Quand’è il momento di cambiare la bicicletta?
Quante volte ci siamo posti questa domanda nel dubbio di avere un mezzo non più all’altezza, ma di che cosa? Cosa fa diventare vecchia una bicicletta?
La tecnologia che passa o solo l’estetica che non è più quella al passo con quanto si vede utilizzato dai corridori?
Questione di cuore e di tecnica
Il cuore sì, la bicicletta, anche se in giro raccontiamo altro, è un bene emozionale prima di tutto. Oggetto di desiderio prima, di culto poi. Questo, da solo, già basta a giustificare qualsiasi spesa e a prescindere dall’uso che ne faremo per davvero. E tutto sommato è anche la spesa meno importante, in assoluto, rispetto ad altri sport. La bicicletta di un corridore è comunque alla portata di tutti, non si può dire lo stesso per una moto e un’auto da corsa. Chiaro che, ragionando così, si rischia di avere voglia di cambiare bici a ogni nuovo modello, anche solo per il nuovo colore adottato dalla squadra o dal campione del cuore.
Diversa la questione tecnica che spinge esattamente dalla parte opposta visto che l’uscita di nuovi componenti, nuovi telai e nuove soluzioni non farà andare più piano la bici che abbiamo in casa né la renderà più pesante. Potremo continuarci a fare esattamente quel che ci abbiamo fatto fino ad ora, anche se un diavoletto ci soffierà il dubbio nell’orecchio.
L’esigenza tecnica è su un piano diverso. Quando certi componenti diventano obsoleti da non poter avere più ricambi, c’è poco da fare, è il momento di cambiare. D’altra parte, come testimonia il mercato del vintage, trovare ricambi usati può essere una strada percorribile.
La bicicletta invecchia
Far diventare vecchio il prodotto e far sentire “indietro” l’utente è la via più veloce utilizzata dal marketing per invogliare a un nuovo acquisto. Non c’è da scandalizzarsi visto che il fine di ogni azienda è fatturare il più possibile. Ma la decisione sta sempre a noi e dovrebbe essere scevra da pregiudizi. Difficile, certo, in un mondo che spinge sull’apparire più che sull’essere.
L’invecchiamento forzato di un prodotto è molto spinto nel settore tecnologico. Chi lavora con un computer spesso si trova spinto al rinnovo per la necessità di avere programmi aggiornati (per potersi interfacciare col resto del proprio mondo lavorativo) che non “girano” sui sistemi vecchi di qualche anno.
Ma la bicicletta, per fortuna, è diversa da un computer, se i ricambi si continuano a trovare perché pensare che stia diventando vecchia?
Nella natura della bicicletta c’è il far pensare. Quando si pedala non si può fare altro, nemmeno giocare col cellulare, e allora tocca pensare. Un po’ come quando si fa la doccia, ma più divertente. Tra i tanti pensieri si finisce inevitabilmente a dedicarsi alla propria passione. Cosa cambio? Cosa rinnovo? La devo cambiare tutta? Spesso basta poco, ma l’importante è sentirla nostra, quindi speciale della nostra unicità.
La bicicletta “nostra”
Qual è la “nostra” bicicletta? Quella su cui stiamo pedalando l’abbiamo comprata così com’è, oppure si è andata formando piano piano nel tempo?
La differenza è qui e per molti è il motivo per cui si fa fatica ad accettare un mercato nuovo che spinge all’usa e getta, che poi è un “usa e rivendi” e si crea lo stress di una svalutazione che va al contrario dei sentimenti: con i chilometri messi dentro a quelle ruote, nel nostro sentire, acquista più valore, altro che svenderla. Che ne sa il mercato? Certamente è altra cosa e anche il più accanito estimatore del consumismo si potrebbe trovare in difficoltà una volta che si innamora della bicicletta. Un oggetto che diventa estensione del corpo umano, quindi un po’ culto. Anzi meglio: innamoramento del piacere che dà e di quello che si restituisce. Viene voglia di trasformarla allora, la bicicletta, farla crescere. Era così fino a un po’ di anni fa.
