Preciso, deciso, chirurgico: Filippo Baroncini si veste di iride al Mondiale Under 23 in Belgio. Si è presentato da solo sul traguardo di Lovanio, Loewen, dopo una corsa perfetta degli Azzurri. Baroncini d’oro dopo il secondo posto all’Europeo. Nella fase centrale di gara era anche rimasto coinvolto in un piccolo “groviglio”, ma senza conseguenze, neanche dal punto di vista energetico visto che, nel finale, ha avuto forza a sufficienza per contenere il gruppo che lo inseguiva. Ma, da vero cronoman, non ha mollato. Ha tenuto alla grande ed è giunto a braccia alzate sul traguardo.
Quando si guardano le corse dei “dilettanti”, gli Under 23 attuali, ci si aspetta sempre una gara battagliata. Ma il percorso complicato di questi Mondiali in Belgio ha suggerito prudenza anche alla combattività dei corridori più giovani.
Per la bagarre è toccato aspettare un po’ a fare la conta tra i superstiti di curve, cadute e confusione. Bene gli Italiani che hanno corso sempre davanti fino a infilare Andrea Colnaghi nella fuga buona nell’ultima parte della gara. Quella sufficiente a far lavorare gli altri dietro.
Ha preoccupato un bel po’, nel finale, l’allungo di Mauro Schmid, quello che ha vinto la tappa di Montalcino al Giro d’Italia (battendo di furbizia il nostro Covi), Under 23 sì, ma allenamento e passo da professionista.
Un lampo che si spegne negli ultimi chilometri quando il gruppo riassorbe tutti quanti e parte il nostro Baroncini. Si chiama Filippo, è il nome del momento nel ciclismo italiano.
E per domenica?
Se la corsa degli Under 23 è un biglietto da visita per gli Elite, il percorso del Mondiale in Belgio farà andare a dormire preoccupato più di un corridore e sicuramente tutti i direttori sportivi delle nazionali che contano (almeno tutte quelle che non andranno nella fuga di prima mattina che sarà puntuale a inizio corsa).
Non è tanto una questione di tattica, abbiamo spesso visto come la gara dei giovani abbia avuto uno svolgimento tattico completamente diverso da quella dei pro’, anzi degli Elite, quanto dal punto di vista del pericolo.
D’altra parte lo avevamo notato anche nella nostra ricognizione sul circuito, diverse settimane fa: ci sono diverse trappole lungo il percorso fatte di strade che si rimpiccioliscono all’improvviso, vere e proprie strettoie cittadine, curve che, da una strada larga, infilano i corridori in autentici vicoli, marciapiedi bassi, spartitraffico, e poi salite secche e strette che se non si fa in tempo a mettere il rapporto giusto si resta bloccati, piede a terra e traffico bloccato. Ecco, in qualche caso si sono viste anche le ammiraglie in difficoltà nel gruppo che si sbriciolava dietro. C’è stato anche uno sbaglio di percorso, di quelli che scandalizzano in qualsiasi corsa minore, figuriamoci a un Mondiale. Come un errore di ortografia al tema di maturità classica.
Insomma, c’è da stare con gli occhi aperti per non buttare tanto lavoro nella spazzatura per una distrazione o anche solo per essere stati troppo dietro nel momento cruciale, perché su certi strappi non ci sarà spazio per passare se si prendono troppo dietro. Solo che davanti i posti saranno limitati e ci vorranno forza e autorità per restare davanti.
Metteteci pure che il meteo, nel pomeriggio di domenica, promette pure un po’ d’acqua a rendere scivoloso il pavé delle salite e dei centri abitati e il quadro della preoccupazione è servito.
Dopo la vittoria di Filippo Baroncini, tuttavia, un po’ di ottimismo ce lo possiamo regalare.
24 set 2021 – Riproduzione riservata – Redazione Cyclinside