17 mag 2019 – Ci vuole la tappa a L’Aquila, ancora una volta, per rompere la noia della prima settimana. A dire il vero già la tappa di ieri ci ha regalato adrenalina. Ma L’Aquila è uno spettro che incombe sulla tattica. Anni fa proprio da queste parti si consumò una delle più formidabili fughe bidone che rischiò di stravolgere la classifica generale in maniera irrimediabile. Era il 2010 e in fuga andarono in 56 a celebrare una città distrutta dal terremoto.
Sì, quasi mezzo gruppo. Roba che fece gridare allo scandalo, perché quando c’è una fuga del genere, prima di stare a ragionare su chi ci sia dentro, la si va a riprendere, così da vederli bene da vicino.
Prima ancora, sempre L’Aquila fu lo scenario in cui si consumò la fuga bidone del 1954 che portò Clerici a vincere il Giro beffando Coppi e Bartali che avevano lasciato fare un po’ troppo.
Inevitabile non ripensarci vedendo i primi chilometri di una tappa corsa sin da subito col coltello tra i denti e schiaffoni.
La fuga non parte, la fuga parte ma sono 19 che non piacciono e c’è da recuperare. Si mette davanti la Bahrain e anche la UAE di Conti, la Maglia Rosa che col cavolo che pensa di mollarla e si mette anche in prima persona a tirare, cuore da gregario abituato alla fatica degli inseguimenti.
Cento chilometri all’arrivo.
Li riprendono a va via un’altra fuga, stavolta con l’approvazione del gruppo che però non deve mollare troppo il colpo: non è una tappa qualsiasi, si arriva a L’Aquila ed è meglio non fidarsi che non c’è due senza tre.
La media oraria vola a più di 45 chilometri orari per buona parte della corsa e la fuga a 10 devono contenerla solo quelli della UAE. Polanc e Ulissi si prendono carico dell’inseguimento ma non bastano loro. È il momento delle alleanze e il gruppo rimane un lungo serpente che ondeggia, si scuote e sembra in trappola. Da dietro un corridore della Movistar si sbraccia contro la telecamera troppo vicina.
Sembrava quasi uno scherzo ma Rojas ci crede davvero a soffiare la Maglia Rosa a Conti. Poi arrivano i nostri. La Bardiani inizia a tirare e anche altri.
Dove non arrivano le alleanze arriva la voglia di vincere la tappa di chi ricomincia credere che la fuga non arrivi più così come era stata pensata da qualcuno e soffiata sotto voce a qualcun altro.
Il distacco di Rojas da Conti diminuisce, per un attimo diventa il secondo maglia rosa virtuale, poi le cose tornano a posto e gli italiano respirano.
C’è “solo” da giocarsi la tappa che rimane appannaggio dei corridori in fuga che da dieci rimangono in sei, compreso Rojas che per un tratto si stacca pure, gestendo le forze e prova pure il colpo da finisseur.
Il contrattacco di Bilbao è quello decisivo. Ci prova Formolo a chiudere, gli altri dietro a soffrire, a morirci in bici, ma non c’è niente da fare. Vince il corridore dell’Astana, con pieno merito.
GR