24 ott 2019 – Indiscrezioni più o meno veritiere, qualche informazione qua e là (la partenza dall’Ungheria, ad esempio) ed ecco, ora, ufficialmente, il Giro d’Italia del 2020.

La storia della corsa vedrà subito una gara contro il tempo: si tratta degli 8,6 chilometri del prologo che si svolgerà con partenza e arrivo da Budapest sabato 9 maggio. La prima cronometro servirà, fondamentalmente, ad assegnare la prima maglia rosa, ma senza pretese di incidere sulla classifica ovviamente. Certo sarà un primo assaggio per lo stato di forma dei corridori. I big avranno modo già di guardarsi anche se non ci si aspetta un impegno spasmodico.

Le due successive tappe in terra straniera prevedono tanti chilometri ma con poche difficoltà altimetriche. Sulla carta, si tratta di frazioni per velocisti.
Poi il rientro in Italia, in Sicilia, senza soluzione di continuità temporale: ad attendere i corridori per la quarta frazione, 12 maggio, c’è una tappa non semplicissima: la Monreale Agrigento con un arrivo in salita che non è certo per velocisti, ammesso che non arrivi già un gruppo in fuga come vorrebbe l’altimetria tutt’altro che piatta pur se priva di quote significative (e anche piuttosto corta di chilometraggio).

La prima tappa importante è il giorno dopo, si sale sull’Etna partendo da Enna. 150 chilometri dati come tutt’altro che facili. Improbabile, guardando la storia recente del Giro d’Italia, vedere già i pretendenti alla vittoria finale allo scoperto. È certamente una tappa, però, in cui occorrerà tenere gli occhi aperti, la classica frazione in cui il Giro non si vince, ma si può rischiare di perderlo. Chi punta alla settimana finale per il top della condizione rischia di trovarsi in difficoltà in una frazione che potrebbe essere anche molto calda come temperatura dell’aria.

E nemmeno molto più semplici saranno le frazioni successive. Mentre non ci aspettiamo grandi movimenti nella tappa numero cinque, da Catania a Villafranca (che prevede la scalata di Portella Mandrazzi, a 1.1250 metri di altitudine, ma a più di 60 chilometri dal traguardo) è certamente più significativa la tappa numero sei, quella che porta i corridori da Mileto ai 1.277 metri di Camigliatello Silano, dopo aver scalato il valico di Montescuro prima dei 12 chilometri di discesa finali. Un profilo altimetrico, tuttavia, piuttosto nervoso per tutta la frazione.

L’arrivo in continente prevede una tappa per velocisti di oltre 200 chilometri ma, appunto, senza difficoltà particolari dal punto di vista altimetrico: la Castrovillari Brindisi promette i brividi nel finale. È la domenica certamente più succosa dal punto di vista della classifica. Leggermente più difficile la frazione di domenica 17 maggio, ma certo non fa paura il Monte Sant’Angelo a quasi cento chilometri dall’arrivo. Possono essere più insidiosi i saliscendi finali che sono terreno per i cacciatori di tappe che segneranno in rosso la frazione da Giovinazzo a Vieste.
Poi il primo giorno di riposo.
Seconda settimana
Decisamente più scoppiettante della prima, la seconda settimana del Giro d’Italia 2020 prevede diversi spunti interessanti. Nella classifica delle tappe del Giro aumentano considerevolmente le stelline che definiscono le difficoltà del percorso. Forse sono state messe con un po’ di ottimismo le 3 stelle alla frazione che va da San Salvo a Tortoreto Lido, tanti chilometri (oltre 200) e tanti saliscendi, fatica da mettere nelle gambe e sperare di recuperarla, in parte, il giorno successivo, nella frazione che porta a Rimini, dedicata ai velocisti.
Curiosa e certamente interessante la tappa numero 12. La corsa si svolgerà, praticamente, sul percorso della Nove Colli. Duecento e più chilometri sulle salite ben conosciute dagli amatori, con le pendenze cattive e continue che per i pro’ saranno certo da fare a tutta ma che certo non sono una passeggiata. Sarà anche una bella occasione di confronto e spunto per gli amatori che correranno una delle più importanti granfondo italiane nella domenica successiva, a tre giorni dalla tappa del Giro.

Giusto il tempo di tirare il fiato con una tappa dedicata ai velocisti, che c’è da affrontare una cronometro insidiosa da Conegliano a Valdobbiadene. Si tratta di 33 chilometri nient’affatto pianeggianti che potrebbero riservare delle sorprese.

Il tempo dei massaggi a togliere la fatica e poi si va verso l’arrivo in salita di Piancavallo. La quindicesima tappa è segnata in rosso nel calendario del Giro. 183 chilometri e tre salite da digerire prima di affrontare l’ascesa finale verso i 1.290 metri di Piancavallo. A voler mettere alla frusta le squadre potrebbe essere grande battaglia, a meno che non si sceglierà di guardarsi, in attesa del secondo e ultimo giorno di riposo che prepara all’ultima e definitiva settimana.
La terza settimana
È il momento di fare i conti col bilancino e misurare le energie rimaste, la terza settimana dirà il vincitore del Giro al termine di una serie di tappe difficilissime.
Si parte subito con una frazione che porta da Udine a San Daniele del Friuli: 228 chilometri con un circuito finale fatto per vedere chi ha digerito il giorno di riposo e chi no. Un bel preludio alla tappa numero 17 che prima dell’arrivo a Madonna di Campiglio vede la scalata alla Forcella Valbona (1.782 metri), al monte Bondone (1.572 metri) e al passo Durone (1.022 metri). Nella serata del 26 maggio la classifica generale potrebbe essere già ben definita.

Ancora si potrà rivoltare tutto, però, nella tappa numero 18. Da Pinzolo a Laghi di Cancano. È la tappa del Passo dello Stelvio, dal Campo Carlo Magno al pronti via.
La tappa numero 19 è riservata ai velocisti sopravvissuti alle salite (e ai capricci) e premierà un corridore vero, pure se l’altimetria parla di un percorso quasi completamente pianeggiante. Roba da fuga, o roba da Sagan, all’esordio al Giro d’Italia.
Ma è già tempo di pensare alla tappa numero 20. Il menù di giornata prevede l’arrivo a Sestriere (2.035 metri) dopo aver scalato il colle dell’Agnello (2.744 metri), l’Izoard (2.360) e il Monginevro (1.854). Roba da si salvi chi può.
Infine, la cronometro finale a Milano. Sedici chilometri e mezzo per vestirsi definitivamente di rosa. Sul traguardo i corridori avranno nelle gambe tre settimane di corsa e 3.579,8 chilometri. Vale la pena sottolineare come nell’ultima settimana la lunghezza delle tappe, cronometro finale a parte, non scenda mai al di sotto dei 200 chilometri. La fatica potrà giocare brutti scherzi e si prevede un Giro aperto anche a qualche clamorosa sorpresa.
Saremo qui a godercelo e ve lo racconteremo tappa per tappa.
Redazione Cyclinside