2 giu 2016 – Il velodromo Vigorelli, a Milano, riapre, o quasi. Mancano ancora venti giorni di lavori ma la pista è già rifatta ed è tutta lì. Mancano le rifiniture, tra cui la verniciatura finale che farà diventare le tavole di legno chiaro scure come uno Stradivari. Paragone non casuale perché per il ripristino del velodromo è stato utilizzato il legno della Val di Fiemme, quello usato pure per i violini.
I campioni sono lì, un po’ emozionati. C’è Bontempi, il velocista, Vigna, l’inseguitore, Gaiardoni, il fenomeno della pista, Mery Cressari, la recordgirl della rivincita femminile. Quella che dimostrò che in bici le donne potevano fare bene ed entusiasmare come i maschi.
Poi ci sono i ragazzini, quelli di oggi e quelli di una volta. Bruno Pizzul si sporge sulla rete a veder girare il suo campione che pedala tranquillo.
Lo stile è sempre quello e quando si ferma toglie gli occhiali per farsi fotografare, perché sua mamma gli aveva insegnato così. Poi torna in sella e gira sicuro e tranquillo. Quando accelera le mosse sono quelle dei filmati in bianco e nero di quella Olimpiade. Poi Marino Vigna rallenta e aspetta l’amico Alberto Masi, quello del negozio storico sotto la curva del velodromo, oggi in sella anche lui.
I “ragazzini” di oggi, invece, hanno i baffetti ricercati. Sono i figli del fenomeno urban che non è più un fenomeno. La bicicletta in città è cresciuta così tanto che ha fatto la rivoluzione. E ha pure salvato il Vigorelli. Perché se non fosse stato per quel comitato di appassionati dello scatto fisso probabilmente oggi cammineremmo in mezzo alle macerie di una storia che nessuno voleva più raccontare. Se n’è accorto anche il Ministero dei Beni Culturali che ha posto il veto all’abbattimento del velodromo e, dopo aver salvato la struttura ha salvato anche la pista. Tanto da convincere l’assessorato che sarebbe stata cosa buona e giusta avere il velodromo al Vigorelli. Che sta al ciclismo come San Pietro al Cristianesimo.
L’impianto è lì, i chiaroscuri indicano le zone nuove che si sono sommate a quelle vecchie. È stato recuperato il legno della vecchia pista, come a dire che si guarda avanti senza dimenticare la storia. Un bel colpo d’occhio a dire il vero, anche se qualcuno teme per la vicinanza di legno nuovo, ancora “vivo” con quello vecchio più stabile. Vedremo. Qualcun altro pone l’accento sull’irregolarità di una pista così lunga, sono quasi 400 metri e le piste moderne le fanno di 250. Ma va benissimo anche così. Solo Olimpiadi e Mondiali sono vincolati alla misura dei 250 metri. Tutte le altre manifestazioni si possono fare e l’omologazione è solo una questione di burocrazia che arriverà presto, speriamo.
Intanto siamo qui a celebrare il velodromo che rinasce per la quinta o sesta volta. Una spinta dal basso per salvarlo quando gli organi ufficiali se ne disinteressavano. La Federazione, cui verrà ufficialmente consegnato al termine dei lavori, ora si trova con una responsabilità importante perché ok la storia, ma qui c’è da organizzare un movimento che potrebbe essere la fortuna del nostro ciclismo, ne sarà all’altezza?
Un velodromo come il Vigorelli va meritato. Per ora se lo gustano i ragazzi del Comitato Velodromo Vigorelli. Chissà che proprio da loro non possa venire fuori qualche nuovo campione del futuro. Intanto hanno già preso gusto a girare in pista e il movimento, se ha pure dove esprimersi, potrebbe crescere. Sapete che c’è anche una gara di surplace proprio per celebrare la storia della pista?
Applaudiamo intanto. Il lavoro realizzato è bello e ha riguardato anche la copertura. Se la voglia e le promesse verranno mantenute non ci sarà nemmeno problema a recuperare i fondi per la manutenzione, che trattandosi di una pista comunque all’aperto (la copertura interessa le tribune) avrà bisogno di molta cura. Ma ne vale la pena e non è neanche una scommessa. Se mettiamo il naso fuori dall’Italia abbiamo anche da chi prendere esempio per diventare belli e fortunati coi velodromi. Basta solo sporgersi e ascoltare il rumore delle ruote sul legno. Difficile resistere a fare un giro. Partiamo!
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Guido P. Rubino
Articolo bellissimo, due sole precisazioni:
1) il Comitato Velodromo Vigorelli è composto non solo da giovani dello scatto fisso urbano ma anche e soprattutto da appassionati di vecchia data: addetti al lavori, tecnici, negozianti, squadre, produttori, etc. e soprattutto praticanti a 360°: dagli juniores allo stesso Marino Vigna. ;-)
2) i ragazzi dello scatto fisso SONO pistard, perchè da anni grazie ad una moda metropolitana hanno scoperto una disciplina bellissima da praticare come il Ciclismo su Pista ed oggi corrono con successo gare ufficiali, anche se molti del ciclismo istituzionale non lo sanno e gli arrivano dietro al traguardo… :-P
Saluti.
Giusta precisazione, grazie!