Si parla spesso di sicurezza nel ciclismo e anche nelle nostre pagine l’argomento è sempre molto vivo. La sicurezza del ciclista dipende da vari fattori, interni ed esterni. I primi riguardano le accortezze che possono essere messe in pratica dal ciclista stesso, i sistemi di protezione adottati, i secondi riguardano normative e infrastrutture all’interno del quale il ciclista pedala. Vi consigliamo, in proposito, di dare un’occhiata al nostro dossier dedicato proprio alla sicurezza.
>>> Dossier sicurezza in bicicletta
A proposito di sistemi di protezione del ciclista, il primo punto importante riguarda il casco. Occorre fare attenzione nella scelta e anche alle normative. Per questo segnaliamo un intervento da parte di CSI sulla normativa riguardante il casco.
CSI, società del gruppo IMQ, è uno degli organismi più autorevoli accreditati per la verifica della sicurezza dei caschi e la loro certificazione.
A vedere i rapporti Istat, in effetti, c’è da rabbrividire. È stato stimato che nel 2015 ci siano stati 45 incidenti al giorno che hanno coinvolto i ciclisti e un totale di 252 vittime: una ogni 35 ore. Davvero troppo.
Quello che i ciclisti si aspettano, ovviamente, sono gli interventi esterni: infrastrutture più accoglienti per le biciclette. In questo senso viene considerato anche il rispetto del codice della strada da parte degli automobilisti (cui si devono attenere anche i ciclisti, ovviamente, pedalando su un veicolo soggetto a normative e sanzioni).
CSI, però, ha analizzato la situazione dal punto di vista dei sistemi di sicurezza adottati dai ciclisti individuando in molti casi la causa di decessi nel mancato utilizzo del casco. A tal proposito segnaliamo l’intervento di Lorenzo Radice di CSI sull’importanza del casco e le normative di sicurezza che lo riguardano:
«Il rischio di farsi male in bicicletta non è presente solo a velocità elevate, come dimostrano purtroppo i numerosi incidenti urbani: ecco perché è consigliabile utilizzare il casco in ogni occasione, anche solo per muoversi in città – afferma Radice – Basti pensare che, anche cadendo da fermi, la testa potrebbe raggiungere una velocità di 18/20 km/h quando impatta con il suolo.
«Prima di poter essere commercializzati, i caschi devono essere sottoposti a numerosi test, secondo la norma EN 1078, per ottenere la marcatura CE. Tra le principali prove eseguite citiamo quelle di assorbimento urti (a una velocità di 5,42 m/s e 4,57 m/s,) utile a verificare che, in caso di impatto dovuto ad una caduta, l’energia che si sviluppa sia assorbita dal casco e non trasmessa alla testa dell’utilizzatore; quelle sul sistema di ritenuta (cinturino) come la prova di scalzamento e resistenza, atte a verificare che il casco venga mantenuto in posizione adeguata durante un incidente.
«Ora, grazie a un nuovo riconoscimento ottenuto, CSI è in grado di sottoporre i caschi a test aggiuntivi rispetto a quelli richiesti per la marcatura CE. L’obiettivo è quello di alzare l’asticella della sicurezza e contribuire all’innalzamento degli standard per i dispositivi di sicurezza personale» ha proseguito Radice.
L’esortazione, ora, è di seguire la nuova normativa più restrittiva proveniente dall’Olanda in fatto di certificazioni di sicurezza.
CSI è l’unico organismo e laboratorio di prova accreditato in Italia per rilasciare certificati secondo lo schema NCS 8776 basato sulla nuova norma olandese NTA 8776 destinata ai caschi per S-EPAC, ma applicabile anche a tutti i caschi per bici.
Lo schema NCS 8776 prevede requisiti di sicurezza più stringenti rispetto alla normativa tradizionale, in considerazione della sua finalità, ovvero l’utilizzo del casco su di una bicicletta a pedalata assistita che può raggiungere i 45 km orari (in alcuni Paesi, ndr).
Applicando gli stessi criteri di verifica ai caschi destinati alle biciclette tradizionali, si offre ai produttori l’opportunità di dare evidenza della conformità del proprio casco a requisiti di sicurezza maggiori, offrendo ai consumatori un ulteriore strumento di scelta e una ulteriore garanzia.
Attenti all’etichetta
Infine una delle sollecitazioni che ci sentiamo sempre di evidenziare è l’attenzione all’etichetta di quel che si acquista e che i caschi, in quanto dispositivi di sicurezza individuali, devono essere dotati per legge.
Ecco cosa deve riportare:
Marcatura CE (obbligatoria)
Marcatura EN-1078 (vivamente consigliata)
Norma Europea di riferimento – EN 1078: anno norma
Nome o logo del fabbricante
Nome del casco
Taglia casco in centimetri
Peso del casco in gr.
Anno e trimestre di fabbricazione
Ulteriori informazioni: www.csi-spa.com
Redazione Cyclinside
Non si parla mai della durata in termini di tempo del casco, così come della sua manutenzione (ho visto in un post di una squadra che i caschi dei pro vengono lavati in doccia….).
Sarebbe bello avere info in merito.
Grazie anticipatamente
È vero che non c’è obbligo di indossarlo, ma sarebbe vivamente consigliato farli. I caschi moderni, con un peso analogo a quello dei “danesi” di qualche anno fa, offrono un livello di sicurezza elevatissimo e non danno assolutamente fastidio (non capisco chi se li toglie in salita…). Io non posso farne a meno!