di Maurizio Coccia
È una delle bici che ha stuzzicato di più l’interesse dei biker dell’XC nell’ultimo scorcio del 2021, è anche quella che fatto discutere parecchio i rider di questa specialità e oggettivamente è quella che – assieme alle novità tecniche – porta con sé un bel po’ di argomenti su cui riflettere: parliamo della Cannondale Scalpel HT, la variante hard tail dell’omonima Scalpel “full” (si chiama semplicemente “Scalpel“) che la Casa americana aveva introdotto sul mercato circa un anno e mezzo prima.
La Scalpel HT è bici tutta nuova, è erede della precedente FS-I (e ancora prima della famosa Flash) se si considera il segmento “front” delle mtb Cannondale, dalle quali si stacca nettamente per quel che riguarda prima di tutto la concezione geometrica e non da ultimo per quel che riguarda il nome, che appunto va a capitalizzare il nome della Scalpel. Ma lo fa non solo come fosse semplice etichetta…
Come si inserisce in questo senso la nuova Scalpel HT? È appunto una hard tail progettata proprio per consegnare un mezzo più capace, e non è errato considerarla opzione in grado di fare concorrenza “in casa”, rubando spazio alla “sorella maggiore” full.
Doppio test con due modelli omologhi
Lungi da noi dal dover dare giudizi perentori o insindacabili sulla questione appena menzionata, ma quel che è certo è che abbiamo avuto l’occasione di provare entrambi i modelli, e averlo fatto con le due versioni omologhe in termini di allestimento: parliamo da una parte della Scalpel Hi-Mod 1 che avevamo presentato tecnicamente qui e di cui avevamo dato le nostre impressioni d’uso in questa occasione; dall’altra della nuova Scalpel HT nell’allestimento Carbon Hi-Mod 1 su cui abbiamo avuto il modo di pedalare per circa tre mesi (e una ventina di uscite).
Le impressioni di cui vi diremo metteranno a confronto i due modelli rispetto ai parametri della geometria, delle sospensioni, del peso, della componentistica utilizzata e non ultimo del prezzo; lo faremo però non prima di parlare sinteticamente delle caratteristiche salienti della nuova “HT“, che come la Scalpel è realizzata con lo stesso carbonio e con la medesima tecnologia Ballistec che Cannondale impiega sulla Scalpel.
Le bici per gli XC moderni
Affatto: la Scalpel HT nasce con l’obiettivo ambizioso di riconquistare spazio sui circuiti sempre più tecnici e “trickye” dei cross country moderni, che appunto per via di un coefficiente tecnico dei percorsi sempre più “hard”, sono diventati regno incontrastato delle full. Se, ad esempio, guardiamo alle gare di Coppa del Mondo della scorsa stagione, ci accorgiamo che i rider che hanno utilizzato bici front si contano sulle dita di una mano, e anzi si azzerano se si guarda al Cannondale Factory Racing, dove i rider hanno utilizzato unicamente la Scalpel, ovvero il modello full.
Scalpel HT, le caratteristiche in sintesi
La nuova front da XC di “C’dale” si ispira alla sorella maggiore full prima di tutto dal punto di vista geometrico: dimensioni e angoli dei tubi seguono quella “nuova scuola” cui prima di tutti la Scalpel si era già adeguata (e assieme a lei anche molte altre full da XC racing), che attraverso un reach più pronunciato, attraverso un angolo di sterzo più morbido, un tubo verticale più “diritto”, un’avancorsa più marcato e un attacco manubrio compatto mette in condizione la bici di essere più capace sui passaggi altamente tecnici dei circuiti odierni, sui rock garden e sui salti; e lo fa “invitando” il rider ad una posizione più centrale sul mezzo, meno arretrata di quello che succedeva sulle bici di precedente generazione.
Rispetto alla vecchia F-Si anche i volumi dei due triangoli sono cambiati, con uno sloping decisamente più marcato e soprattutto con un triangolo posteriore dal volume supercompatto, che connette i foderi obliqui al seat-tube molto più in basso rispetto a prima. L’obiettivo di tutto questo, naturalmente, è prima di tutto avere maggiore rigidità laterale su un mezzo che è espressamente destinato alla competizione. Sempre in questa ottica, inoltre, le tubazioni abbandonano quasi del tutto le sezioni tonde e trovano profili acuminati e spigolosi, soprattutto per quel che riguarda il tubo superiore e il carro.