Poi, a un certo punto, è cambiato tutto.
Dall’evolvere al cambiare
Il primo articolo che suscitò dubbi sulla logica usa e getta risale a parecchi anni fa, ricordate? Metà anni Novanta o giù di lì. Si parlava di movimenti centrali “a cartuccia”. Niente sfere e controdadi da regolare, ma vuoi mettere il vantaggio? Funzionano benissimo e quando si rovinavano si sostituivano. Semplice e veloce, solo un po’ più costoso. Ma meno lavoro meccanico e, in definitiva, più efficienza. Ere geologiche fa dal punto di vista tecnologico, i computer combattevano con Windows 95 e dalle parti di Apple si era attorno al System 9.
Era tutto ancora abbastanza standard, i movimenti centrali erano quelli e FSA aveva un catalogo di serie sterzo poco più grande di un depliant, non quel “Devoto-Oli” che sarebbe diventato di lì a qualche anno.
La bicicletta si comprava e poi si aggiornava e facendolo ci si innamorava del mezzo. Quando si cambiava la bicicletta “tutta insieme” era una piccola conquista ma a volte dispiaceva anche. Ecco perché, per molti di noi – con qualche capello bianco – le cose ora stridono un po’. Se la bicicletta la compri nuova tutta e tutta insieme è meno “tua” di quando la modificavi un po’ per volta. Un modo rateale e rituale che diventava parte del proprio essere ciclista. Tanto bastava.
Oggi sembra già tanto poter scegliere la sella e i pedali che spesso ci si porta dietro dal modello vecchio (soprattutto se si usano tipologie diverse dallo “standard Look” che è un riferimento sul mercato.
Fine. I prossimi interventi sulla bicicletta – dicono le statistiche – saranno di manutenzione sostituendo, eventualmente, quel che non funziona più, non aggiustandolo e, con poca probabilità, non migliorandolo con un aggiornamento che spesso diventa impossibile per incompatibilità. Poi nastro manubrio e coperture. Un salto in là possono essere delle ruote nuove che ci stanno sempre bene.
Compatibilità
Già, la compatibilità è una croce che per molti sa più di marketing che di efficienza. Servono davvero tutti questi standard? Motivazioni economiche vestite di efficienza più che viceversa, ma tant’è, quale azienda lavora per guadagnare meno? Però, come in tutte le cose, possiamo cercare il lato positivo. Nella ricerca continua di novità c’è un’evoluzione di proposte che diventano varietà enorme e quindi possibilità di scelta. Non esiste un bene assoluto, ma esiste quel che va bene a ciascuno di noi. Il “su misura” si è evoluto in una quantità di scelte così ampia che, alla fine, la bicicletta diventa comunque unica. Basti guardare l’assortimento di selle e manubri, ma anche di tanti accessori che possono corredare le biciclette moderne, piuttosto lontane dal minimalismo da cui discendono.
Ecco, se ci si fissa su questo, sul minimalismo e l’essenziale le biciclette invecchieranno meno. Se si fa riferimento a ciò che offre il mercato e, tanto più, ai corridori, la direzione è solo quella del sostituire a tutti i costi spesso con la frustrazione della novità dietro l’angolo.
Ma in fondo, la bicicletta nostra è quella che contiene i ricordi più belli o le aspettative migliori.
A voi la scelta.
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In mattinata ho lasciato un commento per sottolineare come la frase “La bicicletta di un corridore è comunque alla portata di tutti” sia un po’ avventata, tenuto conto che ormai i modelli top di gamma (normalmente usati dai corridori) di quasi tutte le marche hanno un costo intorno ai 14/15 mila euro. Se per voi è un costo alla portata di tutti … Ci sono un sacco di appassionati che guadagnano anche meno di 1500 euro al mese, dovrebbero lavorare quasi un anno senza spendere un centesimo per comprarsi una di queste bici.
Peraltro, visto che il mio commento non è stato pubblicato, evidentemente non volete ammettere di aver commesso un errore. E mi spiace molto, considerando che da anni seguo con interesse il vostro sito.
