26 giu 2016 – Dopo vent’anni sul web Eric Norris, il “ragazzo di CampyOnly” – così si definisce nella presentazione sul sito, ha deciso di dismettere le pagine web che ha curato sulla storia del marchio italiano. Conoscevate CampyOnly?
È (era) un sito web molto attento alla storia di Campagnolo e alle sue novità. Praticamente era diventato un punto di riferimento per gli appassionati prima che il web esplodesse con le potenzialità attuali. Il sito era on line dalla metà degli anni Novanta e il lavoro paziente del suo autore aveva permesso una raccolta importante di dati e informazioni piuttosto precisi (pochissimi gli errori che avevamo riscontrato anche nelle nostre ricerche che più di una volta sono partite proprio da lì).
Il sito, dimesso a fine marzo, al momento è ancora on line e speriamo che rimanga così, che almeno il suo autore ne mantenga il dominio e l’archivio. Le informazioni, navigando un po’, sono ancora raggiungibili. Peccato per il mancato aggiornamento però.
CampyOnly, a ben guardare, non era solo un sito dedicato alla casa italiana, ma si tratta della testimonianza di una passione per un certo tipo di ciclismo che ha anticipato l’esplosione del vintage che ora coinvolge anche noi. Curioso e indicativo che questo sia partito proprio dall’America, piuttosto che da noi che, anzi, tendiamo a snobbare i marchi italiani.
Però fa riflettere anche quanto scrive Erico Norris nel suo commiato: «Non smetto certo di pedalare, ma ammetto di aver perso interesse per i prodotti Campagnolo che sì, sono leggeri ed efficienti, ma hanno perso a mio avviso un po’ del loro stile che li aveva fatti così affascinanti ai miei occhi». Questa, in sostanza, la spiegazione dell’autore che teme nell’uniformarsi di Campagnolo a qualcosa di diverso dal suo stile. Difficile, certo, immaginare una risposta. Campagnolo per impostazione aziendale, ha sempre puntato a prodotti al massimo delle prestazioni e senza compromessi e guardando poco al passato se non per la coscienza della propria, fortissima, storia che è diventata tradizione. Probabilmente ben oltre le aspettative del marchio stesso che, negli anni, è diventato un fenomeno di culto (come è stato raccontato pure nel libro “Campagnolo, il mito – Bolis edizioni, 2015).
Un punto di riferimento da mantenere e che è testimonianza di uno stile italiano che continua a farci essere invidiati nel mondo.
GR