Su quest’ultimo la nuova Scalpel HT mutua dai modelli road una tecnologia finalizzata a smorzare le vibrazioni, con una morfologia schiacciata degli elementi orizzontali che – in sinergia con il reggisella anche questo provvisore di tecnologia proprietaria Save – consente al frame-set di flettere verticalmente quando si transita sullo sconnesso.
A corredo della tecnologia utilizzata sul nuovo telaio c’è una forcella non nuova, ma comunque superapprezzata e collaudata: la Scalpel HT nella versione di alta gamma che abbiamo testato monta di serie la Lefty Ocho Carbon nella versione da 110 millimetri (estendibili a 120 senza perdere la garanzia), che in pratica è la medesima forcella utilizza di serie sulla versione “SE” della Scalpel, ovvero quella più votata all’enduro (mentre la Scalpel che abbiamo testato noi monta la Lefty Ocho Carbon da 100 mm.
Un confronto al top di gamma
La Scalpel HT testata di recente e la Scalpel provata lo scorso anno sono entrambi estratte dal vertice delle rispettive piattaforme; più precisamente le versioni sono identificate con la sigla Scalpel HT Hi-Mod1 e Scalpel Hi-Mod1, a ricordarci tra l’altro che entrambe utilizzano il carbonio e lo standard di costruzione del telaio più pregiati, di classe superiore a quello previsto sulle varianti codificate con la sigla “Carbon” (piccola precisazione: la Scalpel testata è la versione al top se si eccettua la “fuoriserie” chiamata Ultimate, che ha un allestimento “spaziale” – trasmissione wireless Sram XX1 e ruote in carbonio Enve M525 – e un prezzo decisamente “importante” di 12.499 euro).
La Scalpel d’altissima gamma con un costo più “ragionevole” è appunto la Hi Mod1, che costa 8.899 euro, rispetto ai 6.999 della Scalpel HT Hi Mod1 e che come questa utilizza un allestimento quasi identico, appunto al netto della sua essenza hard tail e non full.
Le ruote sono infatti in entrambi i casi le leggerissime e scattanti Hollowgram Knot 25 “gommate ” con coperture Schwalbe Racing Ray/Racing Ralph da 2.25″; la trasmissione è mista Shimano Xtr (cambio)/Shimano XT (pacco pignoni e catena), la guarnitura è la Hollowgram BB30 e il set di guida monta una curva in carbonio Cannondale 1 Flat Carbon unita a un attacco Cannondale 1 in alluminio.
Qualche differenza la troviamo invece sull’impianto frenante (che per la full è di classe Xtr mentre per la hard tail è un XT), e sul reggisella (che essendo alloggiato su un seat tube dal diametro differente è un Enve in carbonio da 31.6 mm sulla full ed è un Cannondale Save da 27.2 mm sulla hard tail).
Sella? In entrambi i casi una Prologo Dimension NDR, con Rail in titanio.
In pratica, i quasi duemila euro in più della Scalpel sono originati quasi interamente dalla essenza full di quest’ultima. Non è una differenza di poco conto, ma oggettivamente è lo scarto che oggi si può trovare anche in altri modelli omologhi di front/full da XC di altri produttori.
Peso: vince la full
Considerazioni importanti le possiamo fare se il prezzo lo consideriamo in rapporto al peso: attenzione, il rapporto peso/prezzo in genere non è il più importante dei parametri per formulare un giudizio su una mtb, ma vale molto di più se l’ambito è quello delle discipline veloci – XC e marathon. In questo senso la Scalpel ha oggettivamente qualche punto in più rispetto alla Scalpel HT: la taglia testata è stata in entrambi i casi una M e nel caso della full la bilancia ha fermato l’ago a 10 chili netti, mentre il peso è stato di 9,4 chili per la hard tail. Come dire, l’incidenza della tecnologia connessa alla sospensione posteriore “costa” solo sei etti.
