I vecchi direttori sportivi dicevano che le ginocchia si scoprono da maggio in poi. Il Giro d’Italia è il passaggio dalla primavera delle Classiche all’estate del ciclismo.
Il Giro d’Italia è la stagione che cambia, lasciando da parte il calendario di una primavera pigra che non riesce a far sorridere il mercato.
Partenze e aspettative nel convergere di eventi, organizzazione, treni da prenotare, alberghi da confermare, maglie di ricambio, pantaloncini, caschi, ruote di ricambio. Ognuno nel suo ruolo si deve incastrare perfettamente, immaginando gli imprevisti e poi sia quel che sia.
Alle 13.50 tutto sarà perfetto, programmato, previsto. Il bip del cronometro darà il via al primo corridore e sarà ufficialmente Giro d’Italia e voglia di pedalare anche davanti alla TV, o almeno a bordo strada per chi si trova sul posto.
Basta una tappa e il Giro è già abitudine. Ricordate come vi siete sentiti in quel lunedì dell’anno scorso? Quello dopo la maglia rosa definitiva di Hindley a Verona. Improvvisamente orfani del Giro d’Italia. Ecco, ora siamo all’inizio. Riprendiamo da lì.
Ricominceremo anche noi con racconti e curiosità, anche pensieri. Perché la bicicletta è lo stimolo naturale del pensiero, l’unica cosa che si può fare, in bicicletta, è pensare, stare con sé stessi. Al netto degli auricolari che impartiscono ordini e consigli, lo fanno anche i corridori solitari. Quelli a cronometro e quelli in fuga.
Oggi si parte da una cronometro.