato questi trattamenti al mondo dei professionisti.
Finora.
Zerofactory già nel 2014 si rivolge al Centro Mapei Sport per riscontri oggettivi ed inconfutabili rispetto ai miglioramenti che il trattamento comporta. I test effettuati su catene trattate evidenziano un vantaggio medio del 2,5 per cento con un applicazione di 200watt; addirittura in un test effettuato da una squadra nazionale in pista, con l’uso della sola catena trattata si è arrivati a misurare un picco del 3,8 per cneto con un applicazione di 700watt. Chi un po’ se ne intende in termini di watt sarà già sobbalzato sulla sedia. Andiamo avanti.
Vi proponiamo, nelle immagini sotto, alcuni grafici direttamente Laboratorio Analisi Movimento dello Sport Service Mapei: si rappresenta velocità su tempo di rotazione una volta fermata la spinta a 50km/h e vengono confrontati i tempi di rotazione delle ruote standard (top di gamma di notissima marca del settore), con stessa ruota con cuscinetti in ceramica (immagine 2) ed infine stessa ruota con cuscinetto standard trattato Zerofactory (immagine 3). Ebbene si signori, acciaio batte ceramica.
LA STRADA È SEMPRE IL MIGLIOR TEST
In questi anni lo sviluppo è stato incessante anche grazie al professionista Ivan Santaromita che collabora con l’azienda portando su strada i materiali. I risultati sono arrivati a pioggia ma per via di obblighi di squadra (sponsorizzazioni) non è possibile fare tutti i nomi.
Basti sapere che Zerofactory è partner di alcuni team professionisti come lo Sky Dive Dubai, ma è stata anche partecipe di un record dell’ora maschile (massima espressione tecnologica nel ciclismo), tre volte campione del mondo in pista, campione del mondo a cronometro individuale e a squadre per 3 volte. Christian Colombo ci ha rivelato che in un’edizione di una delle più conosciute gare a tappe gli atleti che hanno utilizzato le lavorazioni Zerofactory hanno conquistato 4 maglie su 4; 3 le vittorie alle grandi classiche.
Nel mondo mtb la collaborazione è diretta con Leo Paez e il Team Polimedical, Andrea Tiberi e il gruppo della FRM che ha scelto Zerofactory anche come partner per i cuscinetti delle sue ruote, la squadra Reparto Sport Lee Cougan.
«La mtb infatti risulta un fondamentale banco prova sul campo, “stress e fango sono un duro rivale”» ammette Colombo. Non da ultimo il triathlon dove Zerofactory accompagna le vittorie di Giulio Molinari (tra l’altro campione italiano assoluto su distanza media), e Davide Uccellari la cui bici Passoni è equipaggiata Zerofactory (Passoni offre i prodotti Zerofactory anche come upgrade per i propri clienti).
IL NOSTRO TEST
Abbiamo provato per mesi i materiali Zerofactory: non ci siamo fatti mancare nulla con cuscinetti ruote, catena, pacco pignoni, lubrificante specifico e, da ultimo, le nuove nate Zero Power Pulley (rotelline per deragliatore che nei primi test al banco hanno migliorato la scorrevolezza del 2,12 per cento medio con un applicazione di 225watt).
In queste cose, per ragionare su elementi ponderabili, è opportuno lasciar parlare i dati che vengono dai banchi di prova ma vi diremo comunque delle impressioni avute, sensazioni che, per loro natura, sono certo discutibili, ma proveremo a trasmettervi quanto riscontrato.
Senza dubbio la prima sensazione avuta salendo in bici, equipaggiata al completo, è nettamente quella di una scorrevolezza davvero straordinaria ed assolutamente non comune; ci è capitato una, due, tre, quattro volte di “arrivare lunghi” ad uno stop o ad una rotonda e questo significa solo una cosa: devi frenare decisamente più del solito perché la bici di certo non rallenta da sola.
