18 ago 2019 – Il 103esimo Giro del Casentino resta in provincia di Arezzo. L’arrivo è allo sprint e se lo aggiudica Manuel Pesci, aretino di Castiglion Fiorentino. Un successo che vale la resurrezione.
Nella storia di questo atleta classe 1995 c’è una data mai dimenticata: 11 ottobre 2016. Ponsacco, la stagione è quasi terminata e su quel traguardo prestigioso Pesci si ritrova a terra. Appare subito gravissimo, ha fratture importanti dappertutto. Ricorda ed elenca: “Quattro vertebre, omero, clavicola e polso”. Ci sono giorni tristi di ospedale. Una degenza lunga. E la sua voglia mai sopita di tornare presto in bici.
“Ho praticamente perso un anno, ricorda”. Al campionato italiano di Boario Terme, un anno fa, non è ancora a posto, ma di chiudere con la bici non se ne parla. Un tabù. Il 2019 gli sorride e il secondo elenco è di natura diversa: “Due secondi posti, due terzi, tre quarti, quattro quinti. Da mesi sono negli ordini di arrivo”. Sorride Pesci (ASD Team Malmantile) sul podio del Giro del Casentino con indosso quella maglia che nel 1939 portò Fausto Coppi. Il successo lo ha colto a suo modo, in volata, battendo Lorenzo Quartucci (Team Cinelli) e Michele Corradini (Fortebraccio) vincitore un anno fa.
Grande sconfitto della giornata il Team Biesse, in testa a far l’andatura per buona parte della gara.
Si parte da Corsalone, frazione del comune di Chiusi della Verna (santuario francescano) con un sindaco, Giampaolo Tellini, che per il ciclismo vede e stravede. Percorso veloce quello disegnato dell’UC Aretina 1907, tra i saliscendi della valle cara a Dante Alighieri, con il castello di Poppi in bella vista.
Si scende fino ad Arezzo con passaggio nel bel mezzo del centro storico e si risale tutta la valle. I partenti sono 156 e dopo 120 km di gara il gruppo è ancora solido. Diego Frignani (Gragnano) allunga. Dietro incalzano e passato Soci vira a destra verso Avena. Inizia la salita che porta a Camaldoli e il gruppo si allunga con le prime vittime. In testa si portano Arthur Sowinski (Vpm Porto Sant’Elpidio), Gabriele Benedetti (Mastromarco), Manuele Tarozzi (Emilia Romagna), ma a Moggiona transitano in quaranta. Attivi gli uomini del Team Cinelli, Valter Ghigino, Lorenzo Quartucci e il colombiano Santiago Buitrago che scatta a fa il vuoto per conquistare il Gpm di Camaldoli con gli immediati inseguitori a una manciata di secondi. La discesa è tecnica e serve per reimpostare la corsa. Scattano Fabio Mazzucco e il fresco vincitore a Capodarco Filippo Zana (Sangemini), Benedetti e Matteo De Bonis (Hato). Rientrano Corradini, Pesci e Gianni Pugi (Sangemini). Si forma un drappello di dieciassette uomini.
“Mi sono messo sulla ruota di Mazzucco, ho sfruttato la scia e saltato Corradini”, dice Pesci. Adesso un nuovo obiettivo: il Giro del Valdarno, internazionale che si corre a Figline (Firenze) a inizio settembre. Il professionismo? “Ho avuto contatti, ma non c’è nulla di solido”. Resta la soddisfazione, grande, di poter regalare molto a questo sport in cui gli elité come Pesci e Corradini non sono figli di un dio minore. Per Pesci, il Casentino è il coronamento di una carriera iniziata da giovanissimo nel team Arezzo Bike guidato da Romano Marchesini. E il ragazzo di Castiglion Fiorentino guarda avanti, con la consapevolezza di aver ritrovato se stesso e sgominata la paura.
@lorenzacerbini