Del resto è eloquente quel che ha detto Massimo Rosa, fratello del prof Diego, che, una volta tagliato il traguardo in 24^ posizione ha commentato: «Siamo riusciti per un po’ a dare una mano a Fabian. Ad un certo punto ci ha detto che si sentiva in condizione e ci ha chiesto di dettare un’andatura costante. Abbiamo fatto quello che potevamo, poi il caldo e il ritmo imposto dai migliori hanno fatto la selezione»
Quando i ritmi si alzano, dopo metà gara, la selezione vede in testa un gruppetto con dentro anche Fabian Rabensteiner, 32 anni, di Vilandro (Bz). È lui l’uomo più atteso degli azzurri e interpreta il ruolo perfettamente.
«È stata una gara durissima – ha detto il bolzanino -. Sulla salita più lunga ho accelerato. Mi sentivo bene. Piano piano si sono staccatati tutti e siamo rimasti io e il polacco. Ai meno quattro, su uno strappo che sapevo poteva far male, ho provato. Anche se in debito di ossigeno, mi sono detto ‘adesso!’».
Rabensteiner ha tagliato il traguardo sollevando la sua Wilier Triestina al cielo, in 3h53’30”, con una trentina di secondi sul polacco Lukasik. Più staccato l’idolo locale Jaroslav Kulhavy che era partito con i favori del pronostico.
Campione italiano Marathon nel 2020 e 2021, con questa maglia Rabensteiner coglie il risultato più importante della sua carriera: «Adesso la Dolomiti Superbike e poi inizio a pensare al Mondiale… ».