Terreno di prova, oltre a qualche migliaio di chilometri di allenamento, sono state sia competizioni in stile “criterium” (la classica gara ciclistica in circuito caratterizzata da continui rilanci) sia competizioni di triathlon su lunga distanza dove passa in secondo piano la reattività e tutto si gioca sulla scorrevolezza.
In varie occasioni abbiamo potuto apprezzare i vantaggi di questa tecnologia: nei rilanci frequenti e violenti di una gara in circuito, dove senza gamba ed allenamento non si sta nemmeno in gruppo, abbiamo però apprezzato il lavoro dei cuscinetti ruota che quasi ti fanno “risparmiare” l’ultima pedalata di un rilancio in cui devi “tenere le ruote buone”, la pedalata più dura, quella che spesso ti mette in crisi. La sensazioni è quella di soffrire un pelo in meno, soprattutto se si sa lasciar scorrere la bici come si deve.
Discorso diverso invece, e più complesso, per il triathlon dove, complice la scia vietata, la frazione bici si trasforma in una sorta di cronometro individuale: qui l’andatura è il più regolare possibile e apprezzare i vantaggi dei trattamenti è più difficile. Ancora una volta però si avverte quel qualcosa di strano cui non siamo abituati: quella pedalata bella rotonda che non affatica, quello strappetto che fa “meno male” del solito, quel cavalcavia che scorre via liscio senza “levare un dente”. Certo sono dettagli, ma nell’economia di una competizione multidisciplinare sono aspetti non trascurabili.
LA PERFEZIONE CHIEDE PERFEZIONE
Qualche piccolo “neo” lo abbiamo riscontrato: ad esempio abbiamo notato anche con questo trattamento permanga il difetto classico per il quale un’abbondante pioggia (parliamo proprio di qualche ora ininterrotta) tenda a “lavar via” il lubrificante dalla catena facendo poi risultare qualche cambiata abbastanza “secca” e non proprio fluidissima. Vero è che le indicazioni di Zerofactory sono di abbondare con il lubrificante, magari lasciando asciugare il fluido in eccesso senza rimuoverlo.
Altro elemento da tener presente è che la catena, da nuova e appena trattata, risulta molto sensibile a pacchi pignoni usurati con il rischio, a causa della dentatura non perfetta, di avere qualche scatto in fase di trazione. Certo non si tratta di un difetto, ma è un elemento che val la pena evidenziare. Assolutamente impeccabile invece il binomio catena/pacco appena trattati.
Per quanto riguarda infine la durata lasciamo parlare questa fotografia: così di presenta una catena KMC trattata Zerofactory con all’attivo circa 6.000km (normale pulizia settimanale fatta con petrolio bianco e lubrificazione regolare). Allungamento ancora più che accettabile e soprattutto condizioni ancora quasi paragonabili al nuovo. Le stesso dicasi per i cuscinetti che, sulla stessa distanza, non hanno necessitato di nessuna manutenzione e non hanno presentato il benchè minimo sintomo di usura come rumori, cricchi o simili.
PROSSIMI SVILUPPI
Christian Colombo ci svela che per il 2017 sono parecchie le novità in arrivo: la più affascinante riguarderà la zona pulegge ma anche catena e movimento centrale tutti nuovi marchiati Zerofactory, ovviamente già trattati.
La filosofia aziendale però non cambierà, ci dice Colombo: «Continueremo a progettare e produrre in italia, ricercando l’alta qualità ma ad un prezzo che volutamente rimarrà equo. I prodotti oggi sono distribuiti direttamente da noi, senza intermediari, su una rete di 20 negozi in Italia. Decidere di vendere nel proprio negozio Zerofactory non è semplice, non è un prodotto costruito dal marketing , è un prodotto che va spiegato, va montato, va usato. È alta tecnologia, quella che serve oggi ad un rivenditore per distinguersi da un’offerta a volte vecchia nei contenuti e povera nei materiali. A settembre sarà on line il nostro sito, con una parte dedicata alla vendita. Poi la pagina Facebook, fondamentale nel nostro metodo di comunicazione, gestita direttamente da noi, senza terze parti».
Massimo Giacopuzzi