C’è chi pensa che la Kiesenhofer abbia vinto solamente per aver azzeccato la fuga. Sì, certamente è da lì che è partita la sua vittoria, ma l’austriaca, va sottolineato, è andata davvero forte. Si è meritata in pieno il suo oro.
Lo si capisce non solo dal fatto che ha letteralmente distrutto le sue compagne di fuga lasciandole tutte a quasi tre minuti, ma lo si vede quando il gruppo decide di reagire e guadagna, ma molto lentamente. Non si “mangia” la fuggitiva come uno si poteva aspettare dopo tutti quei chilometri di fuga, con quel dislivello e la situazione climatica terribile. La Kiesenhofer ha perso terreno lentamente, mentre dietro le migliori si scannavano e si staccavano tra di loro (perdendo tempo). La sua è stata una prestazione d’oro e non è stata fortuna.
Ma quando ha reagito il gruppo? Quando ormai la vittoria era andata. La nazionale olandese femminile non è nuova a strategie poco intelligenti, sia su strada che nel ciclocross. Con questa prova olimpica possono essere paragonate al Belgio nella versione maschile, nel modo opposto: i Belgi hanno preso in mano la gara troppo presto e hanno lanciato gli avversari alla vittoria. Le Olandesi non hanno di fatto mai preso in mano la gara ed hanno lasciato che le altre se la giocassero.
L’errore delle avversarie è stato quello di ritenere l’Olanda la squadra faro e di calibrare la strategia sulle arancioni. L’olanda era la squadra più forte in campo sommando i valori delle singole atlete, ma non la più intelligente. Per questo ci voleva una strategia diversa, perché il punto debole dell’Olanda era proprio la tattica.
Questo perché la competizione interna della squadra olandese è troppo alta e nessuna delle atlete è disposta a sacrificarsi per l’altra. Anzi, forse a corsa persa, preferiscono che sia una straniera a batterle, come è successo al Mondiale cross di Bogensee con la belga Cant prima davanti a quattro Olandesi.
In pratica con questo scenario dominato da una squadra-non squadra, composta solo da prime donne, il primo attacco è quello vincente, perché di fatto immobilizza la reazione dell’intero gruppo, che rimane a guardare cosa faranno le prime-donne, mentre loro stesse si studiano e non sanno bene cosa fare. A patto di avere le gambe della Kiesenhofer, ovviamente.
25 lug 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside
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