Geometria, due stili affini
L’impostazione geometrica della rinnovata piattaforma Scalpel è di nuova concezione, e questo vale sia che si parli della full che della hard tail. Su quest’ultima l’adozione di un angolo di sterzo aperto è ancor più enfatizzato dalla Lefty in versione 110 millimetri, che porta a 66.5 l’angolo di sterzo di una taglia M (sono 68 i gradi sulla Scalpel in taglia M).
Ad essere molto marcato sulla “HT” è dunque anche l’avancorsa, che addirittura a arriva a 10.9 cm, mentre si attesta a 9 cm sulla Scalpel, che rappresenta comunque un valore pronunciato rispetto all’avancorsa delle bici da XC di qualche anno fa. Coerente con questa “nuova scuola” di intendere la geometria da XC è in entrambi i casi anche il reach del telaio, nella fattispecie più marcato sulla Scalpel (43.5 cm) rispetto alla “HT” (42.3 cm) e che in entrambi i casi suggerisce di utilizzare di serie un attacco manubrio molto compatto (da 80 millimetri in entrambi i casi).
Di conseguenza la guida che ti invitano a praticare mezzi del genere è molto simile: su bici come queste bisogna quasi dire addio ai fuorisella marcati, agli arretramenti del peso e alla posizioni “braccia lunghe e sedere indietro” che sono state pilastro dello stile XC fino a qualche anno fa. Utilizzare uno stile del genere su mezzi simili produce il rischio di perdere il controllo dell’avantreno, far slittare l’anteriore. Al contrario bici di questo tipo ti invitano – o forse ti obbligano – a una guida più aggressiva, più centrata, a “stare sulla bici”.
Con questa “nuova scuola” – e nella fattispecie con due bici geometricamente molto simili come la Scalpel e la Scalpel HT – la vecchia regola per cui “la mtb la devi lasciare andare dove vuole lei” vale molto meno, anzi può portare presto con il sedere a terra.
Posizione centrale, busto schiacciato e braccia aperte con braccia e avambracci a 90 gradi e quasi paralleli al terreno diventano invece quasi la regola stilistica su queste bici, che in questo modo percepirai subito “tuoi”, di poterli controllare e allo stesso tempo goderne in pieno tutte le loro grandi capacità.
Sempre rispetto alla geometria, la differenza di guida tra la Scalpel e la Scalpel HT che abbiamo provato noi è sottile, e se possibile nonostante la sua essenza hard tail la front ha ancor più un’impronta e un’indole votata all’enduro e alle grandi capacità In tutto questo, è ovvio, incide anche e soprattutto la forcella Lefty nella versione 110, lei che come abbiamo detto oltre ad avere 10 millimetri in più della Lefty da 100 mm apre ancora di più l’angolo di sterzo.
Sospensioni e sistemi di smorzamento dei colpi
Nel test della Scalpel avevamo elogiato il comportamento del carro pivotless di questa full, lei che è in grado di assicurare tutti i vantaggi di una vera biammortizzata, ma allo stesso tempo risparmiare un bel po’ di peso con il geniale quarto fulcro rappresentato dai foderi bassi flottanti attraverso la tecnologia Flex Pivot. È un sistema, questo che ripetiamo essere estremamente sensibile, progressivo e che produce benefici importanti anche in salita, sullo scassato, dove una soluzione del genere aumenta considerevolmente le capacità di trazione del mezzo.
Evidentemente la Scalpel HT ha una natura tutta diversa, la natura di una hard tail, che in quanto tale produce prestazioni diverse in discesa, ma anche sulle salite con fondo sconnesso, dove una “rigidina” come questa ti obbliga comunque a “lavorare” di più con bacino e braccia per assecondare la asperità del terreno.
In realtà, a tal proposito, va detto che la Scalpel HT trova un alleato nella tecnologia Save concentrata sui foderi bassi e sul reggisella. Si tratta di una forma e di spessori del carbonio disegnati per assicurare una flessione solo in senso verticale, quindi un assorbimento dei colpi. La tecnologia Save consegna nel complesso ben 30 millimetri di flessione verticale (mai laterale, che altri enti comprometterebbe la rigidità che anzi su questo telaio è granitica) e che effettivamente torna utile quando, da seduti, si transita sulle piccole sconnessioni o anche quando in salita si tratta di assorbire qualche ostacolo e garantire comunque alla copertura la trazione.
