Se parliamo di mobilità sostenibile – cosa che comprende fortemente anche quella ciclabile – il 2023 è partito con il superbotto. L’11 gennaio, infatti, il Consiglio Comunale ha approvato l’ordinanza “Milano Città 30 2024”, provvedimento che si propone d’introdurre in tempi brevi una decisa moderazione alla velocità del traffico veicolare nel capoluogo lombardo. Una volontà nel solco delle iniziative che la Città Metropolitana sta portando avanti in maniera sempre più incisiva dai mesi del Covid, iniziando dalla tanto discussa ciclabile di Corso Buenos Aires, come dimostra l’ambizioso progetto Cambio, una visione del territorio fortemente collegata dal punto di vista ciclabile anche oltre ai tradizionali confini cittadini.
Milano che diventa Città 30 è un evento epocale per il nostro Paese. Esistono infatti già da tempo realtà anche importanti che hanno fatto scelte ampie ed efficaci sulla mobilità, come per esempio Pesaro e Bologna, ma se le cose accadono all’ombra della Madonnina il discorso cambia parecchio, perché Milano è una città dallo standing internazionale, come Parigi, Londra, Barcellona – per citare le ultime capitali europee che hanno avviato percorsi di cambiamento radicali – e può quindi trascinare tutto il resto dell’Italia verso questo tema.
Se Beppe Sala verrà ricordato come Anne Hidalgo, Boris Johnson o Ada Colau – sindaci delle città di cui sopra – lo vedremo, ma senza dubbio la scelta dell’Amministrazione milanese ha fatto schizzare il dibattito e l’attenzione al tema verso livelli mai visti. Quello che ci aspetterà nei prossimi mesi, quindi, sarà ragionevolmente una fortissima “battaglia mediatica” conseguente ai provvedimenti che Milano metterà in campo, con opposti schieramenti che riporteranno – con più o meno ragioni – le rispettive posizioni.
Manuale d’istruzioni
In questo contesto è stato organizzato, mercoledì 22 febbraio alla Cascina Nascosta dentro Parco Sempione (sede milanese di Legambiente, rappresentata da Federico Del Prete), un interessante seminario dal titolo “Città 30: Istruzioni per l’uso”, con il nobile scopo d’inquadrare il tema, evidenziarne benefici e criticità, far emergere alcune “buone pratiche”, affinché un percorso di questo tipo possa essere il più efficace possibile. Strumenti che serviranno sia per i dibattiti con gli amici sui social e alle feste comandate sia – e qui a nostro parere l’aspetto più importante – come “mappa del viaggio” per tutti gli amministratori e i tecnici comunali che vorranno impegnarsi in scelte concrete sul tema.
In buona sostanza, gli interventi degli ospiti, coordinati dagli attivisti del think tank “Sai che puoi”, hanno aiutato a rispondere alle domande che tanti si fanno (o si dovrebbero fare) quando si parla di riduzione della velocità: quali vantaggi da una Città 30? Quali costi e benefici? Come comunicare? Come coinvolgere le persone? A rispondere, con contenuti molto puntuali e una dialettica persino divertente, personaggi noti nell’ambito della mobilità sostenibile italiana, che hanno poi dialogato con i presenti, tra cui molti esponenti dell’Amministrazione milanese tra cui Marco Mazzei, consigliere portabandiera del provvedimento. Nel video che vedete in questo articolo, della durata di un’ora e venti circa, ci sono solo gli interventi dei relatori, che v’invitiamo a guardare in modo da poter giovare anche di foto utilissime foto e slide. Chi invece preferisce vedere tre puntate di una serie TV in streaming continui a leggere.
Pianificazione e visione
Primo a intervenire è stato Giuseppe Grezzi, assessore cinquantenne della città di Valencia (ma italiano “made in Basilicata”), che da 8 anni sta cambiando il volto della metropoli spagnola portando avanti con decisione politiche a sostegno della riduzione del traffico. Molto importante, per gestire un passaggio di questa portata, il “Tavolo della partecipazione”, che vede oggi oltre 80 soggetti civici misurarsi con l’Amministrazione sul tema. Tra i provvedimenti presi, quello di avere tutti i sensi unici della città a 30 km/h, aver raddoppiato i km di piste ciclabili, aver creato nuove piazze e marciapiedi più grandi. In brevissimo: -10% di auto, -27% di PM10, grandissimo aumento della qualità della vita.
È stato poi l’architetto urbanista Matteo Dondè, da quasi vent’anni pioniere e maitre a penser della mobilità ciclabile, a spiegare gli innumerevoli vantaggi di una Città 30, partendo dal suggestivo concetto di tornare a utilizzare tutte le strade principalmente come luogo d’incontro, un po’ come accade nei centri pedonali, e non come quasi esclusiva area di percorrenza delle auto. Riducendo la velocità – anche senza escludere il passaggio veicolare – la città e suoi spazi rinascono, e nessuno è mai tornato indietro, un po’ come Neo in Matrix dopo che ha preso la pillola rossa. È un “linguaggio”, quello della strada, che deve cambiare. In meglio, ovviamente.
Vantaggi e comunicazione
L’ingegner Alfredo Dufruca, invece, si è occupato di una cattivissima analisi costi/benefici, spietato strumento neoliberista che, spogliato di qualsiasi vocazione ideologica, calcola quanto “costano” le Città 30 in termini di tempo ed economici. Risultato: perdendo 24 secondi al giorno a testa, in una grande città del nord, si evitano in quella stessa città 3 morti e 400 feriti gravi. Oltre a tutta una serie di “risparmi” che incidono di più sulle strade locali piuttosto che su quelle a grande scorrimento.
Affare fatto? Non per tutti, se come spiega Irene Ivoi, dell’agenzia di comunicazione “bike friendly” Sottosopra, non è semplice convincere le persone della bontà di questi progetti. Tutto parte dal concetto “dell’incertezza della perdita”, ovvero che di fronte a misure di moderazione del traffico molte persone si concentrano sul tempo che possono perdere o sui disagi che possono vivere piuttosto che sui vantaggi. Allora meglio dare certezze su come cambieranno i tempi di percorrenza (“ci metterai un minuto in più”) e concentrarsi sui casi di successo noti, italiani o esteri, che mostrano i vantaggi di un modo diverso di vivere la città, evitando magari di parlare di morti e feriti, temi che toccano emotivamente quasi unicamente chi li ha avuti in famiglia.
Partecipazione e dati
Molto importante anche la partecipazione, come spiega Giuliana Gemini di Saichepuoi, facendo riferimento alla necessità d’ingaggiare i cittadini sulla progettazione della nuova Città 30, individuando esigenze e criticità, e al regolamento della Partecipazione del Comune di Milano, che può essere base per il necessario tandem tra Amministrazione e società civile.
Infine, a mettere qualche dato ci pensa il professor Lorenzo Pagliano, del Politecnico di Milano, che in maniera molto chiara pone il tema ambientale, legato alla necessità di rallentare la velocità per far diminuire l’accelerazione, causa principale dell’inquinamento per via delle abrasioni – con conseguente rilascio di polveri sottili – di freni, copertoni e asfalto. In questo senso, news del giorno e dati alla mano, le pesanti auto elettriche si rivelano più inquinanti di quelle termiche.
Una lunga chiacchierata alla quale, come si dice, seguirà dibattito. Ma è solo l’inizio. Milano Città 30 ha proiettato tutto il movimento, tutto il senso delle cose, verso il futuro. È l’occasione che tanti attivisti, e soprattutto questo Paese, aspettavano da decenni. Vale la pena di studiarla con molta, molta attenzione.
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