In occasione dei 60 anni di Claudio Chiappucci, in queste ore a spasso per New York, lo abbiamo raggiunto brevemente con qualche domanda. Alcune leggere e telegrafiche, altre più introspettive. On the road, fra un bus e una bike lane, il “Diablo” ci ha risposto così.
Cosa avrebbe fatto Claudio se non fosse diventato un ciclista
Credo che Chiappucci, se non avesse fatto il ciclista, sicuramente sarebbe diventato un calciatore. Era il mio sogno nel cassetto. Poi sono andato alla bici per colpa di errori di altri, però almeno sono riuscito a fare il ciclista. Per tutta la vita ho pensato e continuo a pensare che se avessi fatto la carriera da calciatore sarei riuscito a far bene anche lì.
Il Chiappucci privato che nessuno conosce dentro le mura di casa com’è?
In privato non mi conosce nessuno. Sono per certi aspetti molto chiuso, le cose private mi piace tenermele e farmele da solo. Una cosa che posso dire è che in casa mi piace cucinare. Un hobby che coltivo spesso, anche perché me l’ha insegnato mia mamma e quindi ci tengo anche per quello.
Quanto pedali ancora, quanto vuoi pedalare… perché e che obiettivi ti dai.
Pedalo, pedalo ancora, pedalo tanto. E lo farò sempre, perché è la mia passione. È sempre stata la mia vita e continua ad essere la mia vita. Non voglio cambiare quello che nella vita mi ha dato le più grosse soddisfazioni. E poi, più passa il tempo più diventa una questione di salute: stare bene credo che sia la cosa più importante per tutti noi.
Cosa hai imparato dal ciclismo in 60 anni e come lo hai visto cambiare
La tenacia, la caparbietà, superare i momenti difficili. I momenti belli sono facili per tutti, ma quando arrivano i momenti difficili, ecco che viene fuori il carattere e l’umiltà. E stare in mezzo alla gente: un fatto che mi ha motivato tanto per diventare qualcuno.
Consigli per i giovani che iniziano
Stare attenti a non seguire troppo la tecnologia. Bisogna andare un po’ avanti con l’istinto, perché bisogna crescere col tempo e non ‘subito’. Un po’ meno tecnologia, più istinto, più naturalezza.
Il punto sulla sicurezza stradale
La sicurezza stradale sarebbe stato un punto importante di un mio eventuale impegno politico, se ne avessi avuto l’opportunità. Vedo che in materia c’è da lavorare tanto: tutti lavorano a parole ma poco sui fatti. Io vorrei vedere ad esempio tanti ex professionisti, di tutti i settori dello sport, insieme per creare un qualcosa che porti a migliorare la situazione italiana.
Come hai visto New York dal punto di vista del ciclista
La vedo in vantaggio nel confronto con l’Italia. C’è tanta segnaletica, ci sono tante ciclabili e gli automobilisti hanno molto rispetto. Mi ha fatto strano vedere così tante ciclabili in una metropoli così grande! Quindi è senz’altro possibile farlo anche nelle nostre città grandi, volendo. Come dice il proverbio, ‘volere è potere’.
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