Salve, il suo intervento è stato pubblicato (lo abbiamo approvato quasi subito) sotto all’articolo da lei commentato (https://cyclinside.it/castelli-e-quick-step-alpha-vinyl-ecco-come-vestono-i-corridori/) dove le indicavamo, infatti, che probabilmente si riferiva a questo articolo.
Chiarito l’equivoco non possiamo che ribadirle quanto risposto anche stamattina:
” Salve Luigi, hai ragione. Ovviamente si tratta di biciclette speciali e magari non “necessarie” a tutti. Ma come valore assoluta siamo nei limiti di qualcosa di acquistabile con le dovute proporzioni rispetto ad altri sport dove si parla di centinaia di migliaia di euro.”
Un saluto
Innanzitutto ringrazio per la risposta.
In generale, e magari potreste portare avanti l’argomento, secondo me negli ultimi anni le bici da corsa (e anche MTB) al top di gamma hanno raggiunto prezzi inaccettabili.
Non mi sembra ragionevole che la Trek di Nibali (per fare un esempio) costi più di una FIAT Panda modello base.
Grazie Gigi. Sì, ne abbiamo parlato diverse volte (si veda qui: https://cyclinside.it/le-biciclette-costano-troppo/ e qui: https://cyclinside.it/bici-economiche-e-costose-quali-differenze/ ad esempio) ed è un argomento su cui torneremo sicuramente. Il problema, però, è anche nella percezione del valore reale della bicicletta. Ad esempio, una bicicletta top di gamma non si può proprio paragonare a una Panda… almeno a una Porsche dai! :-)
Guido
Avete assolutamente ragione, il mio non voleva essere un paragone. Una bici top di gamma è una Ferrari delle bici, non una Panda. Però, un appassionato che deve fare sacrifici per comprarsi una Panda, difficilmente potrà spendere una cifra addirittura superiore per comprarsi una bici.
“almeno a una Porsche” indubbiamente! :-)
Però altrettanto indubbiamente è sempre stata una virtù quella di sapere dare un valore alle cose, perlomeno di delinearne l’intervallo di valore economico appunto, indipendentemente dalle possibilità di spesa.
Se da milionario posso permettermi di pagare 1000 euro un banale pacchetto di caramelle ciò non significa che il mio acquisto sia stato saggio, oculato o in linea con il vero valore del bene appunto. “Emozionale” del resto è un termine che ho sempre ritenuto poco attinente alla saggezza.
Così comprendo che molti siano disposti, in tutti gli ambiti, a spendere cifre importanti sulla base di una IDEA dell’oggetto, ma la SOSTANZA dell’oggetto non può sottrarsi a una valutazione più oggettiva legata ai costi della ricerca, delle materie prime, delle lavorazioni e della sostenibilità.
Alla luce di ciò continuo a trovarmi perplesso di fronte appunto a biciclette il cui costo superi a volte quello di una piccola utilitaria, e trovo abbastanza ragionevole questa mie perplessità.
Buone pedalate!
Il presente e il futuro è saper aggiustare una bici in modo anche creativo se serve, realizzarsi pezzi in stampa 3d, sperimentare e osare oltre le compatibilità. Se sai che limite stai cercando di superare, ci sono buone probabilità che trovi la strada per farcela. Le produzioni spinte al limite e questa economia del consumismo prima o poi ci presenterà il conto, il pianeta è al collasso sia da un punto di vista ambientale che politico, compriamo un po’ di meno, trattiamo meglio quello che abbiamo, bici, cellulari, macchine, televisori, frullatori… Il mercato lo dobbiamo fare non subire.
certo che le bici di oggi hanno raggiunto dei prezzi in’accessibili ,io possego una bici Pinarello Dogma anno di acquisto 2020 costo oltre 5000.€ a distanza di 3 anni il suo valore di mercato si aggira sui 1800€ da quì capisci che i prezzi sono gonfiati e non reali .- Antonio