27 ago 2017 – Alcune Federazioni Nazionali – fra le quali quella Italiana – hanno investito moltissimo negli ultimi 10 anni nella pista. L’Australia prima e la Gran Bretagna più recentemente hanno gettato le loro basi per un livello più alto proprio nella pista. La Federazione Italiana non ha fatto eccezione, spendendo materiale, soldi e tempo nella preparazione degli atleti, ed i risultati stanno finalmente arrivando.
I risultati arrivano sia da parte maschile che femminile, ma è forse questo ultimo settore a dare più soddisfazione. Il ciclismo femminile è sempre visto un po’ dall’alto in basso, bistrattato, poco seguito. Invece le azzurrine pistard non solo stanno dimostrando di andare stra-forte, con addirittura un susseguirsi di Record Mondiali nell’inseguimento, ma soprattutto hanno un senso di squadra più alto. Non è la sola campionessa, il fenomeno, ad emergere. E’ tutta la squadra femminile, con una coordinazione fantastica. Ricordiamo che le donne Pro sono andate a Rio con un quartetto senza preparazione specifica e sono riuscite a tirare fuori una prestazione da brividi dal nulla. Per chi ha un pochino di esperienza di pista e sa quanto tempo ci vuole per preparare un quartetto competitivo, sa che si sta parlando di una impresa incredibile. Dobbiamo quindi ammettere che in questo momento le donne della pista stanno facendo un qualcosa che il ciclismo maschile dovrebbe cercare di imitare, perché queste azzurrine stanno facendo vedere di essere tecnicamente più avanti.
Alla massa viene sempre da obiettare che non ci sono abbastanza velodromi. Verissimo. Il problema è che la massa non si reca nei pochi velodromi esistenti. Se non c’è richiesta, inutile sviluppare nuove strutture. Questo in parte è dovuto anche a carenze organizzative. Non solo i velodromi in Italia sono pochi, ma spesso non hanno orari chiari, siti internet aggiornati. Insomma si sviluppano intorno ad un ciclismo di nicchia, quello giovanile, quello che ha un futuro. Quello che però non paga un biglietto di ingresso. E allora quello che io auspico da anni è che i velodromi assumano una gestione più imprenditoriale ed aprano agli amatori. Quelli che dovrebbero pagare un biglietto, il cui ricavato sarebbe utile per la manutenzione delle strutture, per la qualificazione dei tecnici, per l’aggiornamento dei materiali. Alcuni velodromi nel Nord lo fanno già, mentre sembra che al centro Italia sia ancora un’utopia. Eppure andate a Manchester in un qualsiasi giorno su settimana, e guardate quante centinaia di amatori girano nel velodromo, pagando il loro biglietto di ingresso per usufruire di una struttura bellissima, aggiornata, viva.
Stefano Boggia (www.daccordistore.it)