27 mag 2019 – Se li mettete affianco, Roglic e Tolhoek vi sembreranno uguali. Giusto un centimetro di differenza, per cui è stato giusto e anche azzeccato che il capitano avesse vicino il gregario più simile a lui per soccorrerlo con la propria bicicletta in caso di necessità, come è capitato nella quindicesima tappa.
Simile ma non uguale e qui la differenza è stata talmente ampia da essere visibile nella pedalata dello sloveno in salita e, peggio, nella guida in discesa.
Se prendete due ciclisti identici probabilmente la bicicletta sarà differente. Non serve ripetere qui i motivi (proporzioni differenti, elasticità, vizi di posizione e così via) di queste differenze, ma sta di fatto che se gli fate scambiare la bicicletta si potrebbero trovare male o comunque non al meglio. Come Roglic ieri con la bicicletta di Tolhoek (nella foto d’apertura). Entrambi con una Oltre XR4 di Bianchi, ma, evidentemente, con regolazioni differenti.
Se in salita la cosa è stata compensata dalla buona condizione di Primoz Roglic, che spingeva lo stesso a tutta, magari spendendo di più, ma comunque difendendosi in maniera più che egregia, in discesa le cose sono peggiorate clamorosamente perché su una bicicletta che non è la tua non puoi avere quelle sensazioni che ti permettono di distribuire i pesi. E Roglic, ieri, venendo giù dal Civiglio, sembrava quasi “appeso” alla bicicletta del suo compagno di squadra. Non era certo l’esempio di stile che abbiamo più volte sottolineato come postura e atteggiamento.
Il risultato è stato che, arrivando al limite, non sia riuscito a gestire la bicicletta. E dovendo rispondere a un Nibali scatenato che, per di più, quella discesa la conosce meglio di chiunque altro in gruppo, è stato logico dover rischiare superando il limite.
Il risultato lo abbiamo visto:
Redazione Cyclinside