10 set 2016 – Si è quasi concluso un Giro di Spagna molto bello e che ha visto incertezza fino all’ultimo nel risultato. Ormai manca solo la tappa di domani, ma il profilo pianeggiante non sarà un problema per il leader della classifica, e Quintana ha resistito molto bene agli attacchi del britannico Froome, soprattutto dopo la cronometro di ieri che il vincitore del Tour ha dominato con sicurezza.
Vedere Froome soffrire e pescare oltre i dati del suo misuratore i potenza ci ha restituito l’umanità di un corridore che è forte, fortissimo, ma troppe volte abbiamo visto legato a una tattica senza speranza di fantasia. E invece già al Tour de France ci ha regalato spunti interessanti. Tanto più ora, alla Vuelta, dove si è trovato nella situazione di dover attaccare, invece che difendersi. Bene così.
Bene, anzi, meglio ancora il cuore di Alberto Contador. Lo spagnolo, uscito di scena troppo presto al Tour, è rimasto uno dei pochi corridori fantasiosi (e forti) del gruppo. Uno che osa anche se sa di essere predente rispetto a un avversario.
Ecco, ricordiamoci questa cosa: il bello del ciclismo è proprio il fatto che possa vincere, con la tattica e col cuore, anche il corridore più tenace. Non solo il più forte. E a guardare troppo il misuratore di potenza c’è rischio di non far andare più l’avversario in fuori giri per rispondere col carattere ad attacchi impossibili. Questi guarderà il suo misuratore, andrà alla massima potenza che può permettersi e, se più forte, non potrà che prevalere. Se è questo il ciclismo tecnologico possiamo anche dire no grazie. E infatti Quintana, Valverde e Contador, qualche tappa fa, ebbero proprio a dire qualcosa al riguardo: “Meglio togliere i misuratori di potenza in corsa, se vogliamo vedere la fantasia”. Come dargli torto dopo aver visto certi modi di correre?
Magari potremmo scoprire che senza misuratore di potenza si potrà andare anche più forte. Chissà, misteri del ciclismo che piace e conquista il pubblico. No?
GR