Era la mattina del 22 aprile del 2017.
La mattina che Michele è stato ucciso in strada.
Occupandomi di vita digitale e di come le persone comunicano, tante volte nei giorni seguenti sono andata a controllare quell’ultimo post su Instagram caricato da Michele la sera prima di quel maledetto sabato: lui e i due gemelli Tommaso e Giacomo.
Tante e tante volte l’ho portato in classe come esempio di una vita congelata nelle pieghe della Rete. Era sempre lì. Ingrandito sulla parete. La TV sullo sfondo, il tappeto con i giocattoli, Michele con i gemelli sulla schiena. E sotto quel post le persone hanno continuato a scrivere e scrivere anche a distanza di lungo tempo. Anche poche settimane fa. Più di 4000 commenti.
Fosse utile bisognerebbe continuare a scrivere a Michele ogni giorno, per illuderci di potergli regalare una parvenza di immortalità.
E in realtà la Fondazione Michele Scarponi nasce per rendere Michele immortale.
Nasce per ricordare al mondo come sia importante comprendere che venire uccisi per strada è uno dei temi più assurdi sui quali noi giornalisti siamo chiamati a scrivere. Perché per strada si muore: la strada oggi, in questo strano presente, non è di tutti e invece dovrebbe esserlo.
Non è pensabile avere il timore di prendere una bicicletta e non sapere se si farà ritorno a casa da vivi. Non è pensabile.
Eppure le statistiche dicono questo: 134 morti in bici in Italia da 1° gennaio al 3 settembre 2023 secondo il report dell’Asaps (bisogna sempre sperare che mentre scrivo non sia stato ucciso qualcun altro). Ai ciclisti si aggiungono anche i pedoni che sono ben 263 dall’inizio dell’anno. Tutti i fragili, i più esposti nel traffico, sulle arterie più frequentate ma anche in quelle di periferia perché le automobili e i mezzi pesanti vengono usati spesso come come armi pronte a spazzare via le vite degli altri e non conta il traffico, la densità di popolazione, l’industrializzazione e tutte quelle parole di cui ci hanno infarcito la testa per farci capire quanto la tecnologia faccia bene all’urbanizzazione, all’uomo del futuro, alla società moderna.
Oggi la strada è la loro, non è di tutti.
E invece quello che abbiamo il dovere di fare è di lavorare ostinatamente affinché la strada diventi un luogo sicuro per chi va in bici e per chi cammina a piedi.
Lo dobbiamo ai nostri figli che non hanno avuto la fortuna di vivere il mondo che abbiamo vissuto noi, fatto di ginocchia sbucciate e di corse in bici senza paura. Un mondo in cui i più piccoli andavano alla scuola elementare a piedi da soli: un salto al forno con la 500 lire per un pezzo di pizza e poi stretti nel grembiule e la cartella sulla schiena con lo sguardo attento ad attraversare al semaforo verde.
Lo dobbiamo a Michele, uscito per pedalare e tornare a casa da Tommaso e Giacomo e da sua moglie Anna, da sua madre Flavia e da suo padre Giacomo, da suo fratello Marco e da sua sorella Silvia.
Perché chi muore per omicidio stradale e chi resta sono le persone, esseri umani con un nome, privati di un futuro e di una normale felicità.
Pedalare per riprenderci la strada
Forse una piccola cosa: l’8 ottobre prendere la propria bici che sia da strada, una mountain bike o una bellissima Gravel o una moderna bicicletta a pedalata assistita e tornare a Filottrano e pedalare per Michele e per tutti noi.
Pedalare per riprenderci la strada.
E si pedalerà con le strade aperte perché se è vero che la strada è di tutti è necessario iniziare a convivere con rispetto dei più fragili, rispettando le distanze, le velocità anzi, le NON velocità. Solo così realmente potremmo dire un giorno di aver reso se non giustizia alla morte di Michele, almeno una parvenza di giustificazione. O forse no.
“Oggi so che non sono solo a sentirlo mentre arranco sulla bici sopra strade sempre nuove, ma intorno a me, sparso nel mondo, c’è un gruppo di persone, forte e unito, il cui scopo è quello di non dimenticare mio fratello, di ricordare e salvare Michele ogni giorno” (Marco Scarponi)
8 ottobre 2023 – 2° Scarponi Day
Se anche tu credi che la strada sia uno spazio e un bene comune destinato a tutte le persone, partecipa al 2° Scarponi Day per pedalare e nello stesso tempo impegnarsi a diffondere una nuova cultura della mobilità nel nostro Paese, mettere il piede a terra, come fece Michele e dire basta alla violenza stradale.
È possibile iscriversi online a questo LINK oppure direttamente la mattina della corsa in Piazza Garibaldi a Filottrano, luogo della partenza.
Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.fondazionemichelescarponi.it