19 lug 2018 – Non era il finale che ci saremmo aspettati, qualunque risultato avesse portato. Onore a Thomas e a tutti i primi, tranne che a Bardet.
Nibali a terra per colpa di due gendermi frettolosi di passare e per il pubblico che non lascia spazio. Non si capisce chi sia a far cadere Nibali, certo è che quelle moto, in quel momento, erano decisamente di troppo visto che non c’era spazio nemmeno per i ciclisti. Il gruppo dei primi che si ferma in maniera chiara: Froome li esorta e si mettono tutti in linea, un messaggio chiaro, lo aspettano. Perché una caduta e la sfortuna fanno parte della corsa. La disorganizzazione e la dabbenaggine di chi, pure in un momento difficile, di stanchezza e concitazione, non possono essere considerati parte della corsa.
Si fermano ed è Bardet a non starci. Parte e gli altri gli devono andare dietro e tanti saluti. Nibali a terra soffre, risale in bicicletta e insegue. E alla fine perde solo 13 secondi, dimostrando che la gamba era quella buona e che se la sarebbe giocata fino in fondo la vittoria di tappa e forse qualcosa di più.
È andata così, pazienza. Giù il cappello a Froome, campione e merito. Disgusto per chi ha rotto il patto.
Il ciclismo è anche questo, ma i campioni sono quelli che sanno anche conquistare compagni lungo la strada.
Vale la pena aggiungere che non c’è stato alcun fair play, le dichiarazioni dei corridori sono state univoche in questo senso. Il che manda a benedire il commento a caldo. Peccato, era meglio l’illusione di prima dettata da un’allineamento unico e impensabile a così poco da un traguardo tanto importante.
GR