29 giu 2020 – Era esattamente il 29 giugno del 1975 la prima gara in cui Roberto Bettini si trovò a puntare l’obiettivo della sua macchina fotografica sulla linea d’arrivo di una gara ciclistica. Aveva 14 anni e fotografò un altro ragazzino che di lì a poco avrebbe fatto la storia del ciclismo: Giuseppe Saronni.
Il contesto era il Parco di Monza, Gran Premio Fiera di San Giovanni riservato a dilettanti di terza serie e juniores. È l’inizio di una storia che porterà Roberto Bettini a diventare uno dei fotografi più stimati e apprezzati della famiglia del ciclismo, quelle facce che incroci e saluti alle corse anche se non sai bene chi siano. Il ciclismo “dal volto umano” che ritrovi e dà sicurezza in qualsiasi parte de mondo ti trovi a seguire una corsa.
Qualche anno dopo fu lo stesso Saronni a compiacersi di aver tenuto a battesimo il giovane Bettini. Destini che si intrecciano sulle strade del ciclismo.
Di lì a qualche anno, Bettini si trovò per la prima volta in sella ad una moto per seguire e fotografare una gara (il Trofeo Laigueglia del 1977, vinto dall’iridato Maertens davanti a Saronni), intanto collaborava con Soncini, l’addetto al fotofinish.
Il debutto ai Mondiali fu nel 1983, Altenrhein, Svizzera, per seguire le ragazze dell’AS Merate ma anche collaborando con la Federazione Ciclistica Italiana e poi, man mano, con le aziende del ciclismo fino a diventare il riferimento, nel mondo delle due ruote, dell’agenzia Olimpia (con cui allargò il panorama sportivo fotografando dalla Formula 1 al calcio).
Intanto il debutto al Giro d’Italia, nel 1979, ancora Saronni vincitore. Per il debutto al Tour ci vorrà ancora un po’ e fu quello del 1990 che vide Chiappucci in maglia gialla per otto giorni poi battuto solo da Lemond. Roberto Bettini non avrebbe più mollato il Tour tanto da riceverne una medaglia, al ventesimo Tour de France seguito, in occasione del ventennale, nel 2010.
Bettini è diventato nel tempo un ottimo fotografo anche grazie al rapporto speciale che man mano si è instaurato con i corridori che spesso ha potuto fotografare ben al di là delle pose ufficiali.
Oggi Bettiniphoto è un’istituzione e una sicurezza nel ciclismo. Negli anni Roberto è stato affiancato dal figlio Luca ed ha creato una schiera di fotografi che riescono a coprire anche gli aspetti secondare delle gare, spesso con foto irripetibili e strepitose.
Il bel ricordo, nel giorno della celebrazione, è di Alessandro Brambilla, speaker storico del ciclismo:
Redazione Cyclinside