di Guido P. Rubino
Chi aveva paura che il ciclismo si stesse appiattendo, fino a qualche anno fa, non aveva fatto i conti con gente come Pogacar e gli altri della sua età. Lo Sloveno si inventa un’impresa da lontano, 50 chilometri e più da solo, dopo una caduta senza conseguenze tanto per sottolineare che l’impresa è Eroica, tanto di cappello a chi l’ha inventata, prima come cicloturistica e poi come gara pro’, diamo merito a Mr. Brocci da Gaiole in Chianti.
Impresa ed entusiasmo, applausi del pubblico italiano che riconosce il campione. La storia di Tadej Pogacar alle Strade Bianche è quella di un corridore che piace sempre di più per coraggio e forza al cospetto di corridori che non sono certo seconde linee.
La prima classica “vera” come ci piace considerare le Strade Bianche è il ritorno alla polvere del ciclismo moderno. E oggi di polvere ce n’è stata un bel po’, niente fango ché la pioggia è lontana nel tempo; in cambio il meteo ha restituito il vento così che la polvere, già sollevata da ammiraglie e corridori, diventasse ancora più insidiosa. E poi il freddo dell’inverno che resta aggrappato alle ruote dei ciclisti e del mondo che cerca la primavera. Echi lontani di altri freddi e tensioni diverse mentre le agenzie battono preoccupazioni di guerra.
Le battaglie che ci piacciono sono quelle a pedali che un attimo dopo ci si abbraccia passato il traguardo come Pogacar e Valverde al passo d’addio. Parleremo di queste lasciando dubbi e speranze altrove.
Una caduta a 90 chilometri dall’arrivo mette in crisi il gruppo, compresi Alaphilippe e Pogacar. È la distanza che alla Roubaix separa la foresta di Arenberg dal velodromo finale, chi soffre e chi si brucia a dispetto della temperatura.
I serpenti toscani
Un freddo tale che qualcuno è rimasto con i gambali per tutta la corsa, creando un po’ meno stacco tra il pubblico imbacuccato a guardare pelli intirizzite. Sterrati e serpenti toscani, che non sono animali pericolosi ma strade che scodinzolano sulle colline come una musica rilassante prima del finale in crescendo a partire dallo sterrato del Monte Sante Marie.
È proprio sulla salita più famosa che il gruppo risucchia i primi attaccanti e fa vedere Alaphilippe e Pogacar in grande… spolvero. E se l’iridato fa prove di allungo in salita, il vincitore del Tour de France si butta a capofitto nelle discese micidiali che inframezzano gli strappi del Sante Marie.
Un ping pong di scatti scambiati tra i due campioni che mettono il gruppo in fila indiana. Alla fine scappa via Pogacar con un allungo leggero in discesa, poi più forte in salita, quindi via a tutta e saluti a tutti gli altri.
Dietro ha resistito solo Carlos Rodriguez mentre il gruppo si allontanava velocemente verso il minuto di distacco.
Maglia e polvere, polvere e sangue della caduta a sottolineare l’impresa eroica, sfortuna in corsa, fortuna di immagine ancora più bella finale. Togliamoci il cappello davanti al campione.
Tentativi di recupero da dietro con Narvaez, Valverde, Asgreen e Wellens che provano e si guardano mentre Alaphilippe molla il colpo. Solo Asgreen nel finale prova a resistere cercando di rinvenire sul corridore di testa ma restando inesorabilmente a galleggiare sul minuto. Una volta ripreso ci riprova anche con l’incredibile Valverde a rosicchiare secondi mentre davanti si addentano chilometri sempre più a fatica.
Ma è solo un momento di indecisione, poi il gran finale per Pogacar che si vive la salita di Santa Caterina nel trionfo finale con tanto di un cinque dato a un tifoso sloveno.
Secondo Valverde, applaudito dallo stesso Pogacar nel saluto al ciclismo del fuoriclasse spagnolo.
I’m so glad to see everyone is upright.
Pure madness. What on earth? #StradeBianche pic.twitter.com/Qly3Cv7wpZ
— robyn 🥀 (@robynjournalist) March 5, 2022
Donne: Kopecky
Arrivo insolito sul traguardo di Piazza del Campo con una volata difficile da vedere dopo la salita di Santa Caterina che ha mostrato la difficoltà di gestire una sfida da velocisti sulle curve strette col rischio di finire disarcionati come un cavallo scosso del Palio.
È la fine che hanno rischiato di fare Lotte Kopecky e Annemiek Van Vleuten con l’Olandese che ha dovuto frenare all’ultimo per non finire sulle transenne e lasciando il vantaggio sufficiente alla Belga in maglia di campione nazionale. La Copecky si è aggiudicata le Strade Bianche femminile dopo una corsa d’attacco e bella gamba impolverata. Un finale così inaspettato che anche la regia della TV non ci ha creduto, inquadrando le retrovie invece della volata e tornando sulla vincitrice solo a traguardo già conquistato.
Corsa femminile che ha preso un profilo tattico definitivo negli ultimi 20 chilometri e si è definita solo nel finale quando, per un attimo si è rivista anche la nostra Longo Borghini, in realtà con gamba impolverata e pure dura. Nel finale è uscita dalle prime dieci.
5 mar 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside