Si fa presto a dire spettacolo quando hai quei nomi lì.
Sì dai, l’abbiamo pensato tutti, è la formula nemmeno magica e tanto vincente: prendi i corridori più importanti, che ti arrivano più in forma che mai e mettili dentro alla corsa più importante. Lo spettacolo, a quel punto, diventa conseguenza.
Facile no?
Insomma, non proprio. Abbiamo visto altre situazioni di avvii di Tour de France (facciamocene una ragione, è la corsa più ricercata e più di valore, ovvio che siano tutti lì) non altrettanto scoppiettanti.
Che poi l’avete vista tutta la tappa? Fino a una quindicina di chilometri dal traguardo i commentatori non sapevano più che argomenti tirare fuori e hanno rischiato di dare fondo subito a tutti i temi segnati sotto la voce “da leggere quando non succede niente”.
Insomma, è così, soprattutto se ti condanni a una diretta integrale come ormai è tradizione in casa Eurosport. È il ciclismo che funziona così, ma se si continua a raccontarlo così rischiamo di mettere in archivio una tappa come quella di oggi catalogandola come noiosa, quando invece è successo di tutto, sfortune comprese.
E per chiarezza diciamolo subito: è una fortuna che al microfono ci siano personaggi come Magrini, Gregorio e Moreno Moser (ma sarebbe stato bene anche Belli) che a un certo punto, infatti, partono per la tangente e parlano d’altro. E allora ti ritrovi lì, sul loro divano mentre inforchetti il pranzo del sabato e ti bevi il caffè per l’alzataccia fatta per andare in bici presto che poi ci sono il caldo e il Tour de France e finisci col riprometterti che domani la tv l’accendi più tardi e, al massimo, dai un’occhiata ogni tanto.
Che tutto sommato è estate.