Omar Di Felice si è fermato. La sua avventura in Antartide finisce qui, anzi lì, interrotta da “gravi problemi personali”, come aveva annunciato il suo team il 4 dicembre.
Nessun commento in più fino al post, su Facebook, dello stesso Di Felice che spiega una situazione complessa, sicuramente peggiorata dalle condizioni meteo proibitive che sono andate oltre le aspettative e lo avevano costretto, in queste prime tappe, a percorrere pochi chilometri al giorno o a stare chiuso nella tenda in attesa di miglioramenti lenti, temporanei e non sufficienti ad affrontare il resto dell’impresa che si era proposto.
Ci vuole coraggio anche a decidere di interrompere un’impresa a volte, più che a proseguirla alla disperata. Di seguito le parole di Omar Di Felice direttamente dal suo post:
Non chiudo occhio da 36 ore: Sarei falso se non ammettessi che il sentimento predominante ora e’ “tristezza”.
Credo sia giusto raccontare cosa io abbia vissuto e cosa ci sia dietro quel “gravi problemi personali” che non mi ha permesso di andare avanti.
L’anno appena trascorso è stato un concentrato di dolore: mantenendo la riservatezza di cui ho bisogno per salvaguardare la mia privacy, mi sono trovato a lottare con cose ben più grandi di me, a partire dal ripresentarsi di problemi familiari che hanno accompagnato la mia vita.
Problemi dai quali sono emerse alcune gravi cose subite quando ero ancora bambino.
“Il corpo ricorda ciò che la mente dimentica”: Forse un giorno riuscirò a squarciare il velo di vergogna che copre una ferita ancora fresca.
Durante questa settimana, in tenda, mi sono trovato a non lottare più soltanto contro il freddo, il vento o l’equilibrio precario.
Gli incubi notturni non hanno abbandonato la mia mente. I risvegli improvvisi e le lacrime a bagnare il viso fino a non poterne più hanno reso difficile ogni più piccola azione.
Alcune brutte notizie hanno amplificato il tutto.
Non mi sono mai considerato un eroe.
Sono una persona normale che, come tutti, soffre e in quell’universo chiamato vita si trova ad affrontare il dolore di familiari malati gravemente, di traumi infantili da risolvere, di problemi che spesso si pensa erroneamente non riguardino chi ha il coraggio di inseguire i propri sogni attraverso vite straordinarie.
La scelta che ho fatto, di coraggio e dolore al tempo stesso, e’ stata l’unica possibile in questa condizione per non venir meno a quel patto di fiducia con la vita.
Fermarmi un attimo prima di rischiare di perdere completamente la lucidità e’ stato il passo più sofferto ma l’unico possibile.
So con quanta passione mi avete seguito: per questo vi posso dire che questo sarà solo il punto di ripartenza verso un orizzonte ancora più denso di sogni e sfide.
A partire dall’ ANTARTIDE: tornerò quaggiù ben prima di quanto chiunque possa immaginare. Lo devo a me, a voi e a tutte le persone che credono in questo progetto
Grazie di cuore per la vicinanza mostrata.
Omar
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