26 apr 2018 – Un corridore britannico si è avvicinato a Simone Carbutti, responsabile dell’organizzazione del 73° GP Liberazione e gli ha fatto i complimenti per il percorso, il posto, l’organizzazione…
“Ma devi ancora partire, dimmelo dopo!” ha scherzato il responsabile di Cicli Lazzaretti al timone di questa edizione del Liberazione.
Si può riassumere qui il significato del Gran Premio Liberazione che si corre, come da tradizione, il 25 aprile. Poi si può dare un’occhiata all’albo d’oro con fior di corridori, poi divenuti campioni di prima fila, dopo aver calcato le strade romane.
Tutt’intorno c’è Roma e in questa occasione anche una giornata primaverile perfetta. La corsa ha visto un’ampia partecipazione straniera ma anche la defezione di alcune squadre per un tira e molla organizzativo che aveva indotto alcuni team a dare disponibilità ad altre gare dove non sarebbe stato giusto, poi, rinunciare.
Intanto ha vinto un campione, il ventiduenne veronese Alessandro Fedeli che nel finale è andato via avendo ragione di tutti gli altri tentativi di fuga che si sono susseguiti sul circuito di sei chilometri delle Terme di Caracalla. Un arrivo voluto preso con forza e la rabbia di chi è in attesa di una chiamata dai pro’ che potrebbe arrivare da un momento all’altro. Un arrivo comodo, che dopo la gioia ci si può permettere anche di scendere dalla bicicletta e sollevarla in trionfo sotto al traguardo.
Il gruppo dei pochi rimasti in gara dopo l’inevitabile selezione di un circuito che non fa mai sconti è arrivato a quasi un minuto.
Lo sport nel cuore di Roma è sempre un evento speciale. Non a caso ne ha dato risalto anche la Rai (seppure in differita). Un evento cui la città dovrebbe dare più risalto perché di appassionati di ciclismo a Roma ce n’è molti e qualcuno, avendolo saputo in ritardo, si è rammaricato di non essere andato a vedere la corsa (peraltro terminata a metà pomeriggio e non in orari scomodi neanche per i più pigri). E il pubblico troppo sparuto deve far porre qualche domanda.
Le biciclette nel circuito transennato e veloce sono un bel guardare e facevano notare ancora di più la differenza col traffico accaldato che sciamava distratto e nervoso verso il mare.
Una giornata di sport completa poi. La mattina c’è stata la gara femminile delle Elite. La vittoria di Letizia Paternoster è stata una bella conferma dopo i trionfi di Marta Bastianelli nelle prime due edizioni. Una vittoria da apprezzare anche per l’età giovanissima della Paternoster ancora più soddisfatta perché i suoi allenamenti, in questi mesi, sono fatti senza trascurare lo studio che punta al traguardo dell’esame di maturità.
La nuova classica del ciclismo femminile piace e funziona. Che poi chi aveva detto che a Roma ci sono le buche? Il circuito è apparso in buona salute come forse era da anni che non si vedeva. Una corsa che può essere una benedizione, tanto più se a vincerla, come ha fatto notare l’amico Stefano Bertolotti (speaker della gara), sono due che si chiamano Paternoster e Fedeli.
A Roma erano dei predestinati.
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Guido P. Rubino