Personalmente sono fortemente in disaccordo con le parole di Evenepoel che incolpa gli organizzatori del Giro di Svizzera per la morte di Mäder.
È vero che in passato ho criticato il Giro di Polonia per la caduta di Jakobsen. Un rettilineo in leggera discesa dove si prospetta un arrivo a ranghi compatti. Credo che in questo caso specifico si offra un pericolo gratuito e senza senso.
Ma nel caso di Mäder è tutta un’altra storia. Si parla di discesa finale da affrontare da soli o in piccoli gruppi. Tra l’altro non l’unica discesa del giorno. E non mi venite a dire che nell’ultima discesa i corridori sono poco lucidi, in questo ciclismo iper tecnologico e controllato: l’ultima discesa fa parte del percorso, e probabilmente la disgrazia poteva accadere lì come in una discesa a metà tappa.
Evenepoel vuole l’arrivo in salita, pensa che l’arrivo a fine discesa sia stato fatto per fare spettacolo. In realtà gli arrivi di tappa vengono fatti dove c’è la sponsorizzazione economica. In questo caso la sponsorizzazione è la cittadina che paga per avere l’arrivo di tappa, come in tutte le grandi corse a tappe. Lo “spettacolo” decantato da Evenepoel c’entra veramente poco.
Per me gli arrivi più pericolosi sono sempre quelli in pianura. Volate di gruppo dove a volte si superano i 70 km/h, gomito a gomito con altri 150 corridori. Spesso negli ultimi 10 chjilometri si superano diverse rotonde, e prendere un palo a centro rotonda a 60 all’ora può essere mortale come volare di sotto a una curva in discesa. Eppure Evenepoel non ha mai chiesto di trasformare le volate in arrivi in salita.
E quindi non si può fare nulla per la sicurezza? Deve rimanere uno sport di strada, duro e puro? Io credo di no. Sicuramente una parte organizzativa più attenta alla sicurezza ci dovrebbe essere. Per esempio un semplice cartello “curva pericolosa” poteva forse aiutare. In ogni caso, chi è mai sceso in bici dal Col du Galibier del Tour de France, saprà che non solo si scende facilmente a 70 – 80 km/h, ma anche che l’asfalto è tutto a saltelli, che non ci sono guardrail e che se guardi di sotto all’esterno delle curve vedi solo il vuoto. Ma, anche qui, non ho mai sentito Evenepoel dire di evitare il Galibier perché strada pericolosa.
Quindi se i corridori vogliono proprio inserire delle regole restrittive sui percorsi, devono valere per tutti, e non essere applicate al Giro di Svizzera mentre il Tour de France se ne tira fuori. Però non sento mai nessuno lamentarsi per le bici. Oggi basta dire ai corridori che un copertoncino fa guadagnare 3 watt, e per questo risultato si passa sopra a tutto. Le bici sono totalmente pensate per la prestazione senza alcun compromesso. È incredibile a dirsi, ma nonostante ci siano alle spalle organizzazioni enormi e prestigiose, molti corridori in gruppo sono posizionati male in bici. O meglio, sono posizionati per spingere, poi se la bici sia guidabile o meno non è importante. Ultimamente ci sono stati casi di esplosioni di pneumatici in discesa – cosa per me inconcepibile, pericolosissima – ma nessuno se ne è lamentato.
Era l’ora di Mäder. Io penso che a ogni corridore sia successo almeno 100 volte di pensare di avere avuto una fortuna sfacciata e di essersi salvato per miracolo. Questo miracolo non è avvenuto per Mäder. Tutti sappiamo che quando si scende a 100 all’ora non hai la tuta e il casco dei motociclisti, o le vie di fuga e la sabbia intorno. Speri sempre di rientrare nelle 100 volte fortunate.
Ho imparato col tempo che nonostante io non sia più in gruppo da tanti anni, ogni volta che sento un corridore morire avverto una fitta e penso che se ne è andato uno di noi. Ma dire che è stata colpa dell’organizzazione penso che sia veramente eccessivo.
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