19 mag 2016 – E no cari atleti, non si fa così. Proprio no. Vergogna.
Un atleta che sta bene, con una maglia di leader non si ritira. Greipel si giustifica dicendo che aveva già stabilito di fermarsi dopo questa tappa. Ecco, un corridore così non doveva neanche partire.
Grottesco sentirne l’intervista dicendo che già avvertiva la stanchezza nelle prime salite del Giro. Brutto e, permetteteci, anche un po’ ridicolo, sentirlo dire da uno che ha appena vinto una tappa. Stanco? Uno che vince non può dire che è stanco. Anche se un velocista forte può vincere pure se arriva finito al traguardo.
Poco da aggiungere se non, appunto, peccato. E oggi non pubblichiamo la foto del vincitore di Bibione. Non se la merita. Inquadriamo solo le sue gambe. Quelle sono da campione, la testa no. E risparmiateci le scuse per favore. Provate a usarle con gli sponsor cui non state certo facendo un favore. E se anche loro sono d’accordo allora c’è un problema se l’interesse del ciclismo non coincide con quello degli sponsor.
Il Giro, poi, deve lavorare per tornare ad essere ambito e non considerato una corsa qualsiasi dai corridori. Perché un concorso di colpa, in questo senso, c’è pure. Venire al Giro ad allenarsi non è da campioni.
GR
davvero questi ritiri non hanno senso con tutti i bravi corridori che vorrebbero prendere il loro posto… non hanno rispetto per i sponsor che credono in loro.. nè per i loro tifosi.. se un alteta di serie “A” innizia a considerarsi una STARS.. allora no! questo non è un atleta di serie “A”
Come dire che il Giro d’Italia, grazie a tutto questo movimento Pro Tour promosso in gran parte dagli Italiani, ha valore come la Coppa del Nonno, con gente che partecipa addirittura solo per allenamento – AL GIRO!!! QUELLO DI COPPI, DI BINDA, QUELLO CHE HA FATTO LA STORIA SULLE STRADE D’ITALIA – e magari sono stati o saranno a correre con il coltello fra i denti in Uzubibistan o altri paesi di Alice nel Paese delle Meraviglie con storia sportiva pari a zero, mentre gli organizzatori del Giro hanno lasciato a casa flotte di giovani e giovani team che avrebbero messo in gioco le loro chances. Pro Tour in mano a pochi maghi e manipolatori che spostano soldi, mentre lo sport – quello vero – ne perde e soffre.
Ritiri organizzati? Aria di controlli? Scusate ma il pensiero va subito li…
Il ciclismo è molto cambiato negli ultimi anni, la forte lotta al doping ha cambiato soprattutto i ciclisti, i quali non si possono più permettere di affrontare fatiche disumane e riprendersi magicamente il giorno dopo.
Devono quindi gestire le loro risorse al meglio, e quello che ha fatto Greipel rientra in questa logica.
I ciclisti sono molto cambiati, ma tutti quelli che ci girano intorno (organizzatori, giornalisti, tifosi…) non si sono ancora adattati a questo cambiamento, continuano a fare discorsi del tipo “una volta non si faceva così…”, “tal dei tali non avrebbe mai fatto così…”.
Ebbene mettetevi in testa che oggi il ciclismo è cambiato, e quindi cambiate anche voi mentalità, e cogliete il buono che c’è nel nuovo invece di rimpiangere il vecchio modo di fare ciclismo, che poi abbiamo scoperto avere tanti lati oscuri.
Sarò un romantico, uno fuori dalla modernità, ma credo che se partecipi a una competizione qualsiasi devi “sputare sangue” per portarla a termine, e il ritiro è solo un estrema ratio se proprio il fisico non regge o ci sono rischi oggettivi. Se sai che non potrai (o non vorrai) fare le montagne non ti iscrivi al Giro. Punto. Gente come Greipel faccio fatica a considerarla un campione.
Troppo facile cosi!. Non meritano di essere chiamati né professionisti né campioni. Persone che si allenano per fare 5 tappe e poi si ritirano anche stando bene! Non dovrebbero essere più convocati a giri importanti; che ci provassero a farlo al Tour de France!
5 o 6 tappe a tutta e poi tutto finisce? Ed poi il rispetto anche per gli altri corridori?
Meglio arrivare fuori tempo massimo che questa figura di m…a!