15 giu 2017 – Se doveste incontrare Massimo Giacopuzzi penserete di avere davanti un appassionato che si diverte. È così, ma Massimo è anche un ottimo atleta e non è un caso se sia arrivato quattordicesimo assoluto in una gara con più di mille partenti. Quello che segue è il suo racconto, quello di una gara fatta a tutta e partita tanti giorni prima, dalla preparazione alla ricognizione sul percorso:
Quando devi affrontare una gara full distance come Challenge Venice ti aspetta una giornata lunghissima: possiamo anzi quasi ragionare su un giorno unico di 72 ore perchè la gara inizia in realtà il giorno precedente quando si deve iniziare a limitare al massimo ogni sforzo, mangiare ed idratarsi in modo corretto, “visualizzare” la prestazione che si andrà a compiere… e termina il giorno successivo quando, seppur poco più che zombi, bisogna adottare qualche accorgimento per iniziare a recuperare lo sforzo.
A Venezia sveglia prestissimo per tutti perché già alle 4.00 in punto apre la zona cambio per gli ultimi controlli sulla bici e sulle sacche da usare nei cambi (pressione ruote, borracce, qualche integratore e così via). Questo è sempre un momento davvero unico: è ancora notte e l’atmosfera è molto strana, regna un silenzio quasi irreale. I più organizzati hanno la propria lampada in testa e tutti cercano di affogare quel po’ di paura che ti assale. È un momento strano, difficile da descrivere, ma un momento che può fare la differenza perché una gara del genere non la puoi subire, in qualche modo devi trovare lo stimolo dentro di te per aggredirla altrimenti ti aggredirà lei.
Come ampiamente spiegato, sia nei briefing che nel race book, alle 5 gli organizzatori hanno predisposto la partenza dei bus navetta per il breve trasferimento a Venezia da dove partirà la gara: logisticamente Challenge Venice è una gara complessa con partenza, zona cambio ed arrivo in tre punti diversi. Ma tutto si è svolto senza il minimo intoppo, in perfetto orario, tutto come programmato e c’è davvero da renderne merito agli organizzatori che seppur “solo” alla seconda edizione sono già una squadra affiatata e davvero efficiente.
Nuoto
Il nuoto è un rettilineo di 3.800 metri, che rischia di ingannare: sembra facilissimo, impossibile allungare il percorso con traiettorie sbagliate, ma la realtà è diversa perchè la totale assenza di boe da svoltare elimina qualsiasi possibilità e momento di recupero e la frazione sarà un unico sforzo di circa un’ora nel quale ogni sosta può significare perdere la scia buona e costare molto cara.
Un buon nuotatore qui è ancor più avvantaggiato rispetto ad un percorso multilato che spessissimo si trova in queste gare, magari con uscita all’australiana. Al termine del nuoto l’organizzazione ha predisposto un puntone (ottima idea) che ha evitato ai concorrenti il contatto con il fondale dove le conchiglie della laguna avrebbero potuto portare qualche problema.
La zona cambio dista circa 250m dall’uscita nuoto, che si percorrono sul classico tappeto rosso in stile Challenge, sempre simpatico. Zona cambio ottimamente allestita e presidiata: con chiare e segnalate posizioni delle sacche è stato davvero semplice non perder tempo nel cercare il proprio materiale.
Bicicletta
La frazione in bici, come avevamo avuto modo di anticipare nel nostro sopralluogo, pur non presentando difficoltà altimetriche offriva qualche difficoltà tecnica ma anche qui l’organizzazione ha predisposto il tutto in maniera superba: ottima la sicurezza (mai un’auto sul percorso), incroci presidiati in maniera egregia, segnalazioni chiare e piazzate molto in anticipo, ristori abbondantissimi e predisposti in punti strategici dove la bassa velocità consentiva di potersi rifornire senza il minimo problema e, dulcis in fundo, tanto tanto pubblico a supportare i triatleti impegni nella rovente frazione ciclistica.
Ha fatto capolino anche un discreto vento che in tarda mattina si è pure rinforzato ed ha reso il rientro verso Parco San Giuliano più duro del previsto: in ogni caso l’assetto da consigliare per questo tipo di percorso è senz’altro estremo. Noi abbiamo corso con ruota lenticolare al posteriore ed altissimo profilo anteriore, lunghi rapporti (55×42 anteriore e 12×25 posteriore), sistema di idratazione sul manubrio, portagel sul telaio, casco da crono… tutti accorgimenti azzeccati che si sono rivelati molto utili sul tracciato sia per spingere a fondo nei lunghi rettilinei sia per perdere meno tempo possibile nei frequenti rifornimenti.
Corsa
Se in bici c’erano rettilinei di cui non si vedeva la fine per la legge del contrappasso la maratona si presentava invece molto tortuosa, con qualche lieve saliscendi e qualche cambio di fondo (asfalto, ghiaino, piastrellato). Senz’altro non una maratona semplice: un giro corto iniziale di circa 4 chilometri e 4 giri lunghi da 9,5 chilometri e qui l’organizzazione si è davvero superata. La giornata era torrida, il sole picchiava davvero davvero forte (portatevi assolutamente un cappellino), il vento ha rinforzato parecchio ma tutto era ottimamente predisposto ed ha retto a queste condizioni estreme. La combinazione di questi fattori, in una gara con migliaia di persone coinvolte può essere il presupposto di un mezzo disastro, ma la maratona di Challenge Venice, seppur durissima, sarà da ricordare per i ristori con acqua fresca, gel, sali freschi, coca cola, frutta, spugne, acqua a disposizione, punti doccia e veramente una marea di volontari prontissimi a darti una mano ed un incitamento. Ecco, correre così ti fa sentire davvero importante e sono proprio queste le cose che rendono speciale una gara!
È stata veramente una giornata lunghissima per tutti, concorrenti, accompagnatori, volontari, organizzatori, spettatoti, ma da concorrente un “bravo” grosso così va a patron Matteo Gerevini e tutto il suo staff per aver saputo dare il meglio nelle peggiori condizioni possibili. La terza edizione di Challenge Venice è già stata confermata per il 10 giugno 2018 ma questa gara avrà vita lunga: con questa logistica, questa location e soprattutto questa squadra organizzativa si può puntare davvero molto molto in alto… diventerà una classica del panorama internazionale, non c’è dubbio!
Massimo Giacopuzzi