1 giu 2019 – Tifosi protagonisti in negativo nella ventesima tappa del Giro d’Italia.
No signori, così non va bene. Tifare è una cosa, incitare, urlare, correre (nei limiti) è lecito, ma mettere in pericolo i corridori (e, in definitiva, anche la propria incolumità) è inaccettabile.
Nella ventesima tappa del Giro d’Italia abbiamo visto almeno tre episodi da stigmatizzare assolutamente.
Facciamo il punto.
1. La spinta a Roglic
Un tifoso corre dietro ai corridori, individua Primoz Roglic e lo spinge. Una spinta reale, con la mano appoggiata al corridore. Rimane lì per una ventina di secondi, finché resiste nella sua corsa estenuante in salita. Venti secondi di spinta: dieci secondi di penalizzazione in classifica per lo sloveno.
Cosa avrebbe dovuto fare, voltarsi e dargli uno schiaffo rischiando una squalifica per questo?
Situazione difficile quando il tifo diventa altro: i corridori non vanno toccati e non gli si corre a fianco, se non a debita distanza. E se non c’è spazio si sta fermi e basta, applaudendo e tifando.
"Ma cosa fa questo qua???" 👀
Primoz Roglic si prende l'aiutino in salita, e via… 😎#EurosportCICLISMO | #Giro | https://t.co/yeuDfRYfGo pic.twitter.com/afgMarT74K
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) June 1, 2019
2. corsaLopez a terra
Perché qualche minuto dopo è la volta di Lopez a subire un danno da un altro fenomeno. Un uomo corre con i corridori, si trova in mezzo a loro e inciampa. L’immagine televisiva è confusa ma il risultato è eclatante: Lopez e l’uomo a piedi rovinano a terra. Il corridore colombiano si rialza e d’istinto accenna a schiaffeggiare il tifoso. Qualche sberla la assesta. Si vede che si trattiene e come ultimo gesto di rabbia gli fa volare via il cappello. Poi torna in bicicletta e, un po’ a fatica, con l’aiuto di un altro tifoso e di un compagno, riparte.
Nessuna punizione per lui e ci mancherebbe pure. Dopo l’esperienza di Wladimir Belli che fu squalificato per aver sferrato un pugno a un tifoso, qualcuno si era pure preoccupato per la sorte di Lopez. Nessun provvedimento e, aggiungiamo: ovviamente. Quella di Belli, a suo tempo, fu probabilmente la reazione a un insulto.
Il gesto di Lopez verso il tifoso, dopo che lo aveva già fatto cadere, è stata una reazione istintiva più che comprensibile. Aggiungiamo che cadere in bicicletta non è mai bello, nemmeno in salita. Spavento, dolore e paura ci sono sempre.
Lopez in quel momento poteva giocarsi la tappa e pure la posizione in classifica. Aveva dimostrato di averne le potenzialità nelle gambe. Tagliato fuori per una cosa del genere proprio no. Anzi, viene da pensare, troppo calmo è stato.
Proprio qualche giorno fa avevamo detto della compostezza dei tifosi. Oggi tutto il contrario. E purtroppo i casi cui abbiamo assistito non possono neanche dirsi isolati. Troppi indisciplinati oggi.
3. Ultimo chilometro
Oltre a questi due casi eclatanti abbiamo notato anche altro, all’ultimo chilometro. Proprio dove inizia il tratto transennato c’erano tifosi sul percorso e addirittura seduti a terra (e nessuno li ha fatti togliere evidentemente). Un arrivo in salita è certamente meno rischioso di un percorso pianeggiante, ma oltre le transenne non si sta: è vietato.
Da un punto di vista legale, quei tifosi stavano rischiando tantissimo: una caduta di un corridore li avrebbe messi in condizione di vedersi addebitato un danno anche importante. Così come rischia, ora, l’uomo che ha fatto cadere Lopez e che, di fatto, gli ha tolto le chances di vittoria nella tappa odierna. La giurisprudenza parla chiaro, un bravo avvocato potrebbe fargli passare la voglia di fare sciocchezze per qualche generazione.
Anche dove non ci sono transenne, occorre immaginarle e renderle invalicabili. Ne va della sicurezza dei corridori, dei tifosi, e anche del portafoglio.
Pensateci prima di lasciarvi andare.
Redazione Cyclinside
Sono d’accordo che la reazione di Lopez sia istintiva e comprensibile, ma non doveva esserci. Era in mondo visione e non si può giustificarla nè approvarla. Non è un buon esempio come non lo il comportamento del tifoso, naturalmente. Per me, quindi, una qualche sanzione disciplinare doveva esserci.