Quand’è che una scorrettezza in volata supera il limite del regolamento e va sanzionata?
Mi è capitato di chiedermelo durante questo Tour de France e viene naturale il paragone col passato. Philipsen è stato criticato per diverse volate al limite, i giudici (dell’UCI) hanno valutato e lasciato correre. È stata giudicata, invece, intimidatoria l’azione nei confronti di Eenkhoorn per averlo fatto desistere a provare a entrare nella fuga durante la diciottesima tappa.
Come a dire: ok, non ti abbiamo tolto le vittorie, ma ti teniamo d’occhio, non esagerare.
Ma quand’è che si esagera?
“Quando si devia dalla corsia scelta generando o mettendo in pericolo un altro corridore” dice l’UCI.
Ecco non c’è un numero, ma una indicazione che lascia a interpretazione e pure a qualche dubbio sulla definizione di pericolo visto che spesso abbiamo visto considerazioni differenti.
Chiaramente fa effetto vedere una caduta, corridori che si fanno male e, nel migliore dei casi, ne subiscono le conseguenze nelle tappe successive. Quello è “pericolo”, non ci piove. E infatti i giudici sono andati spesso con la mano pesante sul corridore giudicato colpevole di aver innescato la caduta.
Tuttavia, in assenza di caduta, si può giudicare una manovra meno pericolosa?
Perché il dubbio che viene è proprio qui. Spesso la giuria lascia correre episodi discutibili solo perché nessuno, fortunatamente, si fa male. D’altra parte, se dovesse intervenire per ogni sbandata nei finali di tappa rischierebbe di sanzionare dieci corridori al giorno. Anche limitandoci agli ultimi 200 metri si potrebbero tirare fuori troppi cartellini gialli.
Accettiamo ovviamente le decisioni della giuria.
Ma mi resta un dubbio, soprattutto: quando Peter Sagan fu buttato fuori dal Tour per aver provocato la caduta di Cavendish, nel 2017, era meno colpevole di Philipsen che ha stretto Girmay in una delle volate di questo Tour de France 2023? La scorrettezza ha più peso se il corridore avversario decide di non frenare?
(con la collaborazione di Marco Dotta)