13 nov 2017 – Circa un anno fa ci eravamo fatti delle domande sul futuro delle ciclostoriche in Italia (articolo qui). Ne avevamo registrate già tante ed era chiaro che il futuro sarebbe andato in direzione di una selezione. Ne siamo ancora convinti anche se il numero di eventi dedicati al ciclismo vintage è, invece, cresciuto a dismisura superando le 100 manifestazioni.
Chiaramente si tratta di manifestazioni molto diverse tra loro e, è opportuno dirlo, anche con aspettative e pretese differenti. Ma sognare di diventare grandi piace a molti e nessuno si tira indietro quando si tratta di affermare il proprio lavoro. È giusto pure.
Però sarà inevitabile una selezione. Alcune manifestazioni sono poco più di un raduno tra amici, forse non dovrebbero neanche essere annoverate in un conteggio più o meno ufficiale. Quest’anno abbiamo continuato a tenere d’occhio la situazione anche alla luce di alcune tendenze che si sono manifestate sempre più forti.
Partecipare a una ciclostorica è, prima di tutto, la voglia di stare insieme tra amici che condividono uno stesso interesse. Poi c’è la voglia di esplorare l’Italia e non è un segreto che il nostro Bel Paese sia un mosaico infinito di posti meravigliosi. Scoprirli col ciclismo d’epoca è un modo spettacolare per ritrovare anche delle tradizioni che sarebbe un peccato perdere. La formula delle ciclostoriche parte proprio da qui e cerca di coinvolgere il territorio. Non tutti ci riescono però e troppe volte le manifestazioni diventano eventi isolati e anche mal sopportati dal contesto territoriale che li vede come un’invasione invece che un’opportunità.
Cosa succederà allora? Semplice: ci sarà una selezione naturale delle manifestazioni più efficaci. Chi lavorerà bene, magari a contatto col territorio, avrà molto successo, gli altri resteranno isolati in un limbo alimentato dalla passione e da qualche sponsor che, alla lunga, o si darà da fare per fare evolvere in una direzione specifica la manifestazione, oppure sceglierà altro non avendone alcun beneficio.
Di certo c’è che in Italia c’è voglia di turismo in bicicletta condiviso e che le ciclostoriche possono essere un’occasione irripetibile per fare leva sul territorio. Unione di paesaggi e sapori. Se avete partecipato a una ciclostorica quest’anno (a prescindere dai circuiti), in quante manifestazioni avete avuto modo di apprezzare il paesaggio con calma e gustare i sapori locali? Ecco, quelle sono le manifestazioni che hanno la marcia giusta per il successo. Le altre sbiadiranno e sarà inevitabile. Chi pensava di aver fiutato l’affare buono è già rimasto deluso perché i nodi vengono al pettine. Inoltre gli appassionati (che saranno pure in aumento) delle ciclostoriche, non sono comunque abbastanza e, come già detto, non vale guardare i numeri dell’Eroica. Molti di quelli che partecipano alla regina delle ciclostoriche mettono in programma solo quella e poco più. Il resto dell’anno preferiscono passarlo sulla bicicletta moderna facendo altro. Gli altri, i ciclostorici tutto l’anno, stanno già selezionando dove andare e dove non tornare l’anno prossimo. E non è questione di pacco gara più o meno corposo, qui, più che mai, si vuole tornare a casa con una bella esperienza.
Guido P. Rubino