2 ott 2019 – È quel momento dell’anno in cui “Ci vediamo a Gaiole” diventa un saluto e un augurio. Un modo per riconoscersi tra chi condivide una passione e la bicicletta ce l’ha dentro. Non solo quella d’epoca, perché a Gaiole in Chianti ci si ritrova in 8000 che pedalano su una bicicletta vintage e in 7900, almeno, che in casa hanno anche quella in fibra di carbonio, oppure in acciaio moderno, oppure in titanio.
Roba da cultori insomma, fosse anche di storia del ciclismo e basta. C’è la caccia alla rivista d’annata, al libro introvabile che non c’è nemmeno su ebay ma qui sì, copertina sgualcita e sapore di conquista da fare. Qualcuno ci marcia su e tira su il prezzo. Qualcuno ci casca, qualcun altro no che a lui non la si fa. L’hanno chiamata, Woodstock, la Mecca e chissà quanti altri nomi che sanno di idolatria. È Gaiole in Chianti, capitale del ciclismo che fu dove di Eroica si parla nel percorso permanente, con quel cartello all’ingresso che annuncia la dedica. E poi il monumento a Berruti. A Gaiole si va a salutare Luciano, come lo si incontrava lì mentre provava qualche numero sulle sue strane biciclette che amava mostrare e raccontare. Si prosegue per il negozio vintage del Nepi. Se volete, ancora un po’ più su, fino alla macelleria del Chini, quello che una volta gli hanno chiesto della sua carne pregiata e del prezzo. Ed è diventato un mito tra i social senza volerlo.
Lampi di genio piccoli o grandi. A volte per caso come si schernisce il Brocci che poi sorride sotto il baffo. Forse lo sapeva, 23 anni fa, che stava per farla grossa.
A Gaiole ci si riconosce e ritrova. Ogni anno con un appuntamento in più oppure no. Una birra insieme si berrà comunque.
Ci vediamo a Gaiole.
GR