Quella Save è una ammortizzazione passiva, è ovvio, che entra in azione solo da seduti – non certo quando si è in piedi sui pedali – e non ha nulla a che vedere con la vera sospensione della Scalpel; è comunque una buona soluzione per ammorbidire una bici così “dura”.
Appunto, sempre a proposito di sospensioni va detto che i 110 millimetri della Lefty montata sulla Scalpel HT forse stridono un po’ con il carro, o meglio stridono un po’ se il confronto è quel con la soluzione più “equilibrata” dei 100 millimetri anteriori e posteriori della full.
Componenti: e se ci fosse un telescopico?
Alla luce di quanto detto appare logico che su entrambe le nuove Scalpel un reggisella telescopico di serie sarebbe gradito a molti – me compreso che le ho provate – quanto meno perché enfatizzerebbe ancor più il dichiarato risvolto “enduro” che hanno questi mezzi; e ancora perché, oggi, nel cross country olimpico l’utilizzo del “telescopico” è una costante per la maggioranza dei rider.
Sempre a proposito di componenti; abbiamo detto che le due versioni testate hanno un allestimento praticamente identico, comprese le ruote, le leggerissime Hollowgram Knot 25.
In realtà, parlando di queste ultime c’è una piccola ma importante differenza che va segnalata tra le due piattaforme: con la Scalpel HT Cannondale ha abbandonato l’architettura asimmetrica AI che caratterizza diversi modelli del marchio Usa (inclusa la Scalpel) e che sposta di 6 mm verso destra la linea di trasmissione (e assieme a questo il carro e i relativi componenti coinvolti) al fine di ottenere un carro più corto e reattivo e una migliore campanatura – e di conseguenza robustezza – della ruota. Con la Scalpel HT si torna invece all’architettura standard (come del resto suggerisce il carro 7 millimetri più lungo rispetto alla precedente F-SI): onestamente nella prova non abbiamo avuto il modo di percepire differenze di rigidità connesse a questa diversa configurazione e tantomeno una diversa reattività allo scatto che su una front e una full sono evidentemente di tipo diverso; quel che è certo è che l’abolizione del carro AI ha dei risvolti pratici, legati alla possibilità per chi lo volesse di montare ruote (ed anche guarnitura) differenti rispetto a quelle scelte di serie. E probabilmente questa è anche la ragione che ha spinto Cannondale a fare un passo indietro in merito.
Dedicate a chi?
In conclusione, a chi ci sentiamo di consigliare la Scalpel? A chi la Scalpel HT? La prima sicuramente è opzione perfetta per chi fa XC ad alto livello, chi ha necessità di una mtb da gara capace su qualsiasi tipo di percorso, sia quelli supertecnici che fanno al caso del cross country olimpico moderno, ma anche su quelli più scorrevoli, dove comunque una bici come la Scalpel ha dimostrato di saper tener testa alle hard tail più cattive. Appunto, che senso allora può avere una bici come la nuova Scalpel HT?
Saranno le prime gare di Coppa del Mondo in programma a primavera a dirci se i rider del team Cannondale decideranno di utilizzarla, o magari se lo faranno solo in occasione delle prove più “scorrevoli” (poche, a dire il vero… ). Ma, a parte questo, una front come la Scalpel HT è sicuramente la scelta adatta per i tantissimi biker amatoriali dei cross country locali o “regionali”, ovvero i circuiti con percorsi dal contenuto tecnico non elevatissimo. In questo senso la Scalpel HT è mezzo ancor più valente anche per le marathon, o in generale per le competizioni non a circuito che in quanto tali non hanno grosse difficoltà tecniche nei percorsi. Insomma, alla grande massa dei biker amatoriali questa ultima arrivata di casa C’dale si propone con la sua geometria e le sue soluzioni tecniche comunque in grado di affrontare qualsiasi percorso, con un prezzo che anche per la versione al top di gamma che abbiamo testo non è da capogiro e, perché no, con la sua essenza hard tail che oggettivamente implica meno complessità di una full in termini di cura e manutenzione.
Ulteriori informazioni: Cannondale
15 gen 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside