15 ago 2016 – Marco Villa non lo vedi scomporsi. Gioisce, sorride, parla con i suoi e analizza e si rituffa nei pensieri. È un operaio silenzioso Villa, ha esperienza che non basterebbe un’enciclopedia a contenerla tutta. Si è mosso nella vita come su pista e, all’occorrenza, ha saputo dare la stoccata vincente. Due occhi davanti e due occhi dietro, come ogni buon velocista che si rispetti. E sa vedere i talenti prima degli altri, prima anche di chi se li porta dentro e non se n’è ancora accorto.
In quest’Italia della pista che ci sta facendo sorridere spesso alle Olimpiadi di Rio, buona parte del merito, per i risultati in campo maschile, è sua. Ha centrato la preparazione giusta per gli inseguitori, ha consigliato bene Elia Viviani nell’omnium ed ora può sorridere per il bottino messo in tasca. Un po’ come Salvoldi, il ct delle donne che continua a collezionare medaglie e bei risultati. Ma tra i maschi c’è più guerra da parte delle squadre.
Intanto Elia Viviani, il pistard contro corrente, gira sulla pista e mette dietro di sé giri e avversari. Va forte in tutte le prove, vince l’eliminazione, fa secondo nel giro lanciato e si presenta da favorito nella corsa a punti che, per punteggi e regolamento è un po’ come “chi segna questo vince tutto” delle partite in spiaggia. Il regolamento è un po’ da rivedere ma certo lo spettacolo è elevato.
Soprattutto in una corsa che deve essere combattuta fino all’ultimo. Viviani regge l’attacco degli avversari, cade pure e riparte a tutta, ancora più forte, vince le volate e smonta il morale degli avversari. Siamo rimasti di ghiaccio a vederlo andar giù, ora quella caduta fa ancora più spettacolare l’oro che ha indossato. A Londra era stato bello, oggi è diventato bellissimo, maturo, intelligente e micidiale. E allora non ce n’è più per nessuno. Nemmeno per Cavendish che aveva puntato così tanto su questa corsa.
Abbiamo un signor campione, gente d’Italia. E Marco Villa può lasciarsi andare finalmente.
Ci voleva una squadra inglese, la Sky, per valorizzare un atleta che avrebbe potuto accontentarsi della strada dove pure porta a casa belle vittorie ogni anno. Perché correr in pista se non vale la pena?
Perché nel Team Sky c’è aria di Gran Bretagna, quella nazione che sta sbaragliando sulla pista in lungo e in largo non per caso, ma a seguito di un progetto ben pensato e realizzato. E allora se un corridore dice “scusate, vorrei andare in pista” non lo guardano male pensando che perda tempo rischiando pure di farsi male compromettendo la più proficua attività su strada. Anzi gli si danno gli spazi giusti per correre e allenarsi. E allora, come per magia, ti ritrovi un Elia Viviani, pistard italiano con accento inglese.
Redazione Cyclinside
Grazie Elia!
Grazie Villa!