14 apr 2019 – L’ha cercata e ricercata. Sembrava sempre in appoggio a qualcun altro ma alla fine, alla Roubaix, ha corso solo per lui. E che gambe ragazzi. Gilbert è partito a tutta davanti, forte di una squadra che sa sempre il fatto suo in queste corse.
Resta davanti, attacca definitivamente al Carrefour de l’Arbre e poi si trova da solo col migliore che gli potesse capitare: non Lampaert, pure in fuga con lui, ma con Politt, corridore che non poteva sperare nella vittoria ma che può essere felice di un secondo posto. È la legge del ciclismo e Peter Sagan resta dietro.
Entrano insieme nel velodromo in trionfo. Tutti in piedi ad applaudire. Gilbert campione, Politt fortissimo e va bene così. La volata è quasi scontata anche se qualcuno temeva sempre lo scatto impossibile.
Una corsa spettacolare come al solito la Roubaix, niente fuga o quasi e questa è già una cosa strana. D’altra parte parla pure di una gara molto tirata, media alta e nessuna squadra a dominare. Corsa asciutta e impolverata con le biciclette sottoposte alle botte pazzesche delle pietre. Quelle pietre che a vederle da lontano non ti rendi mica conto di quanto siano cattive. Da vicino, anche solo a passeggiarci su, ne vedi distanze e incostanza e il bello è che più vai forte e meno ti fanno male. A patto di saper dove portare la bicicletta.
Motore full gas e guai a lasciarsi andare. Se le pietre non si dominano saranno loro a dominare diceva Francesco Moser. Guai ad averne paura, diventerebbero spaventose sul serio.
Niente fuga ma selezione lo stesso. La sparuta compagine italiana perde Daniel Oss in una caduta sfortunata a più di cento chilometri dal traguardo.
A tutta dentro Aremberg, è una volata pazzesca che vede Van Avermaet, non uno qualsiasi, a entrare in testa. Una sbandata di un corridore richiede un’acrobazia di Sagan per non subirne troppo le conseguenze.
Non si va in fuga ma ci sono fior di corridori che si staccano da dietro. Non si vede bene come ma a un certo punto si scopre che anche Kristoff, uno dei favoriti, rema a quasi due minuti dai primi. La Deceunink Quick Step perde Iljo Keisse in una caduta incredibile contro un cartello. Ha pagato caro la fretta di prendere le posizioni.
A 67 chilometri dall’arrivo vanno via in tre e dentro c’è anche Gilbert. Ecco, questa forse è la prima storia che può portare al traguardo. Dietro i tagliati fuori sono tanti per pensare che si possa finire qui.
Nei settori che si susseguono nel gruppo ci sono fiammate di corridori importanti. C’è anche un Wout Van Aert fenomenale. Ma a prendere la situazione in mano è Peter Sagan. Sempre davanti e sempre nascosto sembrava non essere in forma, ma la sua tirata è di quelle che fanno male. Di quelle che non si fanno senza le gambe giuste. Dai tre davanti si stacca il compagno di Sagan: Rudy Selig che diventa una locomotiva perfetta nel tratto che prelude al pavè più diuro di Mons en Pevele. Tattica giusta mentre davanti rimane da solo tal Philippe Gilbert.
Non dura tantissimo il corridore belga da solo ma se la gioca bene. Aspetta i corridori che arrivano e si forma un gruppetto di eccellenza al comando della corsa.
È Peter Sagan a entrare per primo a Mons en Pevele, tra i primi. Tra gli inseguitori, invece, è Davide Ballerini che prende vantaggio sul pavé. Bella Italia.
Mentre davanti vanno forte dietro si fa la conta dei sopravvissuti. Van Avermaet è da solo e deve mettersi a tirare in prima persona. L’Ag2r prova a farsi vedere, ma intanto il vantaggio cresce. Davanti ci sono i campioni: Sagan, Van Aert, Vanmarcke, Gilbert, Lampaert e Politt.
Davanti si va d’accordo, dietro ci si guarda: a 35 chilometri dall’arrivo il destino di questa Roubaix appare segnato.
A 24 chilometri dall’arrivo le speranze italiane si spengono: Matteo Trentin molla il colpo e si lascia sfilare.
Davanti si va d’accordo fino a uno scatto di Gilbert. È lui che prova a stanare i compagni di fuga e si fa subito l’appello tra forti e meno forti, attenti e disattenti. E da questo scatto scopriamo Sagan attento e forte, Van Aert disattento e con le polveri ormai bagnate. Li segue Politt e poi basta. Lampaert copre le spalle al compagno di squadra, Vanmarcke cerca aiuti che non ha finché non è proprio Lampaert a ripartire per rientrare. Si porta dietro Vanmarcke ma non Van Aert.
E restano in cinque.
Al Carrefour de l’Arbre parte Gilbert a tutta e rintuzza Sagan facendo addirittura perdere le ruote e a Lampaert. Lo scatto di Politt è quello che spariglia la situazione. Risponde Gilbert, aspetta Sagan e i due fuggono via. Chi ci va?
Tocca a Sagan ora spingere a tutta per non buttare via la corsa. Davanti Politt tira quasi suicida, ma sa che così non potrebbe andare meglio tutto sommato. Non farebbe secondo con Gilbert e Sagan insieme, così almeno ha una sicurezza che vuole conservarsi.
I due vanno alla grande e vanno verso il velodromo di Roubaix. Vanmarcke litiga con la bicicletta, sembra un problema a una tacchetta oppure il cambio bloccato (gli dà un calcio). Intanto Sagan stacca la spina, nel finale non ne ha proprio più. Davanti restano in due, con un destino già scritto.
Redazione Cyclinside