Avete presente quando un corridore scruta negli occhi gli avversari per capirne le condizioni? In genere è il momento che precede lo scatto di un campione. Lo abbiamo colto, quello sguardo, in un vecchio video dedicato a Eddy Merckx. Stanno per iniziare le classiche. Il video parla di Merckx e non solo delle classiche. Poi c’è quello sguardo che non lasciava scampo.
Per fortuna che il nostro Campione, Fausto Coppi non era un “cannibale”. E’ veramente un brutto nick name, molto brutto. Ed e’ pure una fola che la figlia di un suo amico di 11 anni fece un commento personale definendolo cosi’. Primo perche’ secondo me il padre della bimba (scontento di perdere sempre, non era un vero amico, ma un rivale sleale) l’aveva preparata e le aveva detto di dire proprio quella parola. Cosi’, detta dalla voce dell’innocenza sarebbe passata. Ma invece se fosse stato un padre accorto e avesse tenuto al corretto sviluppo psico-emotivo della figlia, se le avesse voluto bene, l’avrebbe corretta nel caso fosse stata farina del suo sacco ( non credo faccia parte del vocabolario spontaneo di una bambina, ma del babbo, come ho spiegato sopra) e le avrebbe insegnato che era una parola offensiva. In uno sport di uomini una cosa cosi’ scorretta l’hanno imputata a una giovane fanciulla, perche’ la misoginia del Patriarcato tende sempre a mettere in cattiva luce il femminile. Comunque questo termine era in auge, come complimento, nell’esercito fascista, per esprimere approvazione verso chi tra i soldati dimostrava piu’ attitudini di ferocia nelle guerre coloniali. I neo-fascisti non ce la fanno a perdere, sono scorretti, quindi almeno la soddisfazione di bollarlo con un nomigliolo repellente, facendolo passare per un complimento, se la sono tolta. Povero Eddie Merckx. Per fare un parallelismo col mitico Fausto Coppi, anche lui nelle prime gare si trovo’ a fare i conti con un fatale incidente sul percorso di gara. Lui ebbe un infortunio grave ma il motociclista che lo precedeva perse la vita. Fausto Coppi invece perse suo fratello, a cui era legatissimo e che era suo compagno di squadra, che mori’ in una gara. Forse il mito di Coppi crebbe proprio perche’ correva da quel momento in poi con la morte nel cuore e l’anti-eroe italiano e’ diventato un eroe romantico. Eddie Mercks invece, forse a causa di questo soprannome non trova posto in un orizzonte poetico del mondo del ciclismo. Ma si sa , a chi vince tutto, non si perdona niente. Non lo invidio. Il suo rivale invece, Felice Gimondi che ha vinto quanto un Campione normale, anche lui ha lasciato un’ impronta umana, signorile. Si e’ battuto onestamente e lealmente sentendo il privilegio di tenere testa al ciclista piu’ forte di tutti i tempi. Non so cosa avrebbe dovuto fare Eddie Merckx per essere anche amato e non solo invidiato, perdere apposta forse? Evitare di prendere pastiglie per non sentire la stanchezza? Accettare che Maertens abbia cercato di metterlo in difficolta’ per favorire la vittoria di Gimondi e che abbiano fatto un’alleanza di gruppo per avere una strategia vincente? Macche’, a sentire lui e’ ancora arrabbiato con Maertens. Invece avrebbe dovuto riderci sopra e dire, guarda come sono forte, si coalizzano per fare vincere Gimondi, l’eterno secondo. Se almeno si fosse fatto contagiare dall’Italia, se avesse cambiato paese e avesse tradito la Monarchia Belga, quella si’ espressione di vero cannibalismo coloniale, forse avrebbe acquistato almeno l’umanita’ del traditore. Ma se uno viene a vivere in Italia per il ciclismo e ne fa la sua Patria di elezione non e’ che doveva correre per l’Italia, rimaneva un corridore Belga. Ecco secondo me con tutte le sue vittorie Eddie Mercks non ha capito che la vita che gli si apriva era quella di un mondo e una cultura diversa da quella da cui proveniva. Ma lui non ha colto questa possibilita’ di diventare un po’ napoletano, perche’ purtroppo a Nord pensano di essere migliori di quelli che stanno a Sud. Cosa si e’ perso Mercks, avrebbe avuto una vita piena di coccole: Il cibo, il clima, il cappuccino e le migliori biciclette dell’epoca. Povero Merckx che non ce l’ha fatta a godersi la vita.