19 nov 2017 – Si è svolta il 17 novembre, a Roma, la seconda edizione del Bikeconomy Forum voluto dalla Fondazione Manlio Masi in collaborazione con Bicitaly.
Bicicletta ed economia sono strettamente correlate e dall’idea di mettere a confronto diverse realtà che cercano di migliorare la mobilità e la ciclabilità sono venute fuori riflessioni e spunti interessanti. Uscendo dal forum, ve lo diciamo, la sensazione è di avere soluzioni a portata di mano che basta cogliere senza nemmeno sforzarsi troppo e avendone pure da guadagnare un bel po’.
C’è la parola “economy“, nel titolo del forum, ed è proprio attorno a questo punto che si è girato, ma non solo. Il tema di quest’anno, seconda edizione dell’incontro romano, è stato “Cycling the smart Cities“: pedalare in città intelligenti. Il titolo in inglese non è un vezzo inutile, visto che si è parlato di città a livello europeo, non solo italiano.
Un ministro a parlare di bicicletta
Perché parlare di bicicletta non sia solo un esercizio tra attori di un’unica squadra, al forum è intervenuto anche il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio. Una presenza tutt’altro che di facciata visto che è stata appena approvata alla Camera (il provvedimento ora deve passare all’esame del Senato) la legge sulla mobilità ciclistica e che parla, tra l’altro, di una rete di ciclovie di oltre 6000 chilometri in Italia con un finanziamento che supera i 424 milioni euro. Un passo importante.
Un finanziamento che non appare certo a fondo perduto e proprio su questo il Ministro Delrio ha messo l’accento: «La bicicletta è vantaggiosa dal punto di vista economico – ha sottolineato nel suo intervento – pensate che la Germania ha una rete cicloturistica che vale nove miliardi di euro, la nostra è stata valutata con possibilità di tre miliardi di euro, ma molto facilmente potrebbe arrivare a valere parecchio di più.
«Oltretutto – ha proseguito Delrio – c’è già un’evidenza matematica della convenienza economica degli investimenti ciclistici. Sappiamo che i costi della realizzazione di un’autostrada vengono recuperati in un tempo stimato di cento anni, quelli di una ciclovia in appena un anno e le potenzialità economiche non sono solo per l’industria della bicicletta, ma c’è un indotto che è pronto a beneficiarne e già sta iniziando a trarne vantaggio dove si stanno avviando i progetti».
La bicicletta, non solo permette costi inferiori ma ne fa risparmiare anche nel lungo periodo. La minore incidenza di malattie e il benessere che deriva dagli spostamenti in bicicletta è già stato ampiamente dimostrato. Non servirebbero neanche gli studi fatti per assicurarlo tanto pare ovvio.
Un esempio di ciclovie
In Italia c’è già un esempio interessante di ciclovie che può essere preso come apripista di nuove idee e progetti per tutto il Paese: il Progetto Vento. Si tratta, per chi non lo conoscesse, di un progetto di una ciclovia che unisce Venezia a Torino attraversando quattro regioni e 120 comuni.
La particolarità di questo progetto è che si tratta del risultato di un bando unico, non di una particolarizzazione sul territorio che avrebbe portato, inevitabilmente, a disperdere le forze e ad avere risultati non omogenei. Questo è probabilmente il più forte esempio di “bike economy” messa in pratica nel nostro Paese. Si tratta, oltretutto, di un progetto che ha già richiesto soluzioni tecniche e risoluzioni di problemi piuttosto importanti.
«Un problema importante con cui ci siamo dovuti confrontare all’inizio – ha spiegato Paolo Pileri, responsabile del progetto – è stato il passaggio sugli argini dei fiumi che inizialmente era vietato e per questo è stata modificata la legge».
L’esempio di Vento, poi, risulta anche importante nelle finalità: «Non abbiamo pensato la ciclovia per far pedalare chi già va in bicicletta – ha chiarito Pileri – ma sopratutto per far pedalare chi ancora non va in bicicletta, seguendo il modello della Germania che ha già una rete di 45.000 chilometri di ciclovie e di cui l’88 per cento è esclusivamente ciclopedonale (cioè non prevede alcun accesso alle auto). Sentendosi in sicurezza la voglia e la curiosità di pedalare non hanno ostacoli ed è questa la vera chiave per stimolare il turismo in bicicletta».
L’esempio di riferimento della Germania è proprio quello del turismo familiare che genera guadagni enormi sia direttamente che indotti dai servizi per i ciclisti. Ecco perché oggi le autostrade vengono progettate già pensando alla sede per le biciclette. L’idea è di far nascere progetti armoniosi e non localizzati e spezzettati: in questo modo l’offerta turistica diventa molto più appetibile. «Abbiamo calcolato che in Europa ogni chilometro di pista ciclabile porta cinque posti di lavoro» ha concluso Pileri.
