Nel mondo a “ruote grasse” della mtb eravamo abituati a chiamarle “soft tail”: erano quelle bici dove il carro assorbiva i colpi grazie ad una configurazione tecnica non esattamente assimilabile a una sospensione.
In quei casi l’architettura elastica faceva perno su un solo elemento di snodo che assecondava una curva di compressione generata dalle sole caratteristiche del materiale utilizzato (carbonio o stavolta piastre di alluminio che interfacciavano movimento e foderi bassi).
Negli ultimi anni, nel segmento delle gravel questa soluzione è stata già ripresa da diversi costruttori (Cannondale con la Topstone Carbon, Basso con la Tera Gravel solo per citarne alcuni), sempre con l’obiettivo di assorbire efficacemente i colpi con un architettura che non incidesse troppo sul peso e sulle caratteristiche di rigidità del carro posteriore.
Oggi questa strada è stata seguita anche dalla spagnola BH, che ha interpretato il genere a modo suo, con la Gravel X, realizzata interamente in carbonio: in questo caso il fulcro che interfaccia foderi obliqui e triangolo principale è posto a metà del seat tube. Qui un infulcro su cuscinetti asseconda la flessione (minima) che si genera quando la bici riceve colpi dal terreno.
Nella originale fattispecie di BH l’escursione è assecondata dal particolare design dei foderi posteriori bassi, provvisti di due generosi fori che appunto permettono al retrotreno di flettere quel poco che basta per conferire comfort al riding e garantire una guida consona al gravel biking più tecnico e “accidentato”.
Ulteriori informazioni: BH