12 ago 2020 – A leggerlo sui giornali e sui social si potrebbe dire che esistano due Mario Cipollini, uno è il corridore amato dal pubblico anche per il suo essere sempre schietto e sopra le righe. Quello che, proprio in tema di Sanremo, ci ricordiamo come frantumò il lunotto posteriore dell’auto del direttore di corsa, l’avvocato Castellano, reo, a detta del corridore, di aver fermato l’auto troppo vicino all’arrivo creando pericoli per la volata. E lui gli ha lanciato contro la bicicletta, tubi in acciaio anni Novanta.
Cipollini ne ha per tutti
L’altro è il Cipollini che col suo carattere esagera e ha esagerato. Protagonista anche di fatti di cronaca poco piacevoli che competono alla magistratura, ma che comunque definiscono l’uomo.
Questi due Cipollini convivono inevitabilmente, uno guarda al passato, l’altro cerca nel futuro per un cambiamento che probabilmente ci vorrebbe pure, proprio come Giano. Solo che il paragone finisce qui.
Cipollini ha scoperto da qualche tempo la potenza dei social e li sfrutta per dire la sua, di seguito ne ha sempre avuto parecchio. SuperMario si trova a interpretare la parte dell’escluso dal ciclismo che conta e non ci sta. Nell’ultimo video ha attaccato a testa bassa la Federazione e, soprattutto, Davide Cassani reo, a suo dire, di fare la marionetta per convenienza e di non avere il carisma e lo spessore per sostenere il ruolo del commissario tecnico della nostra nazionale.
Non entriamo nel merito della questione, molto più complessa di una chiacchiera da bar, Cipollini dice cose pure condivisibili ed è proprio per questo che non lo archiviamo come l’escluso che dà di matto. Però segue la via dello spaccatutto e questa, per uno che vorrebbe evidentemente avere un ruolo riconosciuto, non è la strada migliore. Non si fa squadra così perché chi volesse seguirlo si troverebbe presto a temerne le reazioni in caso di controversie. Lo vorreste un capo così sopra di voi?
Esagerato?
Cipollini ha certamente pagato il prezzo della sua visibilità. Il balzo alle cronache per i suoi presunti coinvolgimenti col dottor Fuentes sono stati cavalcati dalla stampa che riteneva amica e che non ha perso l’occasione per rincorrere lo scoop (una delle rare occasioni in cui il ciclismo comparì a piena pagina in copertina, per dire…)
E come in tutte queste situazioni si è trovato a essere rapidamente scaricato da chi prima lo osannava e, anzi, lo sfruttava. E, nonostante tutto, è rimasto una bandiera anche perché di cose da dire ne avrebbe.
Il rammarico di Re Leone parte da qui e tutto il resto è conseguenza. Il suo è uno sfogo, ma è meditato, non è il gesto di stizza dopo una volata finita male e in questo modo diventa un limite. Di politici che urlano ne abbiamo già abbastanza, non ne vorremmo altri anche nello sport. Un approccio diverso potrebbe avere molta più presa ed efficacia.
Guido P. Rubino