12 mar 2017 – Al di là del freddo risultato dell’ordine d’arrivo, quella di oggi era la tappa del silenzio. Si passava nei luoghi del terremoto, tra case distrutte e un popolo che riparte. C’era silenzio anche tra le ammiraglie stamattina. Silenzio e rispetto che metteva dietro l’interesse per la corsa per qualcosa di più grande. “Grazie per accoglierci” lanciava il messaggio la carovana, poi ripreso un po’ da tutti.
È il ciclismo che passa a dire che c’è molto da fare e si riparte da qui, anche con l’aiuto di una corsa in bicicletta che aiuta a non abbassare l’attenzione. Transenne per i ciclisti, transenne di strade chiuse che “da qui in poi è zona rossa” e se allunghi lo sguardo vedi il terremoto e il suo fantasma. La primavera che non arriva nel grigio e i cartelli di benvenuto hanno un sorriso beffardo. Era un paradiso qui. Tornerà ad esserlo. E dai prefabbricati qualcuno è venuto ad applaudire i ciclisti e ne ha un applauso di ricambio. Forti voi sui pedali, più forte tu che rinasci.
Poi c’è Sagan. Il personaggio che fa bis e dopo la vittoria a Montalto di Castro si mette in tasca anche questa tappa. Nella frazione che non ha visto al via Fabio Aru e ha registrato il ritiro di Yates, Quintana è ancora più solo in testa alla classifica generale.
Ma la gente guarda a Sagan. Sul traguardo l’iridato ha battuto Thibaut Pinot e poi, poco più indietro Primoz Roglic. Sembra normale amministrazione per il campione del mondo che continua a confermare una condizione in crescita. Poi afferma quasi scocciato: «Guarda che non è mai facile vincere».
Gli crediamo, ma a vederlo pedalare in quel modo, lui che affianca i compagni di squadra mentre fanno il treno per dare le ultime disposizioni, o rimonta posizioni in mezzo al gruppo, il dubbio che stia prendendo in giro tutti un po’ ti viene. Ma è fatica anche la sua. La fotografia dell’arrivo, mentre sta sfiancando l’ultimo a resistergli è vera e si legge anche a dispetto di quegli occhiali a specchio che cancellano lo sguardo e lo rimbalzano indietro come una domanda sgradita.
La salita la fanno tutti, qualcuno ne fa un po’ meno perché arriva prima, mettiamola così. Lui, il campione, è amato dalla gente e a volte mette in imbarazzo i giornalisti. Ma ha il suo stile e gli va riconosciuto. Non nega una foto a un autografo ai tifosi anche quando avrebbe tutte le scuse per tirar dritto. È un campione che arriva dritto al cuore delle gente e anche dei giovani, perché è pure quello che poi ti spiazza nelle risposte e ti parla dei suoi coetanei, oppure della situazione nel mondo e non dice mai fesserie. Poi vince pure. E allora come fai a non applaudirlo.
GR