Roma si ispira a… Londra
Nella capitale britannica si pedala e pure parecchio. I numeri portati da Hugh Brasher, direttore di RideLondon parlano di un evento che coinvolge centomila ciclisti di tutti i livelli, comprese le gare professionistiche organizzate nel week end londinese dedicato ai pedali con una partecipazione femminile altissima: si superano i 40 punti percentuali.
«Londra è una delle città più trafficate d’Europa – ha esordito Brasher – e la nostra sfida è proprio quella di cercare di farla diventare come Amsterdam e dobbiamo promuoverla ancora di più dopo Brexit».
L’evento del 2016 (quello del 2017 non è stato ancora quantificato) ha portato benefici economici per un totale di di 29,6 milioni di sterline ma per Brasher la parte più importante dell’evento è l’ispirazione che viene data alle nuove generazioni.
È soprattutto questo il punto su cui si è imperniato il Forum di Roma: dare l’esempio di una possibilità che, una volta scoperta, non verrà ignorata. È il lavoro che sta facendo, ormai da anni, Gianluca Santilli, patron della Granfondo Campagnolo Roma che diventa un esempio di ciclabilità per Roma e i progetti di cui ha parlato non sono un sogno per la Città Eterna. «Roma è piena di parchi – ha spiegato l’avvocato romano – e pedalare all’interno di questi viene naturale. Bisogna pensare all’illuminazione nelle ore serali, perché devono essere tutti percorsi sicuri, ma una volta realizzato questo progetto basta unire con dei percorsi ben definiti i vari parchi ed ecco che avremo una rete ciclabile a Roma già molto importante.
«Con un piccolo sforzo – ha continuato Santilli – potremmo ridurre il traffico a Roma del 40 per cento e avere quello che chiamo “effetto Ferragosto” e tranquilli: se si dimostra che vale la pena investire in questo settore state pur sicuri che gli investitori arrivano. È per questo che è nato il progetto della Bikeconomy, grandi aziende in tutto il mondo investono già in questo settore. Si tratta della qualità della vita e rendere Roma una smart city non è affatto un’utopia, ecco perché prendiamo Londra come esempio, perché non è Amsterdam, ma è una città che si sta trasformando con progetti che si dimostrano convenienti per tutti».
L’esempio olandese, ovviamente, rimane il riferimento, d’altra parte, come ha confermato Kees van Ommeren di Decisio Consulting chi fa turismo in bicicletta lascia sul territorio il 32 per cento di quanto spende, mentre il turismo motorizzato lascia sul territorio solo il quattro per cento: investire sulla bicicletta è il miglior guadagno che si possa fare.
Turismo: l’Italia parte avvantaggiata
La voglia di pedalare non è solo questione cittadina. Se nei grandi centri è una necessità, quando si parla di turismo la bicicletta diventa ancora di più un’opportunità. Su questa linea guida è nato il premio Green Road Award voluto da Viagginbici.com di Ludovica Casellati. La direttrice del magazine di turismo in bicicletta ha evidenziato come l’istituzione di un premio dedicato sia diventato uno stimolo per il territorio. La ciclovia Assisi-Spoleto-Norcia, vincitrice della prima edizione del premio ha ricevuto i fondi per il completamento del progetto proprio sullo stimolo del premio ricevuto: se n’è capita profondamente la potenzialità.
L’affiancamento, da quest’anno, di un premio dedicato ai comuni virtuosi, a sua volta, è diventato uno stimolo per l’organizzazione territoriale e il riconoscimento andato a Siracusa dice che c’è un Sud che si muove e di cui le potenzialità sono enormi, tanto più perché favorite da un clima che prolunga la stagione turistica quando in tutta Europa è già freddo.
Chiudiamo con un appunto: nelle città italiane si pedala sempre troppo poco e spesso la scusa che sentiamo è proprio riferita a difficoltà pratiche e meteorologiche. Lo stesso meteo, anche più sfortunato, che caratterizza città europee ad alta ciclabilità. E non sono tutti ammalati, anzi, come hanno sottolineato Stefano Strano (docente dell’Università La Sapienza di Roma) e Giovanni Calcagnini (bioingegnere dell’Istituto Superiore di Sanità) l’attività fisica del pedalare moderato in città porta a un miglioramento importante della qualità della vita e a una riduzione drastica di tante patologie.
“Poche chiacchiere e menare” diceva Felice Gimondi da corridore. Anche senza fare agonismo, il suo consiglio è decisamente la cosa migliore che possiamo fare tutti.
Guido P. Rubino