O forse si. O forse ancora è dalla gara, dalla velocità che si impara ad andare piano, a non cimentarsi in competizioni agguerrite ed estreme. Quindi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, in bici si corre. E si gareggia. E si vince. E si perde. In bici, a qualsiasi età, si rischia. Si esulta. E ci si ritrova a terra a disperarsi per esser caduti, o esser stati troppo stanchi da abbandonare il gruppo.
Il tempo cambia
E poi ci si mettono gli elementi che sorprendono i 100 che si sono spinti fino a Gaiole in Chianti, la patria, la culla di una NON gara, il centro del mondo lento, la casa del ricordo e di quel movimento che ha fatto della parola GARA un termine da cancellare dal vocabolario della bellezza del ciclismo storico. Ciclismo che però fonda le sue radici sulle competizioni del passato e che quindi restituisce il senso a tutto questo. Al sangue, alle coperte buttate sulle spalle di giovani, tanto giovani, che hanno sfidato il freddo anomalo di un sabato di aprile, freddo che ha portato giù grandine e neve.
Oggi non vince chi arriva primo
Freddo che ha fermato il gruppo degli stremati 123, partiti da Siena con un tepore spuntato dalle nuvole dopo un inizio giornata battuto dalla pioggia, a poche centinaia di metri dalla Torre del Mangia, all’ombra della Fortezza Medicea. E con il passare dei chilometri, dopo aver sfrecciato giù per Pianella con il sole del meriggio, risaliti con il cielo che cambiava colore, tra le campagne di viti e lecci e frondose querce che li accompagnavano fino a Gaiole, passando davanti il monumento a Luciano Berruti che sembrava sorrider loro contento di tanta fatica, allora è lì, esattamente lì, dopo quel passaggio, che il fato li ha messi alla prova.
E allora giù grandine, neve, pioggia, vento, tutto come fosse la prova estrema del coraggio, tutto per ricordar loro quasi che non vince chi arriva per primo ma vince chi resiste più a lungo, chi rimane in piedi, chi, a dispetto della lentezza, vince la fatica e compie l’impresa.
E allora forse oggi si può dire che non siamo abituati alle gare.
Ma alla